“La Russia può salvare i paesi vittime del neocolonialismo USA”

“[Gli Stati Uniti] hanno sempre deciso il destino di questi stati. Ma i tentativi di alcuni paesi della regione a confrontarsi con loro, per esempio, Cuba, hanno ottenuto risultati. È stato un lungo confronto, ma gli Stati Uniti non sono stati in grado di piegare questo stato insulare che difendeva la propria sovranità”

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MONDO
 26.07.2018(aggiornato 00:10 27.07.2018)
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Esperto: la Russia può salvare i paesi vittime del neocolonialismo USA

Il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu ha affermato che la Russia impedirà agli USA di portare avanti la loro politica neocolonialistica. L’esperto militare Alexei Leonkov, in un’intervista a Sputnik, ha indicato quali paesi potrebbero diventare il prossimo obiettivo di questa politica.

Secondo Leonkov, a rischio sono i cosiddetti paesi del terzo mondo, ovvero quei paesi che non hanno un’industria bellica sufficientemente sviluppata e quindi non sono in grado di opporsi a Washington.

“Un tipico esempio è la Corea del Nord, sulla quale è stata esercitata enorme pressione fino a quando non ha iniziato a sviluppare missili nucleari in grado di raggiungere gli Stati Uniti. E subito i toni sono cambiati”, ha detto l’esperto.

Egli crede che a rischi ci sia anche la maggior parte dei paesi latino-americani, che Washington ha sempre considerato il suo “cortile di casa, in cui a nessuno è permesso entrare”.

“[Gli Stati Uniti] hanno sempre deciso il destino di questi stati. Ma i tentativi di alcuni paesi della regione a confrontarsi con loro, per esempio, Cuba, hanno ottenuto risultati. È stato un lungo confronto, ma gli Stati Uniti non sono stati in grado di piegare questo stato insulare che difendeva la propria sovranità”, ha osservato Leonkov.

Come ulteriore esempio, l’esperto ha portato il Venezuela di Hugo Chavez che ha avuto un enorme successo nel contrastare la politica degli Stati Uniti.

La pressione degli Stati Uniti, osserva l’esperto, si estende, prima di tutto, alla politica tecnico-militare di questi stati. Gli americani considerano leali solo i paesi che acquistano attrezzature militari da loro o dai paesi del blocco NATO.

“Quando si ricevono armi dalla Cina o dalla Russia, come è avvenuto con il Venezuela, Washington comincia a pressare. Ora gli americani stanno cercando in tutti i modi di punire Caracas per la slealtà”, ha spiegato Leonkov.

Secondo lui, alcuni leader dei paesi latinoamericani stanno tentando di stabilire contatti con la nuova forza rappresentata dall’organizzazione BRICS e dalla SCO. Alcuni di questi stati si aspettano che, in caso di intervento diretto degli Stati Uniti, saranno in grado di ottenere supporto da questi blocchi.

“L’unico limite della Russia nella cooperazione con il Sud America è rappresentato dalla distanza geografica”, ha notato l’esperto.

Leonkov ha affermato che il conflitto siriano ha dimostrato al mondo come la Russia può resistere alle aspirazioni neocolonialiste degli Stati Uniti.

“Quando la Russia è intervenuta nel conflitto, un certo numero di media occidentali l’aveva definito un ‘secondo Afghanistan’, un fallimento. Però, come si può vedere, tutte le loro previsioni erano sbagliate”, ha ricordato l’esperto.

Per capire come gli Stati Uniti possono rispondere alle resistenze russe è necessario esaminare il contesto in cui gli Stati Uniti agito contro Cuba, Venezuela e altri paesi. La pressione in questo caso viene effettuata a tutti i livelli: politico, economico e tecnico-militare, così come a livello di sostegno ai gruppi terroristici.

“La pratica dimostra che con la Russia si può trattare; con gli americani no. Sebbene non possano vietare direttamente a chiunque di collaborare con la Russia, cercano di influenzarli attraverso una varietà di organizzazioni”, ha sottolineato Leonkov.

Egli è convinto che se questi paesi avessero un’alternativa, allora gli Stati Uniti non avrebbero nessuna possibilità di fare pressioni nei loro confronti. Il sostegno della Russia in tali situazioni è un modo per opporsi a ciò che Shoigu ha definito “la politica neocolonialista degli Stati Uniti”.

Pubblicato in Attualità, Internazionale

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