Ku Klux Klan a Holguín? La libertà di sapere esercitare la libertà

Sabato 29 ottobre, in un parco centrale della provincia di Holguín, tre giovani hanno deciso di partecipare ai festeggiamenti di Halloween in costume da Ku Klux Klan. L’atto oltraggioso ha provocato diverse reazioni nello spazio pubblico, nei social network e nei media.

Fonte:
Traduzione e adattamento: GFJ
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Alla luce di quanto accaduto, La Jiribilla invita a un dibattito critico che si impegni nella decolonizzazione culturale e proponga la necessaria riflessione sulle forme di razzismo e discriminazione razziale che esistono nella nostra società. Messaggi di ripudio sui social network, dichiarazioni di istituzioni culturali, analisi contestuali di ricercatori, scrittori e intellettuali compongono questo dossier. Il Programma nazionale contro il razzismo e la discriminazione razziale, approvato nel 2019 dal Consiglio dei ministri, che esprime la volontà politica della leadership del Paese di sradicare gradualmente e definitivamente questo fenomeno a Cuba, viene aggiunto al compendio.

Senza integrazione non c’è cultura compatta. La frammentazione è divisiva e porta a un vicolo cieco. Il socialismo ha contribuito a questa integrazione come nessun altro sistema politico.” Fernando Ortiz

Queste note non intendono mettere in discussione il diritto di tutti di celebrare feste, anche se estranee alla nostra cultura e alle nostre tradizioni nazionali, come Halloween. Se, nel solco della cultura europea, Ognissanti e il Giorno dei Morti si celebrano qui rispettivamente il 1° e il 2 novembre, che differenza fa – si potrebbe pensare – celebrare Halloween la vigilia il 31 ottobre.  E così come c’è chi sembra sentirsi in diritto di celebrarlo, c’è anche chi si sente in diritto di considerarlo un’imposizione.

Senza cedere alla voglia di approfondire l’argomento, qui sfioriamo solo un dettaglio, ma che dettaglio! della recente celebrazione di Halloween in almeno un territorio cubano. Assumere che tutto ciò che le leggi non vietano sia lecito riduce il ruolo della cultura, e soprattutto dell’etica, a un livello molto inferiore a quello che dovrebbe essere rispettato. Quando c’è una contraddizione tra leggi e morale, è probabilmente più onesto apprezzare il peso guida di quest’ultima, senza prenderla come una licenza a commettere crimini.

“A Cuba non esiste una maggioranza nazionale con una propria cultura egemonica che subordina le minoranze nazionali. Non esistono popoli cubani diversi: aborigeni, ispano-cubani, afro-cubani, franco-cubani, asiatici o altri. Esiste un solo popolo e una sola nazione.”

Come è possibile simpatizzare con il vestiario del Ku Klux Klan? È difficile capire che ci siano persone in età di giudizio che ignorano ciò che questa mostruosa istituzione ha significato e significa in una società come gli Stati Uniti, malata di crimini come il razzismo strutturale e sistemico. Ma ha senso ipotizzare una tale ignoranza tra il popolo cubano? In ogni caso, l’ignoranza – davvero inconcepibile – di ciò che rappresenta infilarsi nell’orrendo travestimento viene lasciata fuori dall’analisi quando si legge che ad esso era legato questo grido: “Dove sono i neri?

Il pericolo della colonizzazione culturale. Le manifestazioni pseudo-culturali che sabato sera sono state sfacciatamente mostrate sulle reti, esaltando elementi razzisti, xenofobi e fascistoidi che misconoscono e imbrattano una parte vitale della nostra storia come nazione e dell'umanità.

Sarebbe difficile pensare a una scena del genere senza associarla alla destralizzazione che dilaga nel mondo e da cui Cuba non è esente. Per non dormire sonni tranquilli basterebbe pensare a tutto ciò che il suo nemico storico, politico e culturale ha investito e continua a investire per strangolare Cuba economicamente, cercando e spesso riuscendo a intossicarla con i veleni della sua macchina “culturale“. Non si tratta ora di calcolare in quante persone e in che misura ha successo.

Se “assistere serenamente a un crimine è commetterlo“, tollerare serenamente e acriticamente l’uso festoso di un costume che simboleggia il razzismo più violento e genocida, significa anche accettarlo. Essere insensibili e indifferenti al suo significato significa caderne preda, e l’incoscienza nei confronti delle mostruosità non autorizza a esercitarle.

Il nero cubano è definito dal colore della sua pelle, come il bianco e l’asiatico, ma tutti mescolati in quello che Nicolás Guillén ha definito “colore cubano”.

Il grido “Dove sono i neri?” non può essere acriticamente separato da un altro grido che si è sentito in alcune rivolte fomentate da coloro che capitalizzano le difficoltà del popolo cubano causate, o aggravate, dal blocco che l’imperialismo gli impone da più di sessant’anni: “Dove sono i comunisti?” L’ingenuità – o menefreghismo – di fronte alle sfide politiche e sociali si accompagna alla pericolosità, e persino alla letalità, della mancanza di percezione del rischio e della mancanza di anticorpi nel campo della salute mentale.

Pubblicato in Attualità, Cuba, Cultura, Internazionale

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