Foto: Estudios Revolución
Fonte:Traduzione: GFJ
19 dicembre 2020
Questa è la tua verità: Eusebio. La modestia ti ha fatto innamorare delle vite passate per non lesinare su tutto quello che potevi fare in questa. Avresti ceduto alla quiete e all’indifferenza se avessi potuto sentire la versione di queste strade che avevano appreso i tuoi passi? Sapevi bene che la città che si è impadronita delle tue passioni non te lo avrebbe mai perdonato e per ricambiare il suo amore ti sei unito ad essa.
Né la carta né la roccia possono vantarsi di contenere le tracce inanimate dell’opera che trascende i confini dell’atemporale per lasciare un’eredità di ricordi che rinverdiscono con il passare delle stagioni. Quando la siccità infuria, la memoria, la parola e l’azione sono le sorgenti a cui si può attingere nella ricerca instancabile dell’eterno. Non si riduce solo alla rassegnazione di vedere gli uomini passare costantemente da uno stato di esistenza all’altro, ma di imprimere con lo spirito un sigillo dove il nome diventa sinonimo di qualcosa di più grande della vita stessa.
Fotos: Heriberto González Brito/Cubaperiodistas.
Non si tratta di vanità che acceca l’anima e i sensi, né dell’omaggio per riempire i sterili libri. Quando un gigante parte per un luogo che va oltre la nostra comprensione, esso si pone anche come un faro morale per indicare le vie a coloro che gli succederanno nell’eredità della semina di meraviglie. Il miglior tributo è dato dalla gratitudine e dall’ispirazione che ci porta a raccogliere il guanto caduto e a riprodurlo in un domani. Allora non c’è bisogno di aspirare alle statue o al marmo, perché il monumento nutrirebbe costantemente le sue fondamenta dall’uomo in carne e ossa che continua ad irradiare luce nonostante l’incredulità della morte.
Riconoscerai anche che non tutto fu idilliaco. Come il buon Prometeo che tiene in mano la fiamma creativa, hai ricevuto la punizione equivalente alla tua audacia. Eppure non hai mai rinunciato ai tuoi piedi provati per essere liberato dalla sofferenza, anzi. Ti sei definito pazzo, e nella tua rabbia per raggiungere la bellezza che ti sfuggiva, hai deciso che c’era una sola vendetta possibile. Hai adottato l’Avana con i suoi disagi, i suoi limiti e la sua grandezza per essere il palcoscenico dove poter sognare ad occhi aperti a tua immagine e somiglianza. C’è stato chi ti ha chiamato Giuda o falso profeta, ma la tua illusione non è mai stata scalfitta da nient’altro che la somma e il riflesso di quella porzione di umanità che ama e crea.
Se L’Avana si sente incompleta ora è perché hai saputo riempirla con la cadenza del verbo o la chiaroveggenza delle tue visioni. Siccome tutto deve ritornare in questo momento, tu t’installi in altri corpi, altri nomi, altre dimensioni. Riposa in pace per ora, ma tieni presente che il tempo non si ferma e che la storia deve continuare.