Fidel e Compay Segundo. Foto: EFE
Fidel ai musicisti: perché le differenze scompaiano e tutti siano, prima di tutto, autori cubani
Fonti: e Fidel Soldado de las Ideas
Traduzione e aggiunte: GFJ
Fidel insieme al capitano Nuñez Jiménez, ascoltano i carbonai che animano la cena della vigilia di Natale nella Ciénaga de Zapata. Foto: Quotidiano Granma
Per rendere un meritato omaggio ai nostri cantanti e per ricordare che Cuba è ed è sempre stata musica, Cubadebate e il sito Fidel Soldado de las Ideas offrono un frammento di un discorso tenuto da Fidel 59 anni fa ai cantanti popolari.7 Per leggere il testo completo, che parla anche di patria potestà e delle aggressioni statunitensi contro Cuba, cliccare qui.
Fidel insieme a Sindo Garay, rinomato musicista della trova cubana tradizionale. Foto: Liborio Noval.
Discorso pronunciato da Fidel Castro alla cerimonia di premiazione dei vincitori del Concorso di canzoni popolari ispirate alla Rivoluzione, nel teatro “García Lorca”, il 19 settembre 1961.
Compagni e compagne dell’Istituto Cubano degli Autori Musicali;
Compagne e Compagni rivoluzionari:
Oggi abbiamo l’opportunità di rendere un meritato omaggio ai nostri autori musicali. Questo è il secondo incontro nazionale che abbiamo avuto con un gruppo di artisti. I criteri della leadership rivoluzionaria sui problemi dell’arte sono stati esposti attraverso questi eventi.
L’Istituto Cubano degli Autori Musicali è stato soprattutto una giusta e profonda rivendicazione per questo settore del nostro Paese. È stato creato per vari scopi, ma tra gli altri, per liberare gli autori musicali dallo sfruttamento.
La Rivoluzione è la liberazione dell’uomo dallo sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo!
E qui nella nostra patria, dove tanti cubani sono stati sfruttati, anche gli autori musicali sono stati sfruttati in modo ignominioso. Molti parassiti hanno vissuto dell’intelligenza e dello spirito creativo dei nostri autori musicali. E i nostri autori musicali, alcuni dei quali avevano raggiunto un prestigio internazionale e i cui nomi facevano il giro del mondo, vivevano nel nostro Paese in condizioni poco più che di indigenza. Le loro opere sono state prodotte, rappresentate a Cuba e fuori Cuba, e non hanno ricevuto quasi nulla dei frutti del loro lavoro. Pertanto, la cosa più urgente era garantire il diritto di ogni autore a ricevere i frutti del proprio lavoro.
Innanzitutto, questo sfruttamento deve scomparire proprio nel Paese in cui questi diritti sono stati violati; allo stesso tempo, agli autori cubani deve essere garantita la riscossione dei loro diritti in termini di diffusione internazionale delle loro opere.
È chiaro che i nemici della Rivoluzione, il grande nemico della Rivoluzione, l’imperialismo yankee, cerca di danneggiare anche questo settore del nostro popolo e crea difficoltà alle misure e alle intenzioni volte a garantire i loro diritti.
Per quanto riguarda questo aspetto, quello economico, degli obiettivi dell’Istituto Cubano degli Autori Musicali, questo obiettivo è stato pienamente raggiunto. E siamo consapevoli dei successi ottenuti dai compagni che gestiscono questa istituzione a favore delle richieste degli autori.
VIDEO: Inno del 26 Luglio
Uno dei nostri compagni, autore dell’inno del 26 luglio, che così spesso venne interpretato, un giorno fu piacevolmente sorpreso nell’apprendere che aveva diritto a una certa rendita in quanto autore dell’inno del 26.
L’amato compagno della nostra Rivoluzione, il compagno Comandante Juan Almeida, le cui doti di compositore o autore musicale ha sempre taciuto, le abbiamo scoperte dopo il trionfo della Rivoluzione…. E mi risulta che anche il compagno Almeida contribuisca alla riforma agraria con una certa parte dei proventi delle sue opere musicali, e mi è stato riferito che ne ha scritte almeno altre otto o dieci!
Juan Almeida e Fidel
E con mia grande sorpresa, mi hanno parlato di un disco in cui, si dice, ci sono alcuni pensieri della Rivoluzione, e anche me mi hanno anche trasformato in un mezzo autore musicale! Perché qualcuno mi ha chiesto: “Hai composto qualche canzone ultimamente?” No. Non sapevo nulla. E si scoprì che si trattava di alcuni pensieri tratti da un discorso, o qualcosa di rivoluzionario, che era stato inserito in un disco.
Grazie a tutte queste cose, a questi riferimenti, siamo venuti a conoscenza dello sforzo che l’istituto ha fatto per migliorare le condizioni di vita degli autori. E l’Istituto intende proseguire in questo sforzo, così giusto e necessario. Perché è ancora difficile spiegare come nel nostro Paese ci siano stati tanti bravi autori che sono stati pagati così male.
Ciò significa che questo è l’unico scopo dell’Istituto? No. Abbiamo alcune idee, discusse con i nostri colleghi che hanno a che fare con questi problemi di arte e cultura, e c’è un punto su cui vogliamo insistere qui oggi – oggi abbiamo bisogno di tempo, perché con il vostro permesso affronteremo anche altre questioni di interesse nazionale. Ma c’è qualcosa che noi in questo incontro, in questo bellissimo evento di stasera, dobbiamo proporre. Si riferisce a una circostanza che interessa voi e la Rivoluzione.
L’Istituto conta attualmente circa 700 membri. C’è stata un po’ di divergenza, c’è stata un po’ di divisione – e qui dobbiamo essere sinceri – tra gli autori popolari e gli autori sinfonici. La maggior parte di questi autori sono popolari, la maggior parte sono autori popolari.
Da cosa può derivare questa piccola divisione? Può darsi che ci siano colpe da entrambe le parti, può darsi che in parte gli autori della cosiddetta musica sinfonica, della musica classica, a volte guardino con un po’ di disprezzo il lavoro degli autori popolari. Ma a volte capita anche che i compositori popolari guardino con pregiudizio agli altri compositori. Ed è come conseguenza di questi pregiudizi che si crea una certa divisione che, in realtà, deve scomparire. Perché?
Come si può concepire questa divisione tra artisti? Dobbiamo lottare affinché queste differenze scompaiano, dobbiamo lottare affinché tutti gli autori siano soprattutto questo, tutti, senza differenze di alcun tipo, autori musicali cubani. Ed entrambi devono fare la loro parte.
Per coloro che non sono ben informati su questi argomenti, vale la pena di spiegare cosa è stato fino ad oggi un autore musicale popolare, cioè per il popolo. Si tratta di un cubano venuto al mondo con la vocazione di artista, che non ha avuto la possibilità di andare a scuola. Prima di diventare comandante, Almeida faceva il muratore, lavorava nei cantieri; Almeida non aveva la possibilità di frequentare nessuna scuola, Almeida non aveva la possibilità di frequentare nessuna accademia, ma aveva un’ispirazione musicale, e un giorno – non so quale giorno sia stato, probabilmente scriveva molto in altri tempi, perché faceva un lavoro duro, non c’erano strutture – ha iniziato a scrivere e a creare una canzone popolare.
Ma Almeida, quando concepisce una canzone, deve cercare un musicista che la scriva per lui. E ciò che accade con il compagno Almeida accade con la maggior parte degli autori popolari. Credo che questo sia il punto più difficile della mia dissertazione di stasera.
Quindi cosa succede? Che compositori magnifici e altamente ispirati non possono scrivere la musica che concepiscono. E questo è un problema serio, non il problema in sé; il problema è che ci sono molti autori che dicono – e lo dice lo stesso Almeida – che se iniziano a studiare musica, la loro musa muore.
Ci sono vecchi autori musicali che hanno passato tutta la vita a scrivere, che hanno prestigio e fama, e dicono che come faranno ora a iniziare a studiare la musica, quella musica di do, re, mi, fa, sol, la, si, e tutto il resto; che non c’è più nessuno che li faccia studiare la musica.
Ora, di fronte a questa situazione, abbiamo due alternative: una è quella di arrenderci e dire: lasciamo che continuino a essere autori musicali per tutta la vita e non studino nemmeno una nota di musica, oppure possiamo fare uno sforzo per far sì che gli autori musicali studino.
C’è una cosa: siamo assolutamente certi, nonostante quello che dice il compagno Almeida, che se avessero avuto l’opportunità di studiare musica, avrebbero studiato musica, avrebbero imparato la musica e sarebbero stati in grado di scrivere la loro musica.
Ma ora vogliamo porvi una domanda: nel mezzo del processo della Rivoluzione, con lo sforzo che la Rivoluzione sta facendo per educare il popolo, con lo sforzo che la Rivoluzione sta facendo per migliorare il popolo, con lo sforzo che la Rivoluzione sta facendo per raggiungere gli obiettivi più ambiziosi nella vita culturale del nostro Paese, la nostra posizione, quella dei leader della Rivoluzione, deve essere una posizione di lotta per gli autori per migliorare se stessi.
In altre parole, cosa vogliamo? Vogliamo che gli autori popolari studino. Non so se qualche autore di musica si arrabbierà con noi perché vogliamo farli studiare. Questo non significa che dobbiamo obbligare qualcuno a studiare; nemmeno nell’alfabetizzazione abbiamo obbligato a studiare. Ci sono persone che dicono: mi arrendo, quando tutti hanno tentato di convincerli. Bisogna cercare di convincere gli autori a studiare.
Inoltre, non basta convincerli, dobbiamo dare loro le strutture per studiare; ma dobbiamo anche escogitare metodi adeguati per farli studiare.
E, per il momento, quanto segue: abbiamo già tutti gli autori all’istituto, giusto? Perché? Come? Ah, tu? Tu? Non sei dell’istituto? Ma ti pagano, ti pagano. Ma fammi vedere chi è, ragazzo! Ah, come ti chiami?… Zoila scriverà il tuo nome e ti convocherà all’istituto perché tu possa spiegare il tuo caso.
Beh, significa che, ad eccezione di questo collega, gli autori sono nell’istituto – iscrivetevi presto! – perché stavo per proporre una cosa, e cioè di chiudere il circuito. Perché? Stabilire una condizione per l’adesione all’istituto. Cosa ne pensate? La condizione che i nuovi entrati nell’istituto, i nuovi iscritti, debbano conoscere la musica. Cosa ne pensate?
In altre parole, la Rivoluzione ha trovato un gran numero di autori popolari; ha organizzato l’istituto, ha iniziato la lotta per ottenere richieste economiche, ha lottato per difendere i diritti di tutti questi autori. Cioè, la Rivoluzione ha incontrato quegli autori, la stragrande maggioranza dei quali proveniva da famiglie povere, che non avevano la possibilità di andare a scuola o di avere un insegnante di musica per sé.
È arrivata la Rivoluzione, tutti si sono iscritti all’Istituto, hanno i loro diritti riconosciuti dall’Istituto, l’Istituto si batte per loro. Ma ora non è più come prima; ora c’è l’opportunità di studiare per tutti, ora le circostanze non sono le stesse, quindi dobbiamo stabilire un requisito per entrare nell’Istituto degli Autori Popolari d’ora in poi – ed è per questo che vi dicevo di affrettarvi a entrare -.
Non credete che questo corrisponda al principio educativo della Rivoluzione? Siamo d’accordo? Alzi la mano chi è d’accordo. E alzi la mano chi non è d’accordo… no, davvero, se qualcuno ha delle obiezioni, possiamo discuterne qui.
Bene.
VIDEO: Carlos Puebla – Y en eso llegó Fidel
Dimmi, dimmi. Ti dico, ti dico… No, no, non tu, ragazzo, mi riferisco a quelli nuovi. Ma se hai già circa 100 opere… No, no; non è questo il senso della nostra proposta. Il senso di ciò che proponiamo si riferisce ai nuovi arrivati; ma, in realtà, in alcuni casi, guarda, come il caso di quel collega che si trovava fuori… No, no, non è il caso come il tuo… Se sei fuori, allora presenta una lettera in cui rivendichi i tuoi diritti di appartenenza all’istituto. Vedrai che otterrai giustizia.
Bene, questo è chiaro, questo è chiaro come una misura… Che cosa vogliamo? Ah, che la musica sia studiata, che tutti coloro che hanno una vocazione studino. Pertanto, il governo ha l’obbligo di facilitare tutte le opportunità di studio della musica, in modo che chiunque abbia una vocazione possa studiare.
Quindi, con questo requisito, contribuiremo al miglioramento. Ma allo stesso tempo, è nostro interesse che gli altri studino, quelli che già frequentano la scuola superiore.
Naturalmente, in questo caso, non possiamo imporre tali requisiti. Ma noi vi proponiamo, vi proponiamo… Sì, certo, che parliate. Io credo di sì, penso che se lo volete, potreste dare una magnifica lezione a tutto il popolo. Io credo che si possa imparare. Inoltre, è così che si insegna al popolo.
Come? Quelli nuovi, sì, ma anche quelli vecchi. Perché non dovrebbero imparare? Penso di sì, ma questo non significa che debbano essere obbligati a imparare la musica.
Sì, perché ci sono molti mezzi per raggiungere un determinato obiettivo. Credo che si possano istituire una serie di premi e una serie di incentivi per chi vuole studiare. Se c’è qualcuno che non vuole studiare affatto, beh, allora che non studi. Questo significa che saranno privati di qualsiasi diritto? No, non saranno privati di alcun diritto. A cosa servirebbe? Chi si è impegnato viene premiato, viene incoraggiato, questo è ciò che vogliamo.
Certo che lo è, ed era proprio una delle idee che stavamo pensando di proporre qui. È proprio a questo scopo che tutti i compagni che hanno avuto l’opportunità di studiare dovrebbero sforzarsi di insegnare agli altri. Ma anche il Consiglio della cultura si sta muovendo in tal senso e un gruppo di compagni è stato messo al lavoro per elaborare un metodo speciale per lo studio della musica.
Non il metodo classico, ma un metodo facile e semplice che faciliti l’apprendimento a chi vuole studiare musica, e allo stesso tempo la mobilitazione del maggior numero possibile di insegnanti nelle scuole che faciliti attraverso l’istituto chi vuole studiare.
Deve essere su quella base, una base spontanea, una base volontaria, una base di persuasione. Vedremo se riusciremo a convincere il compagno Almeida a studiare musica, e state certi che Almeida sarà uno dei meno propensi a voler studiare musica, perché se già comincia a dire che crede che la sua ispirazione muore nel momento in cui inizia a studiare musica, dovremo svolgere l’arduo compito di convincere il compagno Almeida. Ci sono altre cose più difficili da imparare, e si imparano.
Questo è uno dei punti che ci porteremo via da questo incontro, da questo evento, e contiamo sui vostri sforzi, ma qui, in modo rivoluzionario, senza pregiudizi di alcun tipo, perché avete l’obbligo, quelli di voi che sono nati con un dono naturale, di sviluppare quel dono. Ognuno ha l’obbligo di fare del proprio meglio e sono sicuro che questo sforzo vi renderà artisti ancora migliori, ne siamo certi.
Foto storiche
Fidel saluta il musicista e attore statunitense Harry Belafonte durante la sua visita all'Avana. Foto: Estudios Revolución
Fidel partecipa all'omaggio reso dal Ministero della Cultura alla Casa de las Américas ai trovatori Silvio Rodríguez e Pablo Milanés. Foto: Estudios Revolución
Fidel saluta Silvio Rodríguez e Amaury Pérez durante l'incontro con i combattenti rivoluzionari, i dirigenti del PCC, della UJC e delle organizzazioni di massa, noti intellettuali e artisti, giornalisti della Tavola Rotonda. Foto: Estudios Revolución
Fidel all'inaugurazione del centro con le esibizioni dei trovatori Eduardo Sosa e Pepe Ordaz. Foto: Estudios Revolución