Luiz Inácio Lula da Silva sarà di nuovo presidente del Brasile dal 1° gennaio del prossimo anno, dopo aver vinto il secondo turno delle elezioni tenutesi ieri 30 ottobre 2022. Secondo i dati diffusi dal Tribunale Supremo Elettorale (TSE), il 77enne leader del Partito dei Lavoratori (PT) ha ottenuto il 50,9% dei voti contro il 49,1% del suo avversario, l’attuale presidente Jair Bolsonaro, che correva come candidato del Partito Liberale. Al primo turno, tenutosi il 2 ottobre, Lula aveva ottenuto il 48,43% e Bolsonaro il 43,2%.
Tratto da:
L’Antidiplomatico
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Granma
Telesur
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Te abrazamos hermano Presidente Lula pic.twitter.com/1LQpF7xXRP
— Miguel Díaz-Canel Bermúdez (@DiazCanelB) October 30, 2022
In questo modo, Lula tornerà a occupare la carica che ha ricoperto nel 2003 e nel 2010, quando ha governato il gigante sudamericano dopo aver vinto due elezioni consecutive.
Il ritorno di Lula alla presidenza del Brasile, gigante sudamericano e membro fondatore del gruppo BRICS, ha un significato che travalica i confini del paese e avrà ripercussioni a livello internazionale. Come testimonia ad esempio il messaggio di congratulazioni inviato dal presidente boliviano Luis Arce che evidenzia come questa vittoria “rafforza la democrazia e l’integrazione latinoamericana”.
“Qui non siamo di fronte a un candidato, ma all’apparato dello Stato brasiliano al servizio del candidato, per cercare di impedirci di vincere le elezioni. Siamo giunti alla fine di una delle elezioni più importanti della nostra storia. Un’elezione che ha messo di fronte due progetti opposti per un Paese che oggi ha un solo grande vincitore: il popolo brasiliano“. Ignacio Lula da Silva
VIDEO: Il presidente eletto Lula da Silva dice che guiderà una nazione per tutti i brasiliani
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Con Lula infatti vince il mondo multipolare. Quindi in America Latina ci sarà un nuovo impulso all’integrazione regionale su basi paritarie e solidaristiche come ai tempi di Chávez, Fidel Castro e Nestor Kirchner, a cominciare dalla riattivazione della Celac.
Ma non solo. Il Brasile potrebbe compiere una definitiva svolta filo-russa. Questo è quanto sostiene Paulo Sergio Wrobel, professore di relazioni internazionali alla Pontificia Università Cattolica di Rio de Janeiro: “Lula è stato piuttosto critico nei confronti dell’Ucraina e di Zelensky ed ha espresso simpatia per il presidente Putin. Penso che il governo di Lula possa compiere svolta filo-russa. Dipenderà da chi guiderà la politica estera brasiliana”.
In un’intervista rilasciata qualche mese fa alla rivista Time, Lula espresse parole nette sull’Ucraina che non lasciano spazio ad alcuna ambiguità: “Zelensky voleva la guerra. Se non avesse voluto la guerra, avrebbe negoziato un po’ di più”.
Oltre alle responsabilità del regime di Kiev Lula criticava anche Biden per non “aver preso la decisione giusta”. “Gli Stati Uniti hanno un peso molto grande e avrebbero potuto evitare questo conflitto, non incoraggiarlo. Avrebbe potuto dire di più, avrebbe potuto partecipare di più, Biden avrebbe potuto prendere un aereo e atterrare a Mosca per parlare con Putin. Questo è l’atteggiamento che ci si aspetta da un leader“.
Luiz Inácio Lula da Silva durante la sua attività di sindacalista a San Paolo nel 1982. Gettyimages.ru
Nel quadro dell’intervista, Lula evidenziava che “anche gli Stati Uniti e l’UE sono colpevoli“. “Qual è stato il motivo dell’invasione dell’Ucraina? NATO? Quindi USA ed Europa avrebbero dovuto dire: ‘L’Ucraina non aderirà alla NATO’. Questo avrebbe risolto il problema“, denunciava, aggiungendo che l’UE avrebbe potuto far notare che “ora non è il momento per l’Ucraina di unirsi” al blocco comunitario. “Non dovevano incoraggiare il confronto”, sosteneva Lula che aveva evidentemente inquadrato le motivazioni che hanno condotto all’attuale situazione con il mondo a rischio di una guerra nucleare.
Lula ritiene quindi “urgente e necessario” creare una nuova governance mondiale perché “l’ONU di oggi non rappresenta più nulla, non è presa sul serio dai governanti“.
In ultima analisi, rispetto ai rapporti del Brasile con gli altri paesi, Lula intende recuperare una politica estera sovrana e attiva in un’ottica di integrazione regionale, nonché con i Paesi BRICS, i Paesi africani, l’Unione Europea e gli Stati Uniti, per espandere il commercio estero e la cooperazione tecnologica.
Lula: Fidel è sempre stato una voce di lotta e di speranza.Foto: Ricardo Stuckert
Con Lula al Planalto il gigante sudamericano torna sulla scena internazionale.
“Il Brasile è tornato, il Brasile è un Paese troppo grande per relegarlo al triste ruolo di paria nel mondo. Riconquisteremo la credibilità e la stabilità del Paese. (…) Il Brasile è la mia causa, il mio popolo e combattere la miseria è la ragione per cui lotterò per il resto della mia vita”, ha tuonato Lula nel comizio tenuto dopo la vittoria.