L’ipocrisia degli anticomunisti “libertari”

Sii scettico ogni volta che senti qualcuno descrivere gli Stati socialisti o il marxismo come “autoritari”. Usano una parola che può essere usata per descrivere essenzialmente qualsiasi ideologia o sistema sociale, e diretta solo contro il comunismo per distorcerne la percezione nelle persone.

di Rainer Shea
Traduzione: Alessandro Lattanzio

In Sull’Autorità, Engels osserva la mancanza di sostanza delle argomentazioni che coinvolgere lo Stato nella costruzione del socialismo sia sbagliato perché questo passo sarebbe “autoritario”. Come osservò, qualsiasi rivoluzione è di natura autoritaria, poiché implica il passaggio forzato del potere. Quindi anarchici, liberali e reazionari che attaccano il marxismo per aver appoggiato lo Stato come mezzo per raggiungere il socialismo non si preoccupano di sostenere la “libertà”. Dopotutto, tali gruppi credono nell’autorità come mezzo per promuovere i propri obiettivi politici. Ad essi importa solo rivendicare i propri campi ideologici.

La stessa ipocrisia è presente nelle denunce odierne contro i Paesi socialisti, come la Cina, Corea democratica e Cuba, come “autoritari”, che ovviamente provengono dagli stessi gruppi politici che denunciarono la teoria rivoluzionaria di Marx nel XIX secolo. Dalla rivoluzione russa del 1917, quando il marxismo iniziò ad essere applicato a un grande governo, gli anticomunisti di destra e di sinistra cercarono di affermare che la realtà rivendicava le critiche “anti-autoritarie” del marxismo. Ma tali dichiarazioni su come il marxismo conduca alla tirannia dipendono da due strategie argomentative disoneste: distorsioni della verità su ciò che fanno gli Stati socialisti e rappresentazioni generali dell’esercizio dell’autorità negli Stati socialisti come ingiusto.

Contestare le false affermazioni su ciò che questi Paesi fanno è facile come indicare i numerosi buchi fattuali nella propaganda anticomunista. La menzogna creata dai nazisti su come Stalin affamasse l’Ucraina nell’evento chiamato “Holodomor”, le affermazioni inventate su quanti furono detenuti nei gulag e come fossero le loro condizioni, e le stime non scientifiche di quanti musulmani uiguri siano nelle strutture educative antiterrorismo (così come le affermazioni palesemente false sulle condizioni in queste strutture) sono tutte facili da svelare.

L’argomento anticomunista contro cui è difficile convincere le persone riguarda l’opposizione filosofica all’idea stessa di usare lo Stato per raggiungere il socialismo. Per i “libertari” di destra e di sinistra, c’è qualcosa di intrinsecamente malvagio nell’utilizzare lo Stato per cercare di portare al potere il proletariato. La coercizione statale è vista come ingiusta, o come china verso la tirannia che va evitata. Ma quando tali bugie dietro il meme “il comunismo ha ucciso 100 milioni” vengono tolte dalla conversazione, la vacuità di tali denunce moraliste del marxismo appare evidente. Gli anarchici hanno sempre cercato di usare l’autorità, inclusa quella imposta con mezzi violenti, per realizzare i loro obiettivi. E i socialdemocratici e la destra, che sostengono direttamente gli attacchi imperialisti ai Paesi socialisti, sostengono l’autoritarismo a vantaggio dei propri obiettivi in modi ancora più evidenti.

Quando Bernie Sanders denunciò la Corea democratica come “totalitaria” chiedendo d’imporle altre sanzioni, appoggiò l’uso autoritario della guerra economica al fine di promuovere gli obiettivi imperialisti nella penisola coreana. Quando John Bolton definì gli Stati socialisti dell’America Latina “troika della tirannia”, promuovendo il cambio di regime contro di essi, appoggiò l’imposizione della volontà di Washington sui popoli di questi Paesi che hanno eletto democraticamente i loro governi. Quando Mike Pompeo annunciò a luglio che il cambio di regime è l’obiettivo dell’amministrazione Trump in Cina, mentre la denunciava come “autoritaria”, questa ironia fu di nuovo evidente.

Così per la destra che si oppone al comunismo perché “libertaria” che vuole combattere per la “libertà”, ma che sostiene la repressione delle libertà civili degli avversari politici se ciò rende meno probabile che il comunismo vinca negli Stati Uniti. I “libertari” glorificano Joe McCarthy perché non si preoccupano di proteggere la libertà di pensiero e di espressione, cose che McCarthy ovviamente non si curava di sostenere; cercano solo di sradicare la lotta di classe con ogni mezzo. I sostenitori di Trump che affermano di amare la “libertà” allo stesso tempo sostengono l’arresto dei manifestanti in stile Gestapo di Trump, secondo la loro ideologia politica. Non appena la lotta di classe si intensificherà, i patrioti che affermano di difendere la “libertà” si uniranno allo sforzo di schiacciare dittatorialmente gli anticapitalisti.

La conclusione logica di tale reazione politica è simile al regime di Augusto Pinochet, che ha anche alcuni difensori che affermano di amare la “libertà”. In quest’ultimo anno in Bolivia, l’ipocrisia dei “libertari” anticomunisti si illustrò coll’insediamento di un regime che emula le politiche repressive di Pinochet. A novembre, gli imperialisti statunitensi collaborarono con la destra boliviana per estromettere il presidente marxista-leninista Evo Morales, falsamente affermando che “danneggiasse la democrazia”. Da allora, il regime fondamentalista cristiano, salito al potere col colpo di Stato, utilizza gli squadroni della morte per massacrare i manifestanti indigeni, ritardare per tre volte le elezioni e torturare ed assassinare molti giornalisti e dissidenti politici.

La destra e i liberali che sostengono tale violenza di Stato, così come gli anarchici che sfruttano le misure coercitive per realizzare la loro visione sociale, non sono contrari all’autoritarismo. Cercano solo di usare il termine “autoritarismo” per diffamare i comunisti, mentre l’utilizzano per promuovere le proprie ideologie.

Il termine può essere applicato a qualsiasi ideologia politica volta ad influenzare l’attuale equilibrio di potere. Ma è maggiormente associato al comunismo perché l’idea del proletariato che esercita autorità sulla borghesia è aberrante per la classe dirigente capitalista e per le tendenze politiche individualistiche e idealiste che supportano capitalismo ed imperialismo. È a causa di tale universalità di come l’autoritarismo può essere applicato alla politica che il discorso non dovrebbe concentrarsi sulla dicotomia “autoritario contro libertario”. Dovrebbe concentrarsi su quale classe usa l’autorità per sottomettere l’altra. Quando si pensa in questi termini, vale a dire nei termini marxisti, si riconosce quali sistemi e Paesi fanno del bene concreto per l’umanità.

Il fatto che la Cina utilizzi la censura non prova che il governo cinese sia una forza malvagia a cui bisogna opporsi; dimostra che la Cina ha dovuto limitare la propaganda bigotta che gli imperialisti spacciano.

Il fatto che la Corea democratica proibisca ai visitatori esteri di avventurarsi dalle vie turistiche approvate, non prova che il Paese sia una dittatura tirannica con qualcosa di sinistro da nascondere; mostra quanto il Paese debba essere cauto nei confronti di potenziali spie e sabotatori nella campagna implacabile della CIA per minare il socialismo coreano.

Censura e leggi dei Paesi capitalisti, tuttavia, lavorano per imporre la dittatura della borghesia su poveri e classi lavoratrici.

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Sii scettico ogni volta che senti qualcuno descrivere gli Stati socialisti o il marxismo come “autoritari”. Usano una parola che può essere usata per descrivere essenzialmente qualsiasi ideologia o sistema sociale, e diretta solo contro il comunismo per distorcerne la percezione nelle persone.

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