13 agosto. “Canto a Fidel”. Di Ernesto Che Guevara

Foto: Roberto Chile

È il 95° anniversario della nascita di Fidel e il suo ricordo sempre presente ci giunge con la stessa forza e freschezza di quel lontano 13 agosto 1926 quando pronunciò il suo primo grido venendo al mondo in un luogo chiamato Birán, che anni dopo, all’età di 80 anni, Fidel raccontò così: “Sono nato in una fattoria. Verso il centro nord dell’ex provincia dell’Oriente, non lontano dalla baia di Nipe, e vicino allo zuccherificio Marcané…”. “Dove vivevamo noi non c’era un villaggio, ma poche casupole. Era quello che si potrebbe definire un batey“. “La mia casa si è ispirata all’architettura della Galizia perché è stata costruita su palafitte”.

Canto a Fidel

di Ernesto Che Guevara, Messico, 1954

(traduzione: GFJ)

Andiamo,
ardente profeta delle aurore,
attraverso sentieri nascosti
per liberare il caimano verde che tanto ami.

Andiamo,
a riparare gli affronti con la fronte
colma di stelle ribelli di Martí,
giuriamo di trionfare o di andare incontro alla morte.

Quando risuonerà il primo colpo e tutta la giungla
si risveglierà in uno stupore candido,
lì, al tuo fianco, sereni combattenti,
tu ci avrai.

Quando la tua voce si diffonderà ai quattro venti
riforma agraria, giustizia, pane, libertà,
lì, al tuo fianco, con identici accenti,
tu ci avrai.

E quando giungerà alla fine del giorno
l’operazione risanatrice contro il tiranno,
lì, al tuo fianco, in attesa dell’ultima battaglia.
tu ci avrai.

Il giorno in cui la bestia selvaggia si leccherà il fianco ferito,
colpito dal dardo nazionalizzante,
lì, al tuo fianco, con un cuore altero,
tu ci avrai.

Non pensare che possano sminuire la nostra integrità
quelle pulci decorate, armate di doni;
Abbiamo chiesto un fucile, delle pallottole e un monte di pietra.
Niente di più.

E se durante il cammino ci ostacolerà il ferro,
chiederemo un sudario di lacrime cubane
per coprire le ossa dei guerriglieri
nel loro passaggio alla storia americana.
Niente di più.


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