Blocco e migrazione: le questioni che Cuba avrebbe posto sul tavolo del Vertice delle Americhe

Mentre a Los Angeles, negli Stati Uniti, si sta svolgendo il 9° Vertice delle Americhe, dal quale sono stati esclusi Cuba, Nicaragua e Venezuela, Sputnik ha parlato con accademici e membri della società civile della più grande delle Antille di questa decisione unilaterale del governo statunitense, che hanno definito “ingiusta” e “un atto vergognoso”.

di Danay Galletti Hernández
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Traduzione: GFJ

Se Cuba avesse partecipato a questo incontro continentale, il primo argomento di analisi sarebbe stata la condanna e la richiesta di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario imposto dalla Casa Bianca più di sei decenni fa, ha dichiarato a Sputnik Leyder Ernesto Rodríguez Hernández, professore di Relazioni internazionali e dottore in Scienze storiche.
Il vicerettore della Ricerca e degli Studi post-laurea dell’Istituto Superiore di Relazioni Internazionali (ISRI) Raúl Roa García ha affermato che la misura unilaterale, definita genocida, coercitiva e criminale dalle autorità cubane e da una parte della comunità internazionale, colpisce i cittadini cubani che vivono dentro e fuori l’arcipelago.


Le ondate migratorie, di interesse regionale e globale, sono in alcuni casi stimolate da vari dettami ostili e di guerra economica assunti dalla Casa Bianca, con l’obiettivo di generare episodi di destabilizzazione e la caduta di governi progressisti e di sinistra, da loro etichettati come “dittature” o “violatori della democrazia”.

Ma vi sono anche cause storiche che derivano dal sottosviluppo e dalla povertà presenti in America Centrale e ad Haiti. Da un lato troviamo gli Stati Uniti, con il loro potere economico, e dall’altro le periferie dipendenti, una situazione che attualmente è esacerbata, tra gli altri fattori, dalla pandemia di COVID-19“, ha affermato.

La soluzione a questo fenomeno sociale, che anche Cuba sta pensando di affrontare, dovrebbe essere la cooperazione e, soprattutto, la partecipazione del Paese beneficiario, il suo contributo allo sviluppo e un serio investimento nella sanità, nell’istruzione e nelle infrastrutture nei territori poveri della regione, ha sostenuto l’analista.
Nel caso dell’isola, da anni il governo statunitense applica una strategia volta a favorire l’emigrazione irregolare – concede l’ingresso a chi arriva alle frontiere per queste vie e la possibilità di richiedere la residenza permanente -, a ostacolare i percorsi migratori legali e a mantenere il blocco.

Il conflitto in Ucraina sul tavolo di discussione?


Secondo Rodríguez Hernández, autore del libro “De Truman a Trump. Estados Unidos: militarismo sin fronteras“, se Cuba avesse partecipato al Vertice di Los Angeles, avrebbe ratificato la sua posizione in difesa dell’autodeterminazione, dei principi sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite, della collaborazione interregionale, del sostegno alle cause considerate giuste e contro l’aggressione al Nicaragua e al Venezuela.

L’accademico ha espresso il suo disaccordo con la decisione degli Stati Uniti di aggiungere voci nuove a sostegno dell’espansione della NATO in Europa e ha sottolineato che i Paesi esclusi dall’incontro di oggi avrebbero criticato fortemente questa posizione e avrebbero sostenuto l’integrazione come possibile via per lo sviluppo, “cosa che gli Stati Uniti non vogliono sentire“, ha affermato.

Il sostegno di Nicaragua, Venezuela e Cuba alla Russia non determina forse la loro esclusione da questi dibattiti, ma ha sì una certa influenza, ha sostenuto Rodríguez Hernández, perché in un certo senso Washington sta cercando di coinvolgere o compromettere gli altri Paesi ad assumere un ruolo nel conflitto, inviando armi e mercenari a Kiev.

La decisione di escludere queste nazioni dal Vertice, descritta dagli specialisti come un atto ostile e conflittuale, va contro la “Proclamazione dell’America Latina e dei Caraibi come zona di pace”, firmata nel gennaio 2014 all’Avana durante il Vertice della Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi (Celac), che sancisce il continente come zona di pace.
Gli Stati Uniti non hanno consultato nessun meccanismo latinoamericano durante la preparazione di questo Vertice, ha indicato il professore, ma solo l’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), in modo cospirativo, truccato, basato su condizionamenti, ricatti e pressioni; per questo l’attenzione sull’incontro si colloca su chi appare o non appare tra i partecipanti.

“El proceso sigue métodos similares a los empleados durante la Guerra Fría, la imposición, dominación, el rescate del panamericanismo y el monroísmo, si bien hoy EEUU no es la potencia hegemónica que fue en el siglo XX y existen otros protagonistas globales como China y Rusia. Sumado al rescate del rol histórico asumido por la OEA y su carácter injerencista y golpista“, añadió.

Il processo segue metodi simili a quelli utilizzati durante la Guerra Fredda, l’imposizione, il dominio, la salvagurdia del panamericanismo e del monroismo, anche se oggi gli Stati Uniti non sono la potenza egemone che erano nel XX secolo e ci sono altri attori globali come la Cina e la Russia. Oltre al tentativo di salvataggio del ruolo storico assunto dall’OSA e del suo carattere di interventista e conplottista“, ha aggiunto.

Un vertice senza l’America?


Distanza diplomatica, polemiche e inasprimento del conflitto sono alcune delle linee tracciate dalla precedente amministrazione di Donald Trump (2017-2021) nei suoi legami con Cuba e mantenute, senza grandi cambiamenti, sotto l’attuale presidenza di Joe Biden, che è stato sommerso di critiche per l’esclusione di L’Avana, Managua e Caracas.
In realtà, dieci giorni prima dell’inizio di questo incontro, Cuba ha ospitato una riunione delle nazioni appartenenti all’Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America-Accordo Commerciale dei Popoli (ALBA-TCP), i cui dibattiti hanno chiarito le difficoltà dell’area, a differenza di un vertice senza l’America e senza un’agenda definita per il dibattito.
Nel suo messaggio ai rappresentanti della società civile esclusi dal Vertice delle Americhe, l’8 giugno, il Presidente Miguel Díaz-Canel ha alluso all’assenza, ad esempio, di questioni fondamentali per la regione come la migrazione, il trasferimento di tecnologia e una maggiore connettività e accesso a Internet.

Pubblicato in Attualità, Blocco, Cuba, Internazionale

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