Contro tutti i blocchi, contro le guerre di aggressione. Guerra alla Siria. 20 fatti per demolire 10 anni di menzogne

Voluta da Washington, Londra, Parigi e Ankara, finanziata dai monarchi del Golfo, la guerra in Siria è una sanguinosa farsa. Provocata dall’appetito per il dominio imperialista, mobilitò una schiera fanatica nata da masse manipolabili, imbruttite fino all’ultimo grado dall’ideologia wahhabita

di Bruno Guigue

Fonte:
Traduzione di Alessandro Lattanzio

Deportazione illegale si siriani in Turchia

Già dieci anni di guerra in Siria e le sofferenze del popolo siriano continuano.
Dieci anni di guerra, e migliaia di vite che ha falciato, l’immensa devastazione che ha causato, sono i segni del martirio inflitto a un popolo che chiedeva solo di vivere in pace.
Gigantesco tributo reso a tale follia collettiva orchestrata dall’estero, che ha visto mercenari di 120 nazionalità accorrere nella Terra di Sham per fondare un nuovo “emirato”. Guerra spietata, dove lo Stato siriano minacciato di annientamento, combatté con le unghie e coi denti, difendendo l’integrità territoriale e la sovranità della nazione. Un confronto con molte facce, la guerra in Siria continua a presentare i suoi tristi record.
Bisogna essere ingenui per non vedere, dalla primavera 2011, la formidabile doppiezza dei governi occidentali che versano lacrime di coccodrillo sulle vittime dell’esercito siriano mentre assolvono le atrocità della ribellione armata. È anche difficile ignorare che i combattenti della nebulosa ribelle abbiano avuto massiccio sostegno finanziario dalle petromonarchie del Golfo. Ma se l’occidente ei suoi alleati regionali volevano dare battaglia a Damasco, non era per promuovere i diritti umani. Era per difendere interessi sonanti e traboccanti nel cuore di una regione cruciale per il futuro energetico del pianeta. Era anche, come scrisse Hilary Clinton in una famosa e-mail rivelata da Julian Assange, per garantire la sicurezza di Israele neutralizzando una delle ultime roccaforti del nazionalismo arabo. Perché la Siria è al centro di un’alleanza che riunisce le forze che si oppongono al dominio israelo-nordamericano nella regione. Rimane l’unico Stato arabo in piedi, che rifiuta di inchinarsi al potere occupante. È il fulcro di un arco della resistenza che va da Damasco a Teheran attraverso Hezbollah e movimenti palestinesi. La tragedia, ma anche l’orgoglio della Siria, è che è l’enfant terrible del nazionalismo arabo, l’ultima traccia di un’epoca in cui Nasser e il partito Baath ispiravano la lotta contro imperialismo e sionismo.

Il Popolo siriano ha sempre sostenuto il suo legittimo presidente Bashar Al Assad

Immaginando che ne avrebbero provocato la caduta con l’aiuto della “Primavera araba”, i capi occidentali ignorarono la legittimità di cui gode il governo siriano. Credevano che l’esercito regolare sarebbe crollato sotto l’effetto di diserzioni di massa che non ci furono mai. Accecati dalla loro lettura orientalista della società siriana, credevano che fosse dominata dalla minoranza alawita anche se i principali dirigenti di questo Stato laico, l’unico nel mondo arabo, sono sunniti. Fingevano di credere nella leggenda di un popolo eroico che si opponeva a un despota, mentre la legittimità del Presidente Assad era rafforzata, al contrario, dalla determinazione a combattere contro i nemici della Siria.

 Il presidente siriano Assad saluta la resistenza di Castro contro il blocco USA. Foto: Questa foto dell'agenzia nazionale siriana, Sana, scattata il 15 maggio 2001, mostra il presidente siriano Bashar al-Assad che saluta il suo omologo cubano Fidel Castro al suo arrivo a Damasco.(AFP / SANA / Handout)

I media occidentali puntarono le loro telecamere contro le folle barbute, facendole passare per rivolta popolare, ma nascosero le enormi manifestazioni a favore del governo e delle riforme, a Damasco, Aleppo e Tartus, tra giugno e novembre 2011. Tuttavia, lo fu abbastanza per analizzare tali eventi misurando il reale equilibrio di potere nel Paese. Ma la miopia volontaria dello sguardo occidentale sulla Siria infranse ogni limite. Desideroso di prendere il treno ad alta velocità della propaganda anti-Damasco, la minutaglia giornalistica si precipitò a capofitto sull’ultimo vagone. L’immaginazione propagandista mise a tacere il buon senso e le atrocità commesse dagli estremisti, nella primavera del 2011, non superano la rampa mediatica che separa le buone vittime e le cattive vittime.

Indice infallibile dell’importanza strategica per Washington e i suoi tirapiedi, la guerra in Siria scatenò una valanga di bugie senza precedenti. La grottesca favola degli attacchi chimici attribuiti all’esercito siriano merita una menzione speciale dalla giuria: sarà per sempre negli annali della disinformazione, accanto alla fiaschetta di Colin Powell e alle incubatrici Quwayt-City. Essendosi rapidamente dissipata la cortina fumogena della “opposizione siriana democratica”, fu necessario inventare una processione di orrori immaginari per ribaltare l’onere della prova. Per distogliere l’attenzione da tali tagliagole che venivano da ogni dove e da nessuna parte per sterminare gli eretici, iniziarono a denigrare lo Stato siriano. Incredibili accuse furono quindi mosse dal nulla, la cui efficacia solo la credulità dell”opinione occidentale intensamente ipnotizzata poteva garantire. Eppure bastava consultare i dati forniti da un’organizzazione vicina all’opposizione armata (OSDH) per vedere che metà delle vittime della guerra era delle forze di sicurezza siriane. Quale migliore smentita della favola del massacro del popolo inerme da parte di un esercito di aguzzini? Ma la narrativa dominante non prestò attenzione a queste sciocchezze e l’operazione di “cambio di regime” voluta da Washington facilmente adeguò a tali distorsioni la realtà. Ignorò ciò che videro gli osservatori della missione inviata dalla Lega Araba tra dicembre 2011 e gennaio 2012, ovvero la violenza scatenata da un’opposizione presentata in occidente come pacifica e tollerante, mentre era afflitta sin dall’inizio da ideologia takfirista, mafia e denaro saudita.

Voluta da Washington, Londra, Parigi e Ankara, finanziata dai monarchi del Golfo, la guerra in Siria è una sanguinosa farsa. Provocata dall’appetito per il dominio imperialista, mobilitò una schiera fanatica nata da masse manipolabili, imbruttite fino all’ultimo grado dall’ideologia wahhabita. Un vero vaso di Pandora, tale conflitto scatenò una serie impressionante di ignominie: capi occidentali che affermano di combattere i terroristi fornendogli armi in nome dei diritti umani; i cosiddetti Stati democratici che impongono l’embargo sulle medicine a popoli colpevoli di non combattere il proprio governo; famiglie reali assetate di sangue e dissolute che danno lezioni di democrazia mentre sponsorizzano il terrorismo; e per finire gli intellettuali francesi che esigono come imperativo morale il bombardamento di un Paese che non ha fatto loro niente. Con tali mercenari cretini giunti a devastare la culla della civiltà per un pugno di petrodollari, lo Stato siriano è però quasi giunto a farla finita. Ripristinando la sovranità nazionale sulla maggior parte del territorio abitato, questo coraggioso esercito di coscritti ha inflitto un affronto a tutti quelli che sognavano di sostituire la Siria con una costellazione di entità confessionali. Inesorabilmente calunniato dai propagandisti occidentali, questo esercito nazionale ha pagato un prezzo pesante per liberare il suolo patrio. I contraffattori dei diritti umani possono aver fabbricato “fatti” per denigrarli, sappiamo che i “ribelli moderati” cari all’occidente massacrarono famiglie dei funzionari baathisti, e che tali orrori furono imputati dalla stampa occidentale all’esercito regolare. E fu a costo di sforzi sovrumani che il popolo siriano, il suo Stato e il suo esercito scacciarono le milizie terroristiche nella sacca di Idlib che alla fine cadrà.

Vittoriosa sul piano militare, forte del sostegno popolare, la Siria sovrana ancora subisce gli orrori dell’embargo occidentale, sommati all’indomani della guerra e alla distruzione della solidarietà familiare e comunitaria martoriata da dieci anni di violenza continua. Quindi l’inesorabilità dei nemici della Siria non è solo criminale: è assurda. Dopo dieci anni di guerra, il Paese vede finalmente la fine del tunnel. Alcuni distretti di Damasco o Aleppo sono rinati, riacquistando lo stile di vita di un tempo. I russi sono stati fondamentali per la liberazione della Siria, ed è probabile che i cinesi giocheranno la loro parte nella sua ricostruzione. Washington, Londra, Parigi e Ankara hanno solo una cosa da fare: smettere di seccare. Lascino la presa e lascino in pace la Siria. Ma l’imperialismo non è abituato a mollare e la strada sarà senza dubbio lunga prima del ritorno della pace.


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