In mezzo alla pandemia, promuovere la cooperazione e la diplomazia tra i popoli

La pandemia di coronavirus ha evidenziato una intensa lotta geopolitica, che segnerà la vita politica internazionale d’ora in poi.

di José Reinaldo Carvalho, Giornalista, editor de Resistência e segretario generale del Centro Brasiliano di Solidarietà ai Popoli e Lotta per la Pace (Cebrapaz)
da https://cebrapaz.org.br
Traduzione di Mauro Gemma per Marx21.it
14 Maggio 2020

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L’antagonismo tra gli approcci e le azioni degli Stati Uniti e della Cina di fronte alla pandemia sta rivelando che questa lotta permea tutte le relazioni internazionali. Come prevedibile, si formano allineamenti attorno alle due posizioni, con il risultato di creare campi di forza opposti, anche quando non esistono ancora alleanze formalmente create. La Cina sta avanzando sempre di più con la sua lotta intelligente e abile per costruire una comunità di futuro condiviso per l’umanità e per promuovere la diplomazia della fraternità, il beneficio reciproco, la cooperazione globale e l’inclusione.

Richiama l’attenzione in questo processo, che potrebbe essere ancora lontano dalla fine, il fatto che la bandiera della cooperazione internazionale, dell’azione concertata, della solidarietà sta guadagnando sempre più terreno, il che si rivela qualcosa di molto favorevole per i democratici, i patrioti, gli antimperialisti e gli amanti della pace nei quattro angoli del globo.

In questo contesto, una novità incoraggiante è l’evoluzione del confronto diplomatico nell’ambito delle Nazioni Unite (ONU) e delle sue agenzie, in particolare l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sul modo come affrontare la pandemia. Gli Stati Uniti non possono più fare ciò che vogliono, né tanto meno manipolare e strumentalizzare l’organizzazione multilaterale, né usare il diritto internazionale per i loro obiettivi esclusivi e unilaterali.

Il momento clou lo si è avuto con lo svolgimento della riunione di lavoro del Movimento dei Paesi non Allineati il 4 maggio, in videoconferenza. L’evento è stato coordinato dal presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, e ha visto la partecipazione di una ventina di capi di Stato, del segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, e del direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus.

Durante la riunione, Miguel Díaz-Canel, il presidente di Cuba, uno dei paesi più attivi nella cooperazione internazionale, ha fatto appello alla solidarietà globale, di fronte all’elevato numero di infetti e alle grandi perdite umane, qualcosa che si verifica nonostante il mondo sia sempre più interconnesso e viva sotto l’egida della globalizzazione finanziaria. “Diciamo onestamente, se avessimo globalizzato la solidarietà come abbiamo fatto con il mercato globalizzato, la storia sarebbe diversa”, ha affermato il presidente cubano.

Contro l’imperialismo, i capi di Stato e di Governo dei non allineati hanno approvato una dichiarazione che difende la necessità di contribuire efficacemente agli sforzi congiunti per far fronte agli effetti senza precedenti della pandemia. Il documento esprime una forte condanna per la promulgazione e l’applicazione di misure coercitive unilaterali contro gli Stati membri del Movimento dei Paesi non Allineati ed esorta la comunità internazionale ad adottare misure urgenti ed efficaci per eliminarne l’utilizzo.

La vita ha già dimostrato che le sanzioni non riguardano solo i governi, ma i popoli. E che nel caso di paesi sotto attacco da parte dell’imperialismo USA, come Cuba, Venezuela, Repubblica Democratica Popolare di Corea, Iran e Siria, tra gli altri, le sanzioni si traducono in una sconfitta politica per gli Stati Uniti, poiché questi paesi sono guidati da governi che mobilitano e uniscono i loro popoli nella difesa della nazione.

Questo ci porta a riflettere sulla necessità di una solidarietà internazionalista guidata dalle organizzazioni dei movimenti popolari, che potremmo definire diplomazia tra popoli, internazionalismo di massa.

La diplomazia tra popoli, detta anche diplomazia civile o diplomazia culturale, è presente nell’azione dei partiti progressisti, comunisti, socialisti e antimperialisti. È un’attività ampia, non governativa, non di parte. Anche se non si confonde con la diplomazia statale, parlamentare e di partito, ad essa è complementare.

Paesi come Cina, Repubblica Democratica Popolare di Corea, Vietnam, Cuba, Venezuela, Nicaragua, Siria, Iran, Russia, tra gli altri, esercitano questo specifico tipo di diplomazia, attraverso una miriade di organizzazioni sociali e culturali.

La lotta politica internazionale che si sta svolgendo nel mezzo della pandemia, è un tema intrinseco alla realtà attuale. Per i paesi socialisti e rivoluzionari, è la dimensione dell’attività diplomatica che aiuta a promuovere la solidarietà internazionalista e la lotta antimperialista nei suoi più diversi aspetti.

E rafforza l’attività statale e governativa volta alla cooperazione internazionale, al dialogo tra civiltà, alla lotta per la democratizzazione delle relazioni internazionali, allo sviluppo sociale e alla pace.

Nel contesto attuale, di brutale offensiva dell’imperialismo USA contro i diritti dei popoli e l’indipendenza nazionale, di violazione dei principi della Carta delle Nazioni Unite e della pacifica convivenza tra paesi e popoli, di minacce di aggressione e guerra, la diplomazia tra i popoli diventa ancora più importante.

È uno dei mezzi per contrastare l’azione delle cosiddette organizzazioni di soft power delle potenze imperialiste, in particolare degli Stati Uniti, che si concentra in gran parte sulla promozione di un nuovo tipo di intervento esterno: le operazioni di cambio di regime. L’imperialismo si avvale di istituzioni come il Fondo Nazionale per la Democrazia, Action Aid, collegati alla Fondazione Ford, alla Open Society del miliardario George Soros e al sionista AIPAC – The American Israel Public Affairs Committee, tutte con ramificazioni in Brasile. Sia gli Stati Uniti che lo Stato di Israele gestiscono agenzie di provocazione con collaboratori nazionali.

In Brasile, ad esempio, esiste una fondazione collegata a un milionario che finanzia corsi, viaggi all’estero e l’elezione di parlamentari e di dirigenti comunali e statali. Sin dalla creazione del governo di estrema destra, uno dei figli dell’inquilino del Palazzo di Planalto si è dedicato all’installazione nel paese di uno dei rami della Conservative Political Action Conference (CPAC), un’organizzazione reazionaria con sede negli Stati Uniti.

Le organizzazioni diplomatiche e di soft power statunitensi e i loro alleati sono stati attivi nelle contro-rivoluzioni e nelle operazioni di cambio di regime.

Non è possibile affrontare le attuali sfide internazionali senza la diplomazia tra i popoli. Attraverso questa attività è possibile favorire gli sforzi per l’unità tra le diverse correnti politiche democratiche, progressiste e antimperialiste.

In Brasile, l’intelligenza collettiva è stata in grado di arrivare a queste conclusioni in modo tempestivo e a trarne lezioni pratiche. La maggiore espressione di ciò è stata la creazione del Centro Brasiliano di Solidarietà con i Popoli e la Lotta per la Pace (Cebrapaz), che ci consente di sviluppare l’internazionalismo di massa.

La vasta attività di questa organizzazione politica e sociale ha accumulato un ricco patrimonio di relazioni internazionali e ha ottenuto importanti vittorie nella lotta per la pace e nella costruzione di ampi legami di solidarietà con paesi e popoli, in particolare nell’ambito del Consiglio Mondiale della Pace.

Una saggia attività internazionalista nell’ambito delle organizzazioni politiche e sociali ha, oltre alle notevoli ripercussioni politiche, un’influenza sulla formazione ideologica. Nell’esercizio di questa azione internazionalista, le organizzazioni del movimento popolare diversificano e arricchiscono la loro attività politica, ampliano la portata della loro iniziativa ed esercitano una tattica ampia, combattiva e flessibile collegata a una strategia di accumulazione rivoluzionaria e prolungata di forze per raggiungere l’emancipazione nazionale e sociale.

I popoli del mondo, con le loro lotte per l’emancipazione, e le nazioni che lottano per la difesa della loro sovranità, hanno bisogno di un programma internazionalista di unità fraterna, un programma che contenga principi, obiettivi e azioni oggettive che rendano sempre più efficace la solidarietà internazionale.

Pubblicato in Attualità, Internazionale

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