Perché crescono fascismo e neoliberismo? Perché la sinistra ha strizzato l’occhio ai potenti e dimenticando lavoro e diritti sociali. Per battere fascisti e neoliberisti serve la bandiera rossa, non quella arcobaleno!
Certa sinistra nostrana non ha un fine, se non vaghe promesse di “giustizia” e “uguaglianza”, perciò è disposta ad adeguarsi per il minimo risultato, perché intimamente ha accettato di essere organica al sistema capitalistico liberal-democratico, che in teoria dovrebbe avversare più di ogni altro.
Di Nicolò Cascone
Aggiunte: GFJ
La Sinistra dell’Asterisco contro Cuba
Premesse
Assistiamo in questi giorni ad una campagna propagandistica dei mass media occidentali contro Cuba, con dinamiche non dissimili da altri eventi del recente passato, al punto che è corretto citare esplicitamente le “rivoluzioni colorate” (intese come schema ormai collaudato di destabilizzazione e di rovesciamento di un governo). Infatti, è da almeno trent’anni che si fa uso di queste strategie per affermare e conservare assetti di potere imperialistici degli Stati Uniti in tutto il mondo.
Ma il focus di questo articolo non riguarderà i metodi di stravolgimento politico, sociale ed economico con cui il capitalismo occidentale perseguita paesi ad esso non allineati e asserviti, poiché già molte analisi, più importanti e complete, circolano e sono a disposizione di tutti. Ciò che interessa è osservare come certa parte politica nostrana, che soprannominiamo “Sinistra dell’Asterisco”, stia accogliendo e interpretando le ultime notizie su Cuba.
Innanzitutto va fatta una premessa: Cuba e la Rivoluzione hanno avuto da sempre un diverso prestigio in tutta l’Europa occidentale, riuscendo a suscitare simpatie e tolleranze persino da forze politiche anticomuniste (o quantomeno distanti dall’ideologia comunista). Forse un po’ viziata dall’esotismo, la cultura e l’opinione pubblica europea ha sempre provato un fascino unico per quell’isola caraibica, capace di affermare con metodo rivoluzionario un nuovo stato, patriottico, internazionalista, socialista, seppur a poche decine di chilometri dal gigante statunitense e sotto embargo da cinquant’anni e più.
Paradossalmente, questa fascinazione, che da una parte ha rafforzato una solidarietà generalizzata a Cuba (tuttavia mai tradottasi concretamente in nulla di determinante), dall’altra ha ostacolato e ancora oggi ostacola una buona comprensione della storia e della politica cubana, toccando vette di contraddizione di cui la maggior parte dei lavoratori europei sono ignari: coloro che hanno celebrato la caduta del muro di Berlino e che oggi sostengono movimenti anti-cinesi e antirussi sono gli stessi che credono di dar man forte alla Rivoluzione castrista e si lamentano della situazione difficile in cui si trova Cuba. In tutto ciò si trovano diversi fattori, che a breve saranno definiti più chiaramente.
Prima di procedere, un’altra osservazione, molto breve. Bisogna continuare a rammentare come il sistema capitalistico occidentale, per quanto si professi culla di democrazia e diritti, non permette concretamente alle classi lavoratrici di aver tempo ed energie per studiare, né ha il minimo interesse a stimolarle, poiché ciò che importa è il profitto dal lavoro e dal consumo – il resto è semplice apparenza. Per esempio, la lettura di questo stesso articolo può essere per molti un “investimento di tempo”, che viene sottratto al riposo – alle poche ore di riposo – dopo una giornata faticosa. Ciò non è giusto, sicuramente non è “democratico”.
Un uomo che non dispone di nessun tempo libero, che per tutta la sua vita, all’infuori delle pause puramente fisiche per dormire e per mangiare e così via, è preso dal suo lavoro, è meno di una bestia da soma. Egli non è che una macchina per la produzione di ricchezza per altri, è fisicamente spezzato e spiritualmente abbrutito. Eppure, tutta la storia dell’industria moderna mostra che il capitale, se non gli vengono posti dei freni, lavora senza scrupoli e senza misericordia per precipitare tutta l’umanità a questo livello della più profonda degradazione. (Karl Marx)
Un comunista non è di sinistra, è appunto comunista, che è ben altra cosa. Per battere fascisti e neoliberisti serve la bandiera rossa, non quella arcobaleno!
La mancanza di un’organizzazione comunista, marxista-leninista, capace di convincere e organizzare le masse, di rafforzare (o almeno conservare) una coscienza di classe in un progetto militante, è un altro dei motivi per cui oggi assistiamo a un netto decadimento non solo della partecipazione politica, ma anche a un trionfo dell’ignoranza figlia dello sfruttamento. Perciò dobbiamo tutti cercare di impegnarci: studiamo, proviamoci, per quanto ci è possibile.
Parlamento italiano. La sinistra buona s'inginocchia per Floyd, ma mai per Siria, Cuba, Venezuela...
Asterischi per la pace e la fratellanza
Una parte della Sinistra dell’Asterisco si distingue per un’ammirevole propensione alla gentilezza, a una profonda fiducia nel prossimo, in una bontà naturale dell’uomo che possa risolvere i problemi. No, non si tratta dei cattolici, benché alcuni di questi si siano spesso impegnati a sinistra.
La bontà disarmata, incauta, inesperta e senza accorgimento non è neppure bontà, è ingenuità stolta e provoca solo disastri. (Antonio Gramsci)
Anche nel caso di Cuba questa loro speranza emerge: si leggono articoli di noti quotidiani “comunisti” in cui sinceramente (?) si interroga la mancanza pratica delle riforme, verso cui Cuba dovrebbe (e, in un certo senso, intende) avviarsi. Per fortuna ancora non si è dimenticato l’embargo (il blocco, n.dr), ma si nota una sorta di equiparazione tra le due questioni, come se la piena applicazione delle riforme possa alleviare molti dei disagi portati dal Bloqueo. Qualcuno addirittura suggerisce che proprio attraverso le riforme si potrà convincere gli Stati Uniti ad alleggerire le sanzioni, rievocando il momento di pacificazione (superficiale) avvenuta con la presidenza Obama.
Ancora: c’è la convinzione che le manifestazioni antigovernative, dove centinaia di persone si aggregano tra bandiere a stelle e strisce e si professano anticomunisti, similmente ad Hong Kong, possano essere un moto sincero di miglioramento. Si afferma il mito secondo cui un popolo spontaneamente si mobilita in proteste – non autorizzate, ma veramente costruttive, se si riesce a sottrarle alle strumentalizzazioni. Per quanto si possa trovare poetica una simile interpretazione, manca ovviamente una descrizione di cosa ciò debba significare nei fatti: ascoltare i manifestanti e lasciare loro spazio, allo stesso tempo impedendo che gruppi apertamente sovversivi intercettino tali movimenti e li usino per il loro fine distruttivo – tutto bello, ma come si dovrebbe fare? Non si sa, ma evidentemente credono che nella “spontaneità” sia insita una bontà di popolo che condurrà inevitabilmente a un miglioramento. Sebbene non ci sia un caso nella Storia in cui ciò sia stato vero.
In qualche articolo si nota come Biden non abbia cambiato nulla di ciò che Trump aveva fatto: Cuba resta nella lista degli “stati canaglia”, le pesanti sanzioni continuano a flagellare l’economia e il popolo cubano, mentre la sinistra Democratica, capitanata da Sanders, chiede gentilmente la fine del Bloqueo e non ottiene nessun risultato. Allo stesso tempo si osserva amaramente che si vuole che l’Unione Europea, la speranza dei “progressisti”, imiti subito gli Stati Uniti e si schieri contro Cuba, mentre a sostenerla si trovano gli stati “fascisti” / “totalitari” di Russia e Cina.
Non è la prima volta che succede, né è la prima volta che si sono fatte analisi al riguardo, ma certa Sinistra dell’Asterisco, sempre di memoria lunga quando si tratta di diritti civili e umani, ogni volta cade dalle nuvole quando si arriva al concreto della geopolitica. Tutto ciò è forse il risultato di una corrente politica ormai marginata nell’utopismo, nel rifiuto un po’ infantile della realtà sporcata da sangue e fango che è sempre stato il nostro mondo. Dunque, ogni volta si ripete la stessa storia: arrivano notizie (da mass media finanziati da grandi capitali privati) di presunte manifestazioni spontanee, di presunte repressioni ingiustificabili, allora la Sinistra dell’Arcobaleno interviene, chiede rispetto della libertà di espressione e condanna la dittatura di turno, sperando che segua una sorta di rivoluzione pacifica che porti ad una società più giusta ed armoniosa. È successo in Libia, in Siria, in Ucraina, in Bolivia… ancora non si vede un risultato “di sinistra”.
La Sinistra dell'Arcobaleno alleata di Allianz durante gli ultimi Europei. Nella foto: lo stadio di Monaco di Baviera
I frutti marci della Sinistra dell’Asterisco
Si possono dedurre diversi punti da tale utopismo: il primo, il più caratteristico, è il totale disinteresse geopolitico. In altre parole, si propongono belle intenzioni e non si spiega come queste possano affermarsi in un mondo di assetti di potere in competizione e/o in conflitto tra loro.
La conseguenza di questa lacuna è la completa incomprensione di un dato che dovrebbe essere scontato: una potenza ha i suoi interessi, se tu non li soddisfi o persino li ostacoli, essa ti colpirà sperando di schiacciarti – non importa quanto giusta e bella sia la tua causa. Ebbene, la Sinistra dell’Asterisco non sembra intenzionata a capirlo: anche se Cuba riuscisse a trasformare le manifestazioni antigovernative in occasione di dialogo costruttivo, anche se il Bloqueo venisse alleggerito o (molto difficilmente) tolto, gli Stati Uniti continueranno ad attaccare, finché il Partito Comunista Cubano e la Rivoluzione guideranno l’isola. Anzi, a tal punto, gli statunitensi potrebbero farsi anche più feroci e una resistenza sarebbe possibile solo con un aiuto esterno: questo non sarà l’Unione Europea, fortemente legata attraverso la Nato agli Stati Uniti.
La mancanza di un sistema ideologico ben definito, magari rigoroso d’analisi e agile d’azione come il marxismo-leninismo, rende la Sinistra dell’Asterisco un agglomerato di poche idee confuse, che per loro stessa fragilità quasi sempre si traducono in arrendevolezza: si dimentica che la politica è anche e soprattutto lotta, non una semplice conversazione, dunque che il compromesso non debba sempre essere il frutto di “incontri”, di trattative al ribasso, ma conseguenza di una tensione e di una vittoria ottenuta per logoramento.
Credere che Cuba debba riformarsi è corretto, tuttavia non bisogna confondere la riforma con la resa: le manifestazioni magari vedono la partecipazione di lavoratori “non schierati”, ma quel che conta non è da chi sia composto un corteo, ma da quale obbiettivo voglia e possa raggiungere. Attualmente non ci sono segnali di dialogo e proposta costruttiva: ci sono iniziative volutamente di sfida alle autorità, sventolano bandiere statunitensi, con esplicito sostegno dei paesi membri della Nato. Non c’è molto da interpretare.
La sinistra nostrana non ha un fine, se non vaghe promesse di “giustizia” e “uguaglianza”, perciò è disposta ad adeguarsi per il minimo risultato, perché intimamente ha accettato di essere organica al sistema capitalistico liberal-democratico, che in teoria dovrebbe avversare più di ogni altro. E dunque, cosa aspettarsi? È ovvio che per essa non faccia differenza se Cuba è socialista o capitalista, il punto è che sia “giusta” e “inclusiva”.
A tal proposito circola il sempreverde racconto secondo cui Che Guevara e Fidel Castro fossero omofobi, senza alcuna volontà di approfondire e contestualizzare, senza ricordare le rettifiche e le autocritiche dei comunisti cubani sulla tematica, senza contare nel concreto ciò che è stato raggiunto oggi a livello di diritti per gli omosessuali a Cuba. In più, come se questo – storia molto distorta ed estemporanea – fosse sufficiente a invalidare tutto quel che di buono è stato ottenuto permanentemente. Perché, nel suo utopismo, la Sinistra dell’Asterisco è sempre particolarmente perfezionista quando giudica una rivoluzione, con uno zelo di pignoleria che rasenta il sospetto, poiché altrettanto impegno viene a mancare quando si tratta di criticare il capitalismo occidentale e di proporre un proprio modello alternativo. Basta una sbavatura – vera o inventata – per condannare un’intera esperienza rivoluzionaria e sposare di ripicca la causa imperialista statunitense.
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Il pragmatismo servile della Sinistra dell’Asterisco
Purtroppo c’è un’altra corrente, quella maggioritaria, di Sinistra dell’Asterisco che domina in quasi tutta l’Europa occidentale, che è quasi antitetica a quella utopista descritta finora. In Italia, per esempio, la sua principale espressione è il Partito Democratico e – un nome, un programma – molte volte somiglia più ad una succursale italiana dell’omonimo partito statunitense.
Anche in questo caso molti dei suoi esponenti non hanno indugiato ad accodarsi alla campagna propagandistica e belligerante che bersaglia Cuba e il suo popolo. Quegli stessi che un anno fa, solleticando l’opinione pubblica positivamente impressionata dal contributo internazionalista dei cubani nel contrasto al Covid-19, esprimevano ammirazione e gratitudine all’isola, oggi sono i primi a scagliarsi contro la Rivoluzione con uno zelo che a tratti fa impallidire la destra di Giorgia Meloni.
Ma anche in questo caso nessuna sorpresa. Questa corrente della Sinistra dell’Asterisco era in prima linea contro la Libia, contro la Siria, contro la Bolivia, contro il Venezuela, contro la Russia, contro la Cina – mai contro gli Stati Uniti. Questa corrente della Sinistra dell’Asterisco ha sostenuto tutte le privatizzazioni e ha contribuito grandemente a demolire i diritti dei lavoratori e la loro forza collettiva, tanto in Italia quanto in tutta l’Europa occidentale.
Infatti, il Partito Democratico e il Partito Socialista Europeo sono sempre stati i più fedeli alleati degli Stati Uniti in ambito imperialista, non li si può accusare di essere coerenti con ciò che sono sempre stati. Criticabile è e sarà sempre chi voglia prenderci in giro, dicendo con belle parole che nel Partito Democratico e in tutto ciò che gli ruota attorno ci sia un’eredità dello storico PCI.
È questa la sinistra? Sì, lo è: libertaria, a tratti movimentista, individualista, la tipica sinistra anglosassone. Ed è per questo che un comunista non è di sinistra, è appunto comunista, che è ben altra cosa.
Nello spirito “golpista” che lo contraddistingue, l’imperialismo nordamericano non ha mai cessato, dalla vittoria della Rivoluzione sino ad oggi, di pensare alla destabilizzazione di Cuba. In questi giorni Washington riprova – pensando che la pandemia e i duri colpi portati attraverso “el bloqueo” abbiano aperto i giusti varchi per l’attacco definitivo – a mettere in ginocchio il socialismo cubano. Questa feroce e cinica linea degli USA provoca anche gravi contraddizioni internazionali: mentre si fa sempre più verosimile un blocco navale nordamericamo contro Cuba, la Russia, la Cina e l’Iran sono già scese in campo a favore di Cuba. Non solo l’autonomia del socialismo e del popolo cubano sono sotto minaccia, ma anche la pace mondiale è messa in pericolo dalla linea guerrafondaia americana