La “Rivoluzione colorata” che non si è realizzata a Cuba

Il piano fallì non solo per l’azione del controspionaggio cubano, ma fondamentalmente per il massiccio impegno del popolo con la Rivoluzione, che si è manifestato in quei drammatici giorni dell’agosto 2006, quando l’immensa maggioranza del popolo, e soprattutto i giovani, furono i protagonisti di un esempio di unità che rese impossibile qualsiasi frattura nella società cubana.
di  Jorge Wejebe Cobo(*)
Traduzione: GFJ

Il 30 luglio 2006, il capo della CIA della Sezione di Interessi degli Stati Uniti all’Avana (USINT), sentendo come musica celestiale la notizia della malattia del Comandante in Capo Fidel Castro, ha immediatamente incontrato diversi suoi subordinati insieme all’oppositore cubano, lo scrittore e professore Raul Capote Fernandez, poco meno di 40 anni, che avrebbe avuto il compito di chiedere l’intervento degli Stati Uniti prima del presunto stato di ingovernabilità che si sarebbe virtualmente verificato nell’isola in considerazione della situazione.

Anche se in quei piani non tutto era improvvisazione. Dall’inizio del nuovo secolo alla SINA, una squadra di agenti della CIA e di specialisti del Dipartimento di Stato stava lavorando per costruire e guidare un nuovo tipo di organizzazione controrivoluzionaria composta da giovani professionisti, scrittori e artisti sotto il nome di Progetto “Genesis” che, al momento opportuno, poteva essere istituita come rappresentante di un movimento popolare contro il governo cubano.

Si trattava di metodi destinati ad essere utilizzati essenzialmente in situazioni eccezionali come la mancanza per motivi naturali o l’assassinio del massimo leader Fidel Castro, crisi interne dovute al crollo dell’economia a seguito delle misure di blocco, eventi meteorologici estremi che superano la capacità di risposta o crisi sanitarie come quelle causate dalla CIA con l’epidemia di dengue negli anni ’80 e la peste suina nel 1970-1971.

Questa strategia opportunistica di Washington contro Cuba oggi prende la pandemia di Covid-19 come un alleato dirigendo azioni per prevenire l’acquisto di farmaci e mezzi sanitari per affrontare la malattia con le imprese statunitensi, in accordo con il blocco. Ma include pure un’escalation aggressiva che mira all’applicazione di un assedio navale nei Caraibi contro il Venezuela e Cuba sotto la falsa accusa di promuovere il traffico di droga verso gli Stati Uniti.

Ma tornando al 2006, gli americani si aspettavano, secondo le loro convinzioni obsolete, che sull’isola con il suo leader storico gravemente malato, si ripetesse quanto accaduto nel 1989 con i movimenti sociali di opposizione generalizzata che hanno spazzato via in breve tempo il cosiddetto socialismo reale dell’Europa dell’Est e dell’URSS.

Questo, anche se quelle spie all’Avana non erano dei rozzi copiatori di storie passate e per la prima volta hanno incluso nei loro piani l’articolazione e l’organizzazione dei loro collaboratori attraverso le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT), controllate dagli USA, con le quali speravano di ottenere la manipolazione e la confusione di grandi settori della società, specialmente i giovani.

“Genesis” si ispirava ad alcuni principi della cosiddetta “rivoluzione colorata“, applicata soprattutto nell’era post-sovietica in alcuni ex Stati socialisti per rovesciare governi scomodi per gli Stati Uniti e che cercavano di  adattare, aggiornandoli a una versione caraibica.

In questa nuova avventura contro la più grande delle Antille, l’impero era fiducioso nella sua quasi assoluta padronanza delle TIC, di Internet e del successo ottenuto nell’Europa dell’Est, il che faceva sì che gli strateghi della CIA sbagliassero a calcolare che lo Stato cubano e i suoi organi di sicurezza non avrebbero capito in tempo la nuova aggressione e avrebbero dato una  risposta riduttiva,  chiudendo il paese alle nuove tecnologie sotto la mediocre considerazione di essere “strumenti imperialisti”.

Daniel
L'agente cubano Raúl Capote

Quando i funzionari statunitensi iniziarono a selezionare i leader per il loro progetto, apparve sotto il loro radar lo scrittore e professore Raúl Capote, autore di un romanzo intitolato El Adversario, la cui trama si basava su una riflessione etica di grande forza simbolica e critica sociale, ispirata dalla crisi cubana del cosiddetto Periodo Speciale degli anni ’90.

Così, l’autore si trasformò in una prospettiva ideale di leader, con un’opera “programmatica” pronta a fungere da matrice per le campagne mediatiche e che fu pubblicata molto opportunamente da un editore portoricano nel 2004.

A quel punto, Capote divenne il centro dell’attenzione dei diplomatici statunitensi interessati a metterlo in grado di utilizzare i media informatici, addestrandolo all’uso delle nuove tecnologie, come il sistema wifi che avrebbe funzionato per dirigere a distanza i presunti leader controrivoluzionari.

Inoltre gli prospettarono pure un brillante futuro che avrebbe avuto in una Cuba post-socialista. Ma la sua preparazione fondamentale come spia è ricaduta sui funzionari della CIA in transito nel Paese per mettere a punto il programma “Genesis” e la selezione per esso di giovani scrittori, artisti e professionisti, pronti ad emergere come forza sociale e politica alternativa durante i processi straordinari previsti, soprattutto in prospettiva della sparizione pubblica del massimo leader della Rivoluzione.

Alessandro Pagani – Página 2 – Historiador y escritor. Maestro en historia contemporanea.

Ma non furono solo gli ufficiali della  Central Intelligence Agency  yankee ad essere entusiasti dei progressi di Capote. Anche il controspionaggio cubano poté raccogliere i frutti di anni di paziente lavoro di preparazione da parte di un uomo che, oltre ad essere un giovane scrittore, era un agente della Sicurezza addestrato, preparato fin da giovane in un ambiente intellettuale per affrontare lo spionaggio americano e i suoi piani sovversivi in questo importante settore.

Lo stesso Capote, agente Daniel del controspionaggio cubano, dichiarava a proposito del compito che il nemico gli affidava: (…) “Questa organizzazione (“Genesis”) è stata definita come una fondazione per il ‘giorno dopo’, un think tank che realizzerà una serie di missioni per impedire il passaggio generazionale della Rivoluzione, la sua continuità storica e rendere impossibile che un processo rivoluzionario, socialista e antimperialista si ripeta in futuro a Cuba.

 

Il piano fallì non solo per l’azione del controspionaggio cubano, ma fondamentalmente per il massiccio impegno del popolo con la Rivoluzione, che si è manifestato in quei drammatici giorni dell’agosto 2006, quando l’immensa maggioranza del popolo, e soprattutto i giovani, furono i protagonisti di un esempio di unità che rese impossibile qualsiasi frattura nella società cubana.

(*) JORGE WEJEBE COBO. Giornalista specializzato in questioni storiche, culturali, sociali e politiche. I suoi testi sono inclusi nelle pubblicazioni di Granma, Agencia Cubana de Noticias, Capitolo cubano della Rete in Difesa dell’Umanità e Las razones de Cuba. Articolista per La Calle del Medio


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