Foto: Jean Paul Sartre
di Dave Mckee(*),
Fonte: Orinoco Tribune
Traduzione: Alessandro Lattanzio
Immagini e aggiunte al testo originale: GFJ
Non sorprende quindi che i socialisti puri sostengano ogni rivoluzione tranne quelle che hanno successo”.
“Le anticipazioni ideologiche dei socialisti puri rimangono incontaminate dalla pratica esistente.
Non spiegano come sarebbero organizzate le molteplici funzioni di una società rivoluzionaria, come sarebbero sventati gli attacchi esterni e il sabotaggio interno, come sarebbe evitata la burocrazia, le scarse risorse assegnate, le differenze politiche risolte, le priorità stabilite e la produzione e la distribuzione condotte. Al contrario, offrono dichiarazioni vaghe su come i lavoratori stessi possiederanno e controlleranno direttamente i mezzi di produzione e arriveranno alle proprie soluzioni attraverso la lotta creativa.
Non sorprende quindi che i socialisti puri sostengano ogni rivoluzione tranne quelle che hanno successo”.
"Trotzkismo: controrivoluzione mascherata" I fascisti russi e l’ex leader della Rivoluzione d’ottobre, Lev Trockij, parlano la stessa lingua. Qual è la differenza tra di loro? Saremmo portati a pensare che i fascisti parlino a nome della dittatura del capitale mentre Trockij dei lavoratori e contadini russi. Ma anche i fascisti affermano di parlare a nome delle masse. Nelle loro pubblicazioni si presentano come i grandi portavoce degli sfruttati e oppressi, con gli sfruttatori e oppressori che sarebbero, secondo loro, i bolscevichi con a capo Stalin. Anche i fascisti fanno appello alla democrazia. Dicono addirittura di non essere contro i soviet. Vogliono soltanto “libertà di voto senza ostacoli e il diritto di eleggere dei non-partigiani ai soviet”: una richiesta trotskista. I fascisti sono amici delle masse russe? Pensiamo che nessuna persona ragionevole ci crederebbe. Trockij è amico delle masse russe? Alcuni credono di sì, ma il fatto che le sue affermazioni siano così simili a quelle dei fascisti dovrebbe farli dubitare sul suo vero obiettivo. La differenza tra fascisti e trotskisti è questa: l’inganno fascista è facilmente svelabile da chiunque abbia un cervello, mentre l’inganno trotskista non è così facile da svelare, perché è nascosto da frasi “rivoluzionarie”, “marxiane” e persino “leniniste”. In questo sta il pericolo del trotskismo.
Michael Parenti scrisse queste parole nel suo classico del 1997 Blackshirts and Reds. Scrivendo mezzo decennio dopo il rovesciamento del socialismo nell’URSS e nell’Europa orientale, Parenti esaminò il rapporto tra le ideologie reazionarie, in particolare il fascismo, e il capitalismo. Lungo la strada, discusse del ruolo che l’anticomunismo ha svolto. e continua a svolgere, nella sinistra contribuendo a distruggere il movimento socialista minando unità e militanza e indebolendolo ideologicamente e organizzativamente.
Nella corrente principale, l’anticomunismo di sinistra è tipicamente descritto come parte di ristretti dibattiti settari su minuzie storiche tra gruppi di sinistra che coinvolgono leninisti, trotskisti, maoisti, anarchici e accademici marxisti “indipendenti”. In verità, tuttavia, l’anticomunismo di sinistra colpisce l’intero movimento della classe operaia ed è qualcosa che sindacalisti e progressisti affrontano sempre. Tende a provenire da intellettuali piccolo-borghesi che non sono sempre accademici, allontanatisi da sviluppo e spinta della lotta di classe, proiettando una politica apparentemente radicale basata sull’idealismo piuttosto che sulle condizioni materiali.
Nelle circostanze attuali, quando l’equilibrio delle forze di classe favorisce pesantemente il capitale, e il lavoro in genere combatte una battaglia difensiva (sebbene con scintille sempre più militanti), il fascino delle ideologie “pure”, che pretendono di dare percorsi chiari e rapidi tra frustrazioni e delusioni da affrontare, non sorprendono. Ma tali politiche non sono radicate nelle condizioni reali dei lavoratori; sono invece un’astrazione dalla realtà che cerca di coltivare uno “zelo rivoluzionario” basato su programmi e tattiche idealizzati e che non sono ostacolati dalla miriade di contraddizioni con cui ci confronta costantemente l’immenso potere coordinato dal capitale.
Quindi, mentre gli anticomunisti di sinistra parleranno dei “tradimenti” dei partiti “stalinisti” che sostengono ampi fronti popolari contro il fascismo, la storia mostra che queste strategie furono assolutamente necessarie per sconfiggere i flagelli del nazismo in Germania, dell’Estado Novo in Portogallo, il franchismo in Spagna, Pinochet in Cile, il somocismo in Nicaragua, l’apartheid in Sud Africa e altro. Lungi dal tradimento, l’eliminazione di quei regimi fu un passo cruciale e innegabile nella lotta per il socialismo in ciascuno di quei Paesi. Piuttosto che strategie semplicistiche e illusorie basate sul “socialismo puro”, la classe operaia ha un disperato bisogno di impegnarsi, applicare, valutare e chiarire strategie concrete per far avanzare la lotta di classe sia dal centro di produzione (la “fabbrica”) e nell’arena politica.
Questo processo costante è necessario per costruire e approfondire la lotta di classe. Se la miseria e la sofferenza portassero meccanicamente e immediatamente alla coscienza politica, vedremmo molte più rivoluzioni in molti più Paesi. Ma la realtà è che, mentre le effettive condizioni di vita dei lavoratori sotto il capitalismo creano sicuramente le condizioni per sfidare e superare le illusioni sulla continua espansione del capitalismo nel fornire beni, la miseria da sola non può produrre la classe di massa e la coscienza politica necessarie per la lotta rivoluzionaria nel rovesciare il capitalismo e costruire il socialismo. Per questo, dobbiamo impegnarci nell’”analisi concreta delle condizioni concrete”, uno sforzo vigoroso che richiede di esaminare ripetutamente la situazione in continua evoluzione di una data lotta, identificare le contraddizioni chiave in un dato momento e formulare tattiche in grado di unire il maggior numero di persone in azione. Qui, tipicamente, gli anticomunisti di sinistra denunciano tattiche come il “riformismo stalinista” che travia la classe operaia dal percorso per la rivoluzione.
Il marxismo non è una religione
Mentre è vero che il riformismo, che identifica gli interessi della classe operaia col capitalismo e vede lo Stato come un’autorità imparziale, è un’ideologia collaborazionista di classe che va contrastata, la lotta per le riforme è parte integrante della trasformazione rivoluzionaria della società. Come dice il programma del Partito Comunista,”La lotta per le riforme aiuta la classe lavoratrice ad acquisire fiducia ed esperienza, a rafforzare la propria unità e organizzazione, ad approfondire la propria coscienza di classe e a cambiare l’equilibrio delle forze di classe nella società a proprio favore”. Significa, in breve, che la complicata lotta per il cambiamento sociale può richiedere decisioni difficili.
Norman Bethune, pioniere della medicina socializzata e membro del Partito Comunista del Canada, paragonò il processo rivoluzionaria alla nascita: bello e brutto, magnifico e angosciante, sublime e disordinato. La lotta di classe non è un processo ordinato fatto da una ricetta ordinata trovata in un libro di testo o in una pagina di Wikipedia. E questa realtà è precisamente ciò che lascia l’anticomunismo oscuro e in declino. Piuttosto che riconoscere che le lotte reali dei lavoratori e degli oppressi sono un processo dinamico che richiede di vagliare tutti i fattori per concentrarsi sulle questioni centrali, e in cui obiettivi e tattiche immediate possono spesso cambiare, a volte di giorno in giorno, la sinistra anticomunista spaccia l’illusione di un ideale che può essere creato per volontà contro imperfezioni e frustrazioni del mondo reale. In tale processo, gli anticomunisti di sinistra seminano disillusione sulla lotta per riforme immediate (“questo non è abbastanza radicale!”) e nascondono il percorso al cambiamento rivoluzionario (“niente di meno che purezza e perfezione ora!”) secondo l’analogia di Bethune, non ci sono dolori del parto… ma non c’è nemmeno la possibilità di far nascere una nuova società.
Il declino della socialdemocrazia
I sentimenti politici radicali sono una reazione comune ai fallimenti della socialdemocrazia e del riformismo. Di fronte a opportunismo, sindacalismo ed elettoralismo profondamente radicati, è del tutto comprensibile che la gente voglia “spazzare via tutto” e sostituirlo. Ma la domanda chiave è: “sostituirla con cosa?” Per la sinistra anticomunista, la risposta è sostituirla con una retorica superrivoluzionaria punteggiata da visioni di un mondo immaginario in cui non ci sono decisioni difficili e sfumature e, certamente, nessun comunista. Ironia della sorte, spazzando via tutte le realtà della lotta di classe e del lavoro rivoluzionario, la sinistra anticomunista invariabilmente si abbandona al riformismo stesso.
L’esperienza attuale mostra abbastanza chiaramente che i movimenti “super-rivoluzionari” anticomunisti possono nascere rapidamente e in modo drammatico, si pensi a Syriza in Grecia o Podemos in Spagna. Ma tale esperienza mostra altrettanto chiaramente che il distacco teorico di quei movimenti dalla lotta reale, illustrato dal loro invariabile rifiuto della storia del socialismo reale esistente, li portava rapidamente a sostenere il capitalismo e a liquidare la lotta di classe a cui avevano dato eloquente supporto a parole.
L’anticomunismo di sinistra non è altro che uno strumento capitalista utilizzato da elementi del movimento operaio contro la stessa classe operaia. Non dovrebbe sorprendere che un’azione del genere sia sempre e solo a beneficio del capitalismo.
1921-2021: 100 anni di Partito Comunista Cinese
(*)Dave McKee componente del Comitato Esecutivo Centrale del Partito Comunista Canadese e redattore di People’s Voice.
Leggi anche:
Non puoi essere antimperialista se ripeti le menzogne imperialiste