Vi siete mai chiesto perché “Pepe” Mujica non è mai stato attaccato dai mainstream, a differenza di altri leader progressisti d’America latina?
Varie fonti
a cura di GFJ
"Maledetti coloro che con le parole difendono il Popolo, ma con i fatti lo tradiscono" Benito Juárez (1806-1872) , 26° Presidente del Messico, primo indigeno nella storia dell'intero continente ad aver mai ricoperto un ruolo simile
Ecco una possibile risposta:
Gli incontri tra Mujica e George Soros o David Rockefeller, i permessi di sfruttamento minerario concessi a grandi multinazionali, contratti firmati con loro alle spalle del popolo, leggi create “su misura” a vantaggio dei grandi capitali, l’istallazione di impianti di cellulosa (uno è il più grande al mondo), l’inquinamento delle acque e l’indifferenza e insensibilità, dimostrata in diverse occasioni, per quanto riguarda le indagini sui casi di violazione dei Diritti Umani da parte di militari e polizia e la ricerca di desaparecidos seppelliti in caserme militari, oscurano (e hanno oscurato) gradualmente l’immagine e la gestione del “presidente più povero del mondo”.
Foto storica: Hugo Chávez, Fidel Castro, Evo Morales e Rafael Correa. Per un vero rafforzamento dei vincoli di «unità, identità e maggior integrazione commerciale ed economica per lo sviluppo dei nostri popoli»
Mentre Fidel, Raúl, Díaz-Canel, Chávez, Maduro, Evo Morales, Correa, Daniel Ortega, Rafael Correa, Lula, Dilma Rousseff, Fernando Lugo, Manuel Zelaya, i Kirchner venivano (e vengono) vilipesi dai mainstream, “Pepe” Mujica viene innalzato a paladino della giustizia, dell’etica e della dignità. Ma cosa avrebbe fatto concretamente per il suo popolo?
Due giganti della storia
Fidel Castro è stato un gigante del Novecento, un simbolo del riscatto latinoamericano e dei popoli oppressi, un grande patriota, leader comunista, lucido nelle sue analisi fino alla fine. La trasformazione educativa che ha guidato è stata capace di convertire un popolo, dove erano comuni gli analfabeti totali e funzionali, in protagonista di imprese scientifiche, culturali e militari, che solo possono nascere da uno sviluppo di massa delle intelligenze che il capitalismo ha reso invisibile con l’esclusione classista di una repubblica idealizzata dai suoi nemici ma verificata, da lui e dai suoi compagni, nelle sue più dolorose iniquità.
Hugo Chavez un gigante immortalato nel corso della storia. Il leader socialista della Rivoluzione Bolivariana in Venezuela,è stato un convinto difensore dei diritti umani, che durante i suoi 14 anni di governo ha promosso la costruzione di consigli comunitari e movimenti sociali, riuscendo a penetrare nella coscienza di molti dei suoi seguaci.
Giganti. Maestri di coerenza, etica e spirito rivoluzionario vero. Assolti dalla storia
“Pepe” Mujica, il falso mito?
Rifiutare di vivere nel palazzo presidenziale, donare lo stipendio ai più poveri o vestire in modo semplice sarà pure un gesto di umiltà, ma è soltanto lo stile di vita di un presidente, che certamente può sembrare affascinante, ma una cosa è la facciata e un’altra la realtà interna del paese.
José Alberto Mujica Cordano (1935) è nato nel quartiere La Arena di Montevideo, Uruguay, il 20 maggio 1935. Figlio di Demetrio Mujica Cordano Terra e Lucy Terra, discendenti di una famiglia basca arrivata in Uruguay nel 1840. Ha frequentato le scuole elementari e medie del suo quartiere. Rimase orfano del padre quando era ancora giovane.
Nel 1956, Mujica iniziò la sua militanza politica nel Partito Nazionale, dove divenne segretario generale della gioventù. Nel 1967 si è unito al Movimento di liberazione nazionale, un gruppo di guerriglieri clandestini, i Tupamaros. Mujica ha partecipato a rapine, sequestri di persona e all’episodio noto come Tomada de Pando, quando i guerriglieri hanno invaso la città di Pando, occupando stazioni di polizia, banche, centrali telefoniche, ecc. Mujica è stato arrestata quattro volte, torturato e ha trascorso quasi 15 anni in carcere, dal 1972 al 1985, quando è stata decretata l’amnistia per i prigionieri politici e i detenuti comuni.
Nel 1971 fonda il Frente Amplio, l’organizzazione politica di sinistra che ha guidato il Paese. È diventato senatore quasi senza volerlo e poi si è ritrovato addirittura Presidente della Repubblica. Nessuna tentazione di “deriva antidemocratica”, nessuna revanche; Cuba, e i sogni di gioventù che ne erano intrisi, è ormai lontana.
Dopo diversi anni di apertura politica, insieme ad altri ex leader dei Tupamaros, Mujica ha creato il Movimento per la partecipazione popolare (MPP) all’interno del Frente Amplio. Nel 1994 è stato eletto deputato e nel 1999 è stato eletto senatore. Nelle elezioni del 2004 è stato il senatore eletto con il maggior numero di voti. Il 1° marzo 2005, il Presidente Tabaré Vázques lo ha nominato Ministro dell’allevamento, dell’agricoltura e della pesca. Nello stesso anno sposò la senatrice Lúcia Topolanski. Il 3 marzo 2008, Mujica è tornato al suo posto di senatore.
Il 28 giugno 2009, Mujica è stato eletto come unico candidato presidenziale del Frente Amplio, battendo i suoi concorrenti con il 52,02% dei voti. Vince le elezioni presidenziali e il 1° marzo 2010 presta giuramento nel Palazzo della Repubblica dell’Uruguay.
Il 1° marzo 2015, Mujica termina il suo quinquennio di presidenza dell’Uruguay. Il 20 maggio scorso ha compiuto 85 anni. Oggi è senatore
Il sistema di produzione dell’Uruguay non è cambiato durante la presidenza di Mujica. Mujica obbedisce ai dettami del FMI e della Banca Mondiale, a scapito dei lavoratori, che hanno visto, delusi, come la socialdemocrazia abbia preso il controllo e lasciato l’Uruguay dipendente dai capitali stranieri. In seguito, Mujica va all’estero con la sua immagine austera, il suo discorso grandiloquente e filosofico che piace e sorprende tutti ma, nonostante i risultati ottenuti, il governo si è venduto al capitalismo e alle grandi aziende, non rispettando il vecchio programma della Frente Amplio.
Frequentazioni pericolose
23 settembre 2013. José Mujica ha incontrato a New york il miliardario Georges Soros, fondatore della Fondazione Open Society, interessato al disegno di legge che regola il mercato della marijuana in Uruguay. Il presidente ha detto che Soros non conosce l'Uruguay ma che ha intenzione di venire.
Il Presidente José Mujica ha incontrato il 25 maggio 2014 l'uomo d'affari americano, banchiere, fondatore di Bildenberg e Trilaterale, David Rockefeller nella residenza di quest'ultimo a New York. Durante l'incontro si sono scambiati idee sul processo nazionale di regolamentazione del mercato dei consumatori e sulla commercializzazione della marijuana.
José Mujica, David Rockefeller e Sergio Serratto, uruguaiano, lavora come assistente del multimilionario. È stato lui a gestire l'incontro a cui vi ha partecipato
27.05.2015. Mujica e Almagro, Ministro degli Affari Esteri dell'Uruguay dal 2010 al 2015, facendo parte del governo presieduto da José Mujica. Oggi Almagro è Segretario Generale dell'Organizzazione degli Stati americani (OAS). "Sono sicuro che i principi e i valori con cui lavoriamo insieme sono ciò di cui l'OSA ha bisogno", affermò Mujica . "Durante il governo di Mujica, le relazioni con gli Stati Uniti avevano un'alta priorità. Con livelli di dialogo più alti mai esistiti prima", sostenne Almagro.
Quando José Mujica spiegò la felicità a Gabanelli e Saviano. Roma, 12 maggio 2018
FESTA NAZIONALE DE L’ UNITÀ, Ravenna, 31 agosto 2018 - José “PEPE” Mujica incanta il pubblico e infiamma i cuori, parlando di sobrietà e etica
Montevideo, 3 settembre 2010. José Mujica riceve il Premio Gerusalemme, assegnato dall'Organizzazione Sionista dell'Uruguay
Lucía Topolansky, moglie di José Mujica (seconda da destra), vicepresidente dell'Uruguay (13 settembre 2017 – 1º marzo 2020) e , durante la commemorazione del 79° anniversario della Notte dei Cristalli Rotti. Montevideo, 17 novembre 2017
Mujica. C’era una volta la solidarietà col Venezuela (e con Cuba)
Mujica e altri Frenteamplistas continuano a farneticare: "In Venezuela c'è una dittatura". 29/07/2019, https://insurgente.org/
È quasi impossibile essere più reazionari, poco solidali e poco cooperativi. Perché l’alto livello di resistenza che il signor Mujica ha raggiunto, così idolatrato dalle nauseanti “sinistre” di gran parte del mondo, è già irraggiungibile e insormontabile.
Pepe Mujica ha dimostrato troppe volte di non avere scrupoli nel travisare e nel mentire. Lo ha fatto su Cuba e, naturalmente, anche sul Venezuela. Questo signore ha presto dimenticato chi, quando il Frente Amplio è salito al potere, ha cercato di dargli una mano. Oggi, ha dato ancora una volta prova delle sue basse qualità umane.
Infatti, l’ex presidente uruguaiano, che era un alleato del Chavismo, si è distanziato dal presidente Nicolas Maduro.
“In Venezuela c’è una dittatura. È una dittatura, sì. Nella situazione attuale non c’è altro che una dittatura”, ha detto José Mujica in un’intervista a Radio Universal.
Ha anche insistito sul fatto che spetta ai venezuelani trovare una via d’uscita dalla “dittatura“. “Sono loro che devono risolverlo“, ha detto.
Il Frente Amplio, il partito politico di Mujica, ora al governo con Tabaré Vázquez – il predecessore e successore dell’ex guerrigliero Tupamaro – si è espresso nella stessa direzione.
“Il rapporto Bachelet è lapidario rispetto al Venezuela e riguarda una dittatura. Dobbiamo continuare a lavorare su una soluzione negoziata e che il centro siano i venezuelani”, ha scritto su Twitter il candidato presidenziale del Broad Front, Daniel Martínez.
Fonte: https://insurgente.org/
Data: 29/07/2019
Mujica: "Il problema non è Almagro, è il Venezuela". 19 maggio 2016
Il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha definito José Mujica "stupido" per aver detto che il Venezuela è una dittatura. Folha de São Paulo, 27.09.2019
Abbracci e strette di mano fatali per Mujica. La storia non lo assolverà
Luis Lacalle Pou, presidente attuale dell'Uruguay e José Mujica, oggi senatore
Abbraccio fatale. Soros: "Il governo di Mujica è un laboratorio sperimentale per il mondo".
Abbraccio fatale. Il magnate nordamericano Rockefeller in vacanza in Uruguay. L'uomo d'affari di 99 anni che ha incontrato Mujica nel 2013 è tornato in Uruguay dopo 20 anni. Trascorrerà qualche giorno assieme a José Mujica. 27 gennaio 2015
José Mujica abbraccia il pinochetista Sebastián Piñera
L'ex tupamaro Mujica abbraccia il gesuita Bergoglio
"Pepe" Mujica con il comico Beppe Grillo a Milano (30 agosto 2018). L’ex guerrigliero dei Tupamaros durante il suo tour in Italia fa tappa nel capoluogo lombardo, dopo essere stato alla Festa nazionale dell’Unità a Ravenna
Mujica, il falso mito, con il sionista Saviano. Roma 12 maggio 2018
Conclusione: in Uruguay è tornato il fascismo e il militarismo
Luis Lacalle Pou, destra liberista, presidente della Repubblica Orientale dell'Uruguay.
Una vittoria della destra che dimostra che certe realtà sono state (appositamente?) ignorate dai vertici nei quindici anni di ‘frenteamplismo’ e dobbiamo indicare come responsabili Tabaré Vázquez e José Mujica i cui discorsi sono stati, se si vuole, demagogici e privi degli impegni promessi nelle campagne elettorali.
Una divisione che ci fa pensare che in realtà proprio dalla stessa sinistra (salvo alcuni successi nella sua amministrazione), si è “lavorato” e “incentivato” uno schema di governo, di misure e di rapporti che con il tempo hanno favorito l’opposizione. L’opposizione formata da partiti tradizionali – blanco e colorado – da gruppi di centro destra (di idee e parametri per di più opposti ai settori popolari e alle necessità dei più vulnerabili in una società capitalista e consumistica).
Una vittoria che ci mostra che la metà di questo paese ha scelto di dare il proprio voto al fascismo e al militarismo, senza considerare che ciò significa tradire non solo chi ha affrontato la dittatura, gli autoritarismi e gli abusi in tempo di democrazia, ma anche chi nei tre periodi della “sinistra uruguaiana” ha denunciato la corruzione nel governo, la complicità e i patti con i militari nei giorni del MLN (Movimento di Liberazione Nazionale), le repressioni contro studenti e giovani dei quartieri poveri, la criminalizzazione delle proteste sociali, gli interventi delle autorità del governo al fine di ostacolare le indagini sulle violazione dei Diritti Umani (ricordiamo il trasferimento del giudice Motta, la ferrea difesa dei militari per bocca dell’ex tupamaro Huidobro come Ministro della Difesa che osò inoltre offendere le organizzazioni patrocinatrici di Diritti Umani), i commenti non etici di José Mujica riferiti a gruppi ambientalisti, le immorali e illecite concessioni alle multinazionali per l’avvio di imprese come miniere a cielo aperto e UPM senza rispettare la sovranità, le operazioni di narcotraffico in territorio nazionale con la presenza di mafie messicane e italiane (Rocco Morabito, esponente della ‘Ndrangheta) e i pochi ritrovamenti di resti umani di detenuti desaparecido (cinque in tutto, oltre il caso dell’attivista il cui corpo fu buttato al rio Negro) sepolti in strutture militari.
Dare il voto al fascismo mascherato da splendente democrazia è imperdonabile, un atto codardo e traditore. Che ci porta sconforto e tanta rabbia, soprattutto perché dietro quei voti ci sono vite falciate dalla dittatura, dimenticate, calpestate e relegate nell’oblio della memoria cittadina, da un popolo che si reputa democratico e che si crede civilizzato, ma che in realtà non lo è.
Imperdonabile. Imperdonabile Mujica. La storia non lo assolverà.