Foto: José M. Correa
La commemorazione del 25 maggio, Giornata dell’Africa, non si limita a evidenziare un punto d’origine, ma un destino comune di Cuba e Africa e una speranza per tutti
Africa, origine e destinazione
Sradicati con la forza, sottomessi, in catene, sono arrivati nella nostra terra. Sangue, frusta e baracca nelle piantagioni, colpi rudi per costruire palazzi, disprezzo e sottomissione nelle faccende domestiche. Se la ricchezza materiale della colonia è stata possibile, lo si deve a loro. Se la nazione, nel suo processo di formazione e consolidamento, ha acquisito il volto in cui ci riconosciamo, lo dobbiamo a loro. Schiavi, maro’, liberti; in prima linea nelle battaglie di liberazione, capi, ufficiali e soldati, Maceo ed Esteban Montejo. Nella nascita della rumba e della musica da concerto, nella boscaglia, nei son e nei riti pubblici e segreti.
Un’origine condivisa con altre origini. Le parole di Nicolás Guillén, pronunciate all’inizio del 1931, colpiscono nel segno: “(…) l’iniezione africana in questa terra è così profonda, e così tante correnti capillari si incrociano e si intrecciano nella nostra ben irrigata idrografia sociale che sarebbe opera di un miniaturista svelarne i geroglifici. Le due razze dell’isola, distanti a perdita d’occhio, sono allungate su un gancio sottomarino, come quei ponti profondi che collegano segretamente due continenti. Per il momento, lo spirito di Cuba è meticcio. E dallo spirito alla pelle arriverà il colore definitivo. Un giorno diremo: colore cubano“.
25 maggio. Cuba celebra la Giornata dell'Africa
Come non restituire all’Africa quanto ci ha nutrito? Come non concepire un dialogo permanente, un’unità che dalla differenza e dalla diversità stringa legami reciproci e indistruttibili? Come non contribuire a sanare le ferite dello sfruttamento coloniale di un continente i cui antenati sono i nostri nonni?
Nella natura stessa della nostra storia risiede la vocazione internazionalista della Rivoluzione. Combattenti, medici, insegnanti, costruttori e tecnici hanno lasciato le loro impronte nella maggior parte dei Paesi africani nell’ultimo mezzo secolo. Le università e le scuole cubane sono state aperte ai fratelli e alle sorelle di quel continente.
Amilcar Cabral, uno dei principali pensatori anticoloniali africani, con Fidel Castro. (Foto: Invent the Future/africapedia.com)
Il 4 settembre 1998, a Città del Capo, Fidel ha espresso un sentimento profondamente sentito che non cesserà mai di essere una linea guida per il futuro: “Senza l’Africa, senza i suoi figli e le sue figlie, senza la sua cultura e i suoi costumi, Cuba non sarebbe ciò che è oggi. Il popolo cubano ha quindi un debito con l’Africa che è accresciuto dalla storia eroica che abbiamo condiviso”.
Per questo e per tanti altri motivi, la commemorazione tra noi del 25 maggio, Giornata dell’Africa, non si limita a sottolineare un punto di origine, ma un destino comune e tutta la speranza.