Dopo la resa degli ucronazi asserragliati sotto l’Azovstal, si è come arrivati a una svolta decisiva nella guerra e il morale di ciò che rimane dell’esercito dell’Ucraina è ormai in caduta libera: le rese e le diserzioni stanno aumentando in maniera esponenziale. E’ impossibile delineare una situazione generale perché si tratta di decine di report che parlano di 20 paracadutisti arresisi in un posto, di una trentina di soldati in un altro luogo, di un intero reparto altrove: in tutti i casi quelli che si arrendono dicono di voler continuare a vivere e non ci pensano nemmeno a crepare per odine di comandanti che spesso se la sono già svignata e che li hanno ingannati. Per non parlare della decisione di non combattere presa e comunicata sui media dal terzo battaglione della 115a brigata della difesa “Siamo semplicemente mandati a morte certa. Non c’è un comando di combattimento, non c’è un solo comandante di combattimento, non c’è rispetto per le persone”.
вита заверуха (Vita Zaverukha), l'attivista superstar neonazista ucraina

E questo rende ancora più grottesca, se possibile, la narrazione dei giornali italiani (svizzeri, europei…, ndr) il cui servilismo è ormai visibile come l’unto sulla carta che avvolge le focacce.

Insomma è come se la caduta della fortezza sotterranea dell’acciaierie sia stata una sorta di choc cognitivo anche per molti combattenti, condotti a pensare davvero in una vittoria di Kiev, che si sono resi conto di essere carne da cannone per un padrone lontano migliaia di chilometri da Kiev. Letteralmente perché le artiglierie russe colpiscono senza sosta e in molti punti le truppe d’assalto stanno sfondando le fortificazioni. Ora forse si potrà apprezzare di più la strategia russa che è stata quella di un intervento progressivo che non lascerà alle spalle molte persone in cerca di un revanscismo, ma ex soldati che hanno visto da vicino come sono andate le cose e l’inutile sacrificio a cui sono stati sottoposti per gli interessi altrui. E questo è un grande vantaggio per la “Novorussia” che si andrà a creare una volta finito il conflitto.

In ogni modo  in queste condizioni i miliardi che Biden ha stanziato per l’Ucraina, sottraendoli esplicitamente agli aiuti per le piccole imprese non serviranno a nulla, perché giungono troppo tardi, nel momento in cui l’ipnosi sta svanendo  e sono di fatto solo un regalo al complesso militar industriale statunitense, il che non farà risalire il gradimento di un  presidente che nemmeno si ricorda di esserlo.

 Certo, sono passati quasi 50 anni dacché l’esercito americano è stato cacciato dal Vietnam. Ma continua a uccidere ancora oggi. Secondo la Croce Rossa, 3-4 milioni di vietnamiti sono attualmente disabili o hanno gravi malattie legate all’Agente arancio.

Probabilmente pochi ricordano qualcosa della guerra del Vietnam e dunque non sanno che dopo l’uscita degli Usa dal conflitto, Washington riempì il regime di Saigon di tante armi che il suo esercito diventò in breve tempo il più rifornito del terzo al mondo. Ciononostante non resistette a lungo ai vietcong e alle truppe di Hanoi.

La stessa tattica di armare fino denti i governi fantoccio nella speranza che essi possano resistere alle forze interne ed esterne in virtù unicamente delle armi è stata usata in molte altre occasioni, compresi Irak e Afganistan, ma sempre senza successo.

L’Ucraina è un caso speciale della stessa logica solo trapiantata nel mondo occidentale e con un appoggio non tanto al governo fantoccio quanto ai talebani locali, ossia ai neonazisti che di fatto hanno tenuto incollato con il terrore un Paese composito e impoverito dalle “ricette” occidentali.  L’effetto finale però sarà il medesimo di sempre perché per quanto ampio possa essere l’aiuto militare,  la base di consenso, anche di quello opportunista  è sempre toppo piccola per rendere davvero efficace la quantità di armi  che vengono riversate : non è certo un  caso se con la resa a ciclo continuo del fanatici nascosti dentro i sotterranei delle acciaierie sono cominciati gli appelli alla pace, in particolare quello del segretario dell’Onu (e inserviente della Casa Bianca) il quale ora dice che la Russia deve  esportare il suo grano. Magari senza togliere le sanzioni? Magari gratuitamente?

Il giorno in cui ci sarà di nuovo un segretario dell’Onu, qualcuno che non sia una qualche nullità comprata ai mercatini terzomondisti da Washington, sarà davvero un bel giorno.  Ma ancora più importante è stata la richiesta fatta dal segretario alla difesa Usa, Lloyd J. Austin, al suo omologo russo Sergey Shoygu e la conversazione telefonica avvenuta l’altro ieri tra il generale dell’esercito Mark Milley, presidente dei capi di stato maggiore congiunti, e il generale Valery Gerasimov, capo di stato maggiore russo.

La Nato ha da poco scoperto di essersi disegnata nei decenni sulla base di conflitti altamente asimmetrici dove le truppe occidentali potevano godere di una totale superiorità e dove comunque dopo il primo impatto distruttivo lo scontro diventava guerriglia; ha insomma scoperto di non capire molto della guerra vera e nemmeno di quella ibrida condotta attraverso le minacce finanziarie, i furti e le sanzioni.

Secondo alcuni analisti  Mosca aveva compreso già da anni l’inevitabilità di questa situazione qualunque cosa avesse fatto , o meglio, non avesse fatto e ha costruito le sue contromisure che adesso si volgono contro l’occidente, E ora che tutto comincia a scricchiolare, che si è chiaramente all’inizio della fine di una guerra assurda e alla fine dell’inizio di un nuovo mondo multipolare, forse qualcuno comprenderà quale brutto affare sia entrare nella Nato.


Vedi anche su www.cuba-si.ch/it:

NO ALLA NATO IN SUDAMERICA!!!

LA GUERRA FASCISTA DELLA NATO. Di Fidel Castro.

24 Marzo: “Siamo contro la NATO”. Migliaia di persone marciano in Serbia per il 23esimo anniversario del bombardamento della Jugoslavia e per ricordare i 2.000 civili morti, tra cui 88 bambini, e 6.000 feriti.

L’UMANITÀ CONTRO LA NATO. Rifiutiamo l’espansionismo della NATO, il braccio militare dell’imperialismo