Minà: i giovani sono pronti. Cuba rinascerà da loro

 24/08/2011 – COLLOQUIO
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Gianni Minà, 73 anni: il film "Cuba nell’epoca di Obama" sarà alla Mostra il 7 e l’8 settembre

"Porto a Venezia l’isola ai tempi di Obama"
FULVIA CAPRARA

ROMA
Mille chilometri, dall’Avana a Guantanamo, per conoscere e raccontare «quella gioventù colta e piena di speranze che a breve dovrà inevitabilmente succedere ai vecchi combattenti della Revolucion». L’ultimo viaggio di Gianni Minà, 73 anni, giornalista che ha conservato intatti la passione e l’entusiasmo di un ragazzino, è diventato un film in due parti, Cuba nell’epoca di Obama il 7 e l’8 settembre alla Mostra di Venezia, per le Giornate degli autori: «Un’isola che ha smentito tutte le previsioni. Ne abbiamo sempre prospettato la fine, e invece siamo arrivati al rischio default per gli Usa». Che ha salvato Cuba dal crollo annunciato? Minà lo spiega con i fatti, e immagini, le interviste: «Fidel Castro è fuori dalla scena politica da quasi sei anni, quando non ci sarà più non succederà niente di quello che alcuni hanno finora immaginato. Esiste già un nuovo apparato politico giovane, colto, educato alla solidarietà, poco attratto dalle lusinghe del mercato».
Dopo aver resistito all’embargo Usa per 50 anni, l’isola è pronta per guardare al futuro in piena autonomia, animata anche dalla fiducia nel «primo presidente di radice africana, Obama, che ha dichiarato di voler cambiare politica, non solo per quel che riguarda Cuba, ma per tutta l’America Latina». Le speranze si leggono negli occhi dei ragazzi filmati nel mausoleo di Che Guevara a Santa Clara, in quelli degli alunni della Scuola d’Arte di Bayano, dell’Università, della Scuola di Medicina latinoamericana,dove si formano i medici dei Paesi del Terzo Mondo, e in quella di Cinema di San Antonio de los Banos dove Gabriel Garcia Marquez insegna scrittura creativa: «All’attrazione verso i consumi si contrappongono la coscienza e la conoscenza, le ultime generazioni sono tutte acculturate, composte in gran parte da laureati». Il passato, naturalmente, ha il suo peso, Guantanamo esiste tuttora, e, non a caso, nel film, si ripetono scene che testimoniano le difficoltà di trasporto dei cittadini: «L’embargo è stato condannato per 18 volte da più di 180 Paesi, ogni anno a ottobre, si ripete la stessa sentenza e non succede mai niente. Le certezze del capitalismo non sono più tali, forse è arrivata l’ora di finirla anche con l’embargo». Il ruolo del presidente Obama è cruciale: «La qualità dei suoi discorsi testimonia la volontà di riprendere un dialogo interrotto». Jimmy Carter, 86 anni, «l’unico ex-presidente americano veramente etico e credente» potrebbe essere il tramite per l’apertura del dialogo. Lo dimostra, dice Minà, la sua recente visita a Castro, un «incontro tra due leader ultraottantenni, probabilmente convinti che il tempo delle incomprensioni possa terminare». La descrizione di un presente effervescente e vitale è scandita dai versi di cantautori come Silvio Rodriguez, Pablo Milanes e Gerardo Alfonso, dalle riflessioni del poeta Roberto Fernandez Retamar, dell’ex étoile della danza mondiale Alicia Alonso, di Harry Villegas detto Pombo, generale di brigata in pensione che fu al fianco di Che Guevara durante la Rivoluzione, in Africa e in Bolivia, e di Abel Prieto, scrittore, poeta e ministro della Cultura di Cuba.
A Venezia Minà promette partecipazioni di protagonisti. E’ contento, fiducioso ed energico come sempre, ma ha un cruccio: «Per la Rai – dice – è come se non fossi mai nato. Da 12 anni sono assente dai suoi schermi, tre anni fa avevo convinto il direttore di Raitre Paolo Ruffini a recuperare una decina di puntate di Blitz, ma poi non è stato possibile andare avanti». Certo non si tratta di un problema di fondi: «Baudo, scherzando, mi rimproverava, diceva “Gianni, i tuoi programmi costano troppo poco”». 

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