I garanti del riscatto. Di Arnaldo Alberti

Non è una occupazione quella della striscia di Gaza e della Palestina,
è una riduzione di un popolo intero alla schiavitù.”
Arnaldo Alberti

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Le aristocrazie del denaro, col supporto di Trump, poi di Biden e il complesso del potere imperiale degli USA, hanno sostituito l’influenza di Marx, Lenin, Fidel Castro e Che Guevara.

Di Arnaldo Alberti
30 luglio 2021

"Più di 800 milioni di persone nel mondo non hanno accesso a servizi medici. Nessuno di loro vive a Cuba"

Ho letto con intensa partecipazione il contributo concernente Cuba, scritto dal dottor Franco Cavalli e apparso sull’edizione dello scorso 21 luglio del quotidiano LaRegione

Considerando il reciproco rapporto di fiducia che ci lega da anni e la sua generosità nel difendere i deboli e i vinti, chiedo al medico di comprendere alcune mie osservazioni riguardanti la situazione oggetto del dibattito.

La prima riguarda il sentimento d’amicizia in generale. Chiamare con un nomignolo affettuoso (Bobo) un alto “dignitario” della nostra radio, sospettato, (non il solo), di confondere il servizio pubblico della RSI come una sua proprietà privata, confesso che ha suscitato in me un certo fastidio e in lettori nostri amici comuni un senso di smarrimento. Come? Si sono chiesti in molti: personaggi pubblici di grande spessore com’è Cavalli per tenere aperti canali che servono loro per la comunicazione (e la radio è uno dei più importanti), sono costretti a fingere d’essere amici d’individui che non meritano il loro affetto.

Purtroppo viviamo in un paese fatto così e giustifichiamo, in buona o mala fede, le peggiori violazioni del diritto fingendo di vivere in un ambiente fatto di complicità famigliare, di gentilezza e di tolleranza. L’assenza di una cultura storica rivela sempre più le difficoltà che s’incontrano quando si vogliono accompagnare fraternamente gli abitanti dell’isola caraibica ad allontanarsi dal fango che ostacola il percorso comune e collettivo di redenzione, di liberazione e di riscatto. Oggi, in un mondo smisuratamente connesso, aumenta la necessità di cercare e trovare, nel campo ideologico del potere politico, dei garanti ideali di questa libertà.

Le aristocrazie del denaro, col supporto di Trump, poi di Biden e il complesso del potere imperiale degli USA, hanno sostituito l’influenza di Marx, Lenin, Fidel Castro e Che Guevara. Un tempo, questi cinque protagonisti di una politica solidale, erano garanti del riscatto dei poveri nell’area concettuale dell’égalité ispirata dall’illuminismo. Una gestione basata esclusivamente sul profitto rapace, ha determinato la decadenza in atto degli Stati Uniti. Dopo il grande conflitto della prima metà del XX secolo, in cui i soldati degli States si sono comportati più che decorosamente, gli USA hanno perso tutte le guerre. Quando lasciano, o fuggono dai campi di battaglia, con la manipolazione dei media riescono a mascherare le sconfitte e a trasformarle, con criteri e sceneggiate giullaresche, in vittorie. Alle umiliazioni subite nei campi di battaglia del medio (Afganistan) e nell’estremo oriente (Viet Nam), hanno reagito con una viltà senza pari, accanendosi contro i deboli e gli indifesi come oggi sono i cubani affamati dal blocco economico da loro imposto all’isola.

A seguito di ciò a me oggi fa pena la signora Amherd, capo del Dipartimento federale della difesa. E’ un ministro di uno Stato la cui origine storica è tutta spiegata dalla volontà e dalla lotta anti imperialista. Malgrado ciò e ripudiando il mito fondante di Tell, con i suoi sei colleghi, si è inchinata servilmente davanti al cappello del balivo americano quando gli ha dato, forse nell’intento di tranquillizzarlo, sei miliardi di franchi per l’acquisto di aerei da combattimento. Questo episodio lo cito ai fini di uscire dall’ambiguità e di accettare l’evidenza dei fatti nella situazione politica in cui viviamo. Abbiamo dimenticato la neutralità. La maggioranza degli svizzeri e delle autorità costituite elvetiche si assoggetta agli ordini tassativi di un imperatore che si attribuisce facoltà taumaturgiche. Il regnante presume di sapere, dove sta il bene e il male quando ci ordina di odiare la Cina e la Russia e vuole essere venerato come un Asburgo del XIX secolo.

"La ferocia di chi in questo crimine agiva su commissione degli Stati Uniti, eguaglia, a mio parere, le peggiori atrocità della storia."

Nel caso di Cuba, oggi, nel nome di un anticomunismo obsoleto, è di moda supportare la combriccola dei vili e dei meschini che il secolo scorso, al solo apparire dei barbudos, è fuggita a Miami lasciando i dollari nelle casseforti delle ville dell’Avana. Speravano tutti di poter ritornare in un paio di giorni a riprendersi ciò che avevano abbandonato. Sono passati quasi settant’anni e nelle palazzine del Vedado ci sono ancora i figli degli schiavi neri che lavoravano a tagliar canne da zucchero. Nel frattempo il governo cubano ha riconvertito le giovani prostitute, costringendole a fare le infermiere, ha limitato le attività finanziarie delle banche e impedito le relazioni d’affari con le peggiori organizzazioni criminali statunitensi, sostenute in passato dal dittatore Fulgencio Batista.
Nelle vie dell’Avana non s’incontrano più bambini che dormono sui marciapiedi, com’era costume prima della rivoluzione. Malgrado ciò, per ordine dell’impero, noi tutti oggi dovremmo prostrarci al cospetto degli assassini del Che, un medico argentino ucciso ed esposto al pubblico su un tavolaccio a Vallegrande, in Bolivia. Fu ferito e catturato da un reparto antiguerriglia dell’esercito boliviano, asservito a forze speciali statunitensi costituite da agenti “speciali” della CIA. Il giorno successivo, nella scuola del villaggio, venne giustiziato sommariamente e mutilato delle mani. La ferocia di chi in questo crimine agiva su commissione degli Stati Uniti, eguaglia, a mio parere, le peggiori atrocità della storia.


(*)Arnaldo Alberti è nato a Brissago, sul lago Maggiore, nel 1936. Esordisce nel 1954 con una novella premiata. Scrive romanzi, racconti, drammi per la radio e collabora a periodici e giornali della Svizzera italiana. Alberti è da sempre legato alla forma del romanzo. Nel 1995 ha scritto CH 91, dedicato al furto di un quadro, e nel 2005 il romanzo d’ispirazione storica Evviva il duce. In precedenza sono stati pubblicati «La famiglia di Beatrice», con il quale ha ottenuto il «Premio Ascona 1983», e Via Sant’Antonio. Questi due romanzi, assieme all’inedito Giusquiamo del 1962, sono ora raccolti in un volume dal titolo Trilogia di Locarno, uscito nel 2010 dall’editore NEM. Di lui Giovanni Orelli afferma: «[…] quando l’Alberti concede spazio eccessivo al politologo, la sua scrittura si fa meno controllata. Al contrario, e i casi sono molto più frequenti, quando il narratore asseconda la sua inventiva la pagina si anima vittoriosamente. Fermare il tempo è ambizione della dimensione fiabesca e Arnaldo Alberti è un innamorato della fiaba». Lo storico dell’arte Dalmazio Ambrosioni, dal canto suo, scrive che Arnaldo Alberti è scrittore impegnato nel senso di engagé. Scrive cose che gli intellettuali hanno smesso di dire e gli scrittori di scrivere, perché questi non sono tempi né luoghi. Cosicché in 18 racconti (Ed. Ulivo, 2012), […] emerge con insistenza il senso della storia e di giorni, i nostri, nei quali non esiste alcun buon motivo per lasciar perdere. Viene in mente «la pigna svuotata dei pinoli» di Eugenio Montale: Senza l’identità…. Sulla pubblicazione 18 racconti l’editore scrive: «Arnaldo Alberti raccoglie qui, per la prima volta in volume, diciotto dei racconti la cui stesura ha accompagnato, lungo gli anni, la sua notevole attività letteraria. La triplice ripartizione seguita – racconti del presente, del passato e senza tempo – intende privilegiare, appunto, la categoria «tempo», abbracciando in una sintesi ideale quegli aspetti problematici della realtà contingente che, da sempre, hanno appassionato l’Alberti scrittore di «storie». E si tratta di storie che, anche quando indagano momenti del passato particolarmente significativi per i luoghi di pertinenza o si soffermano su vicende e situazioni attuali di costume, prefigurano, sia pure indirettamente, un futuro finalmente libero dai numerosi condizionamenti della nostra epoca. https://www.viceversaletteratura.ch/author/18261

Altri articoli di Arnaldo Alberti pubblicati in www.cuba-si.ch/it:

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Arnaldo Alberti. Coldrerio in occasione della serata del 19.9.2015

Pubblicato in Attualità, Cuba, Cultura, Internazionale, Svizzera

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