I BRICS oltre il dollaro

Mentre gli USA promuovono organizzazioni internazionali, private e teoricamente indipendenti (FMI e Banca Mondiale); i BRICS creano enti analoghi (non privati), ma sotto il diretto controllo dei governi, e sulla base di non ingerenza nei fatti interni dei paesi coinvolti in progetti economici, di sviluppo o prestito.

di Gabriele Germani
Fonte: https://www.ancorafischiailvento.org/
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Nella foto (da sinistra a destra) i rappresentanti dei paesi membri dei BRICS: Russia, India, Brasile, Cina e Sudafrica

Ci sono molte ragioni che spingono i BRICS a guardare oltre il primato del dollaro:

1- Questo ne limita la sovranità monetaria (e quindi politica). Se uno Stato ha bisogno di finanziamenti esteri (prestiti), ad esempio, deve accettare le condizioni imposte da prestatori/investitori (di solito occidentali) in dollari, il che limita molto la possibilità di decidere sulla propria politica economica

2- Ha un impatto negativo sul commercio. I BRICS sono costretti a convertire le loro valute in dollari per poter commerciare con l’estero, il che comporta un costo aggiuntivo per le aziende, quindi, ne riduce la competitività. Per questo motivo, la scelta di non usare il dollaro per gli scambi tra membri o quella dell’Arabia Saudita di aprire al commercio del petrolio in yuan, hanno un peso epocale.

3- L’instabilità degli Stati Uniti può avere un impatto significativo sugli Stati esposti alle fluttuazioni del dollaro. Questo è un limite alla sovranità, lega questi Stati a un paese egemone declinante e espone a forti fluttuazioni non prevedibili (anzi gestite in modo ostile agli emergenti).

La proposta di creare una valuta internazionale per gli scambi (non nuova) o di agganciare il valore delle proprie valute all’oro (come fatto dalla Russia col rublo nel 2022), sono possibili soluzioni, ma il percorso è già in moto con la decisione di procedere a scambi e prestiti in valuta propria tra membri

Così, mentre gli USA mandano avanti organizzazioni internazionali private e  teoricamente indipendenti (Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale); i BRICS creano enti analoghi, ma sotto il diretto controllo dei governi (l’ex premier brasiliana, Dilma Rousseff sarà il prossimo presidente Nuova Banca di Sviluppo del gruppo).

Le linee di faglia sembrano essere queste:

I paesi BRICS vogliono un nuovo ordine monetario.

L’intervento e il ruolo dello Stato -non solo politiche sociali o programmazione- ma anche controllo diretto degli organi multilaterali preposti (per intenderci, non esiste una struttura dei BRICS che faccia sentire la propria voce indipendentemente dagli Stati membri, non esiste l’equivalente di una NATO o UE).

La non ingerenza nei fatti interni dei paesi coinvolti in progetti economici, di sviluppo o prestito. Il governo di Trinidad e Tobago ha potuto scegliere tra un prestito del FMI e uno cinese e ha preferito il secondo, che aveva un tasso vantaggioso e non chiedeva “riforme” (quella che di solito chiamiamo “macelleria sociale”).

Si chiedeva invece di spendere una parte del prestito in acquisto di macchinari agricoli e medicinali cinesi, tutto materiale che ovviamente la popolazione e il governo di Trinidad e Tobago hanno potuto utilizzare per migliorare la resa agricola o curarsi.


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