L’America latina al tempo di Donald Trump e di America First

Trump crea una sinergia con le nuove destre anti-integrazioniste.  Trump è alleato naturale di Macri, del golpista brasiliano Temer, non è particolarmente interessato al processo di pace con Cuba, né al completamento di quello colombiano sul quale tanto aveva investito il concerto latinoamericano. Continuerà a militarizzare il Centro America e non ci sarà verso di stabilire politiche di riduzione del danno rispetto al narcotraffico, mentre è senz’altro interessato a soffiare sul fuoco della crisi venezuelana.

L’analisi di Gennaro Carotenuto
Titolo originale: L’America latina e gli USA al tempo di Donald Trump e di America First
http://www.gennarocarotenuto.it/28157-lamerica-latina-gli-usa-al-tempo-donald-trump-america-first/
22 Gen 2017
162326dkzssu4669Che vuol dire per l’America latina quel mantra “America first”, declinato ossessivamente da Donald Trump? Il neo-isolazionista Trump, che non ammetterebbe mai che anche gli immigrati siano americani, vuole un muro che divida in due il Continente. In questi mesi ha ribaltato sistematicamente la realtà, rappresentando le relazioni continentali come sfavorevoli agli Stati Uniti, e ora dovrebbe fare, cominciando a ribaltare accordi iperfavorevoli a questi come il NAFTA e ribaltando le basi della stessa cosiddetta “Sicurezza nazionale”. Semplicemente non è credibile.

Risultati immagini per trump macri temerQuell’America First non vuol necessariamente dire che propaganda di Trump, la volgarità dello sciovinismo, l’aggressività razzista e la muscolarità del presunto protezionismo esibito si convertano in cambiamenti reali, in particolare in termini di politica industriale. Qualcosa di facciata sarà fatto, colpendo magari la giapponese Toyota e non le americane GM o Ford. Di sicuro, come un governo di miliardari e membri di cda di multinazionali si affretterà a testimoniare, non metterà in discussione la costituzione immateriale che considera l’apertura dei mercati latinoamericani, sia in entrata che in uscita (con quell’enorme differenza di valore aggregato della quale gli USA si beneficiano, beati loro), come una questione di “Sicurezza nazionale” per la quale se d’uopo schierare le cannoniere, come è più volte accaduto negli ultimi 120 anni.

La cosiddetta sicurezza degli Stati Uniti dipende – e continuerà a dipendere anche con Trump – dalla disponibilità di materie prime, rinnovabili e non, che provengono dal resto del Continente e dalla capacità di garantire la sicurezza degli investimenti in tutti i settori economici, a cominciare dai servizi e dai settori privatizzati in America latina negli ultimi cinquant’anni in America latina sotto l’imperio del Fondo Monetario Internazionale e del cosiddetto “Consenso di Washington”. Quella USA rispetto all’America latina, che Trump col suo discorso vittimista promette di ribaltare, è una posizione non solo vantaggiosa ma largamente dominante, che difficilmente può essere messa a repentaglio dall’idea di riportare assemblaggio e manifatture dal Messico all’Ohio solo per rimettere all’opera cinquantenni espulsi dal sistema produttivo non certo dal dumping dei colleghi latinoamericani. […]

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Pubblicato in Attualità, Internazionale

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