Tra i vincitori del Premio Sakharov spicca Lorent Saleh, golpista venezuelano pienamente inserito in ambienti neonazisti colombiani
di Fabrizio Verde15/12/2017
In occasione della consegna del Premio Sakharov all’opposizione venezuelana, pomposamente definita democratica, è andata in scena l’ennesima farsa, presso il Parlamento Europeo. Una rappresentazione distorta della realtà mirante ad accreditare la narrazione tossica sul Venezuela bolivariano che viene disegnato come una sorta di immenso lager caraibico a cielo aperto.
Il tutto è stato ovviamente condito con un ingrediente immancabile: le fake news. Proprio quell’arma tanto temuta che secondo la narrazione dominante sarebbe ad esclusivo appannaggio di fantomatici hacker russi.
Leggiamo cosa ha dichiarato il Presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani alla consegna del premio: «Lo scorso weekend il presidente Maduro ha deciso in maniera arbitraria e antidemocratica di proibire ai principali partiti di opposizione di presentarsi alle elezioni presidenziali».
Si tratta di un esempio da manuale. Questa è una fake news.
Leggiamo inoltre sul portale del Parlamento europeo che «alla cerimonia hanno partecipato: Julio Borges, presidente dell’Assemblea nazionale, Antonio Ledezma, sindaco di Caracas, e i familiari e rappresentanti dei prigionieri politici, cioè Leopoldo López e Antonieta Mendoza (genitori di Leopoldo López), Patricia Gutiérrez (moglie di Daniel Ceballos), Yamile Saleh (madre di Lorent Saleh), José Ignacio Guédez (avvocato di Alfredo Ramos) e Alejandra González, sorella di Andrea González».
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Insomma, chi ha un minimo di conoscenza della politica venezuelana, noterà subito che si tratta di quegli stessi dirigenti coinvolti nelle trame golpiste ordite in questi anni per provare a spodestare Hugo Chavez prima e Nicolas Maduro poi. Definirli opposizione democratica, ci pare azzardato finanche per un’istituzione ormai assolutamente screditata come l’Unione Europea.
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A balzare però all’occhio è un nome in particolare, quello di Lorent Saleh. Un oppositore molto addentro in ambienti neonazisti e paramilitari. Un sincero democratico, secondo gli opinabili parametri del Parlamento europeo e di Antonio Tajani.
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Si tratta di un giovane venezuelano, dirigente e membro fondatore della ONG Operación Libertad, preso in custodia dal Servicio Bolivariano de Inteligencia Nacional (Sebin), dopo il fermo avvenuto in Colombia, da parte delle forze di sicurezza locali, nel settembre del 2014.