Mentre l’Occidente affonda, Cuba continua a mostrarci la strada

Dopo la Von der Leyen alla Commissione europea e La Legarde alla BCE, un’altra casella del potere (Giorgia Meloni, ndr) verrebbe ricoperta da una donna, rendendo evidente come questo sistema non offre alcun orizzonte di emancipazione ma che anzi il capitalismo non si fa problemi di genere quando c’è bisogno di gestire il potere e scaricare la crisi sulle classi popolari, sui giovani, sugli stranieri, sulle donne.

Cuba invece, contrariamente all' 'Occidente', continua ad espandere il suo esercizio democratico e partecipativo all’interno della costruzione socialista

Con la vittoria delle destre (in Italia, ndr) a trazione FdI, Giorgia Meloni potrebbe diventare la prima premier della storia della penisola.

Se così fosse, dopo la Von der Leyen alla Commissione europea e La Legarde alla BCE, un’altra casella del potere verrebbe ricoperta da una donna, rendendo evidente come questo sistema non offre alcun orizzonte di emancipazione ma che anzi il capitalismo non si fa problemi di genere quando c’è bisogno di gestire il potere e scaricare la crisi sulle classi popolari, sui giovani, sugli stranieri, sulle donne.

Da Draghi alla Meloni il passaggio delle consegne sarà pacifico e scontato, non vi sono infatti divisioni su quali siano gli interessi economici e i posizionamenti internazionali da difendere.

A Cuba invece pochi giorni fa si sono recati alle urne più di 6 milioni di elettori, il 74%, ed è stato approvato con il 67% il nuovo Codice della famiglia. L’ultima tappa di un lungo processo democratico che evidenzia i punti di forza del sistema politico cubano e che, come dichiarato dal presidente Diaz-Canel, ha avuto a che fare con la costruzione di una norma equa, necessaria, aggiornata, moderna, che dà diritti e garanzie a tutte le persone e alle diversità delle famiglie.

Per inserire nella Costituzione la figura del matrimonio tra persone dello stesso sesso, la possibilità di gestazione solidale, la multiparentalità e altri diritti, ci sono stati ampi dibattiti, che hanno portato a venticinque versioni dello stesso progetto, una prima consultazione popolare conclusasi a maggio a cui hanno partecipato 6.481.200 elettori con 336.595 interventi in più di 79.000 incontri.

Il testo viene così approvato dopo due processi di partecipazione cittadina – uno di consultazione popolare e l’altro di referendum – e che è quindi frutto del dibattito popolare, del bisogno sociale, del riconoscimento dell’eterogeneità della nostra società.

Cuba quindi continua ad espandere il suo esercizio democratico e partecipativo all’interno della costruzione socialista, mentre da noi vediamo solo l’arretramento sociale, culturale e politico dell’Occidente. Nessuna emancipazione verrà da questo sistema economico-sociale, sicuramente non basta mettere una donna al governo, né far finta di essere diversi quando si porta avanti la stessa agenda politica, ma bisogna mettere in discussione tutto. Come ci insegna Cuba, esempio che continueremo a seguire nelle piazze, nelle scuole, nelle strade.

Pubblicato in Cuba, Internazionale

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