Oggi a Cuba abbiamo un altro Pablo gigante, un vero amico di Nicolás che, se dovesse scrivere le sue memorie, potrebbe benissimo, senza esitazione, chiamarle Confesso che ho resistito. E il fatto è che Pablo Armando Fernández (Delicias, Cuba, 1930) – lo stesso che, con la chiave in mano, aprì per la prima volta il grande cancello della casa che sarebbe diventata la sede dell’Unione degli scrittori e artisti di Cuba, UNEAC – ha oggi 91 anni, dopo una lotta angosciante contro tutti i demoni, la solitudine e l’oblio.

Sabiduría (Saggezza). Ritratto di Pablo Armando Fernández. Acrilico su tela. 130-x-97-cm. di Carmen Mir. Foto: Internet

Circa sei o sette anni fa, al ritorno da una delle mie escursioni, ho scritto:

Mentre ti guardavo camminare sulla Quinta Avenida m’immaginavo come fossero i passi della vita. Durante i primi giorni delle nostre coincidenze nelle pratiche sportive mattutine, ti ho visto camminare, quello che si potrebbe definire un buon passo, un buon ritmo.

C’erano giorni in cui non ti vedevo e non mi preoccupavo, il fatto è che apparivi sempre con i tuoi pantaloncini e le tue calze corte mostrando quegli stinchi flaccidi da tanto camminare nella vita.

Ti ho visto camminare, rallentando poco a poco, graduatamente. Con il passare dei giorni i passi si facevano più corti, più lenti e io ero preoccupato. Ti ho visto camminare come fa la vita.

Un giorno mi sono fermato a guardarti mentre stavi per cedere, pensavo che ti saresti seduto su una delle panchine del viale, ma tu continuavi, io aspettavo che ti fermassi, ma tu continuavi con la tenacia di chi combatte contro il tempo e io pensavo alla vita del cazzo che ti stava lasciando, alla vita del cazzo che ci sta lasciando mentre le macchine vanno e vengono, indifferenti davanti un vecchio poeta saggio che ci sta lasciando sulla Quinta Avenida mentre le macchine e la gente vanno e vengono.

Il poeta, romanziere, saggista e drammaturgo cubano Pablo Armando Fernández con lo scrittore ticinese Alberto Nessi, Coldrerio, 2009. Foto: Archivio

Pablo Armando Fernández dovrebbe essere sempre presente nella memoria di chi gli è grato e anche di chi non lo è. Un vecchio proverbio africano dice che “la gratitudine è la memoria del cuore“.

Pablo Armando Fernández conversa con membri della Sezione Ticino, Lugano, 2009. Foto: Archivio

Pablo Armando è e sarà sempre Pablo Armando, non importa chi lo dimentica. Ci sono le sue opere, i suoi premi, la sua amicizia con Fidel, i suoi amati figli che lo accompagnano e si prendono cura di lui. E, soprattutto, la sua vita; quella vita che un giorno è nata per non morire mai.