Percorsi per un movimento panafricano socialista

Preferiamo un solo passo con il Popolo
che 10 passi senza il Popolo
Thomas Sankara

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Un libro recentemente pubblicato dalla casa editrice Vita books,  Essays on Pan-Africanism (Saggi sul panafricanismo), a cura di Shiraz Durrani e Noosim Naimasiah, contiene saggi sul panafricanismo scritti da intellettuali panafricanisti in varie epoche. Nella prefazione del libro, il Prof. Issa Shivji afferma che gli scritti sul panafricanismo non vengono mai datati perché il desiderio di libertà degli africani di tutto il mondo continua a bruciare, a volte affievolendosi fino a diventare un bagliore, altre volte brillando, ma senza mai spegnersi nonostante i forti venti.

Fonte (inglese): Steps to a Socialist Pan-African Movement
Traduzione e aggiunte: GFJ

Il libro presenta diversi capitoli che risalgono alla pubblicazione di Abdool Karrim Essack nel 1993. Ciononostante, c’è un capitolo importante sulla necessità di costruire un movimento panafricano socialista, scritto da Shiraz Durrani, che è fondamentale da comprendere nella lotta odierna, segnata dal neoliberismo e dall’ascesa del fascismo. A continuazione, il capitolo:

Percorsi per un movimento panafricano socialista

Fresque à Brazzaville, Congo, 2021 (détail). Photographie : Phidias Aka-Evy

Mentre il capitalismo e l’imperialismo hanno cambiato le loro tattiche per rinfocolare l’assalto alle forze di resistenza in Africa, utilizzando forme diverse di attacco nel corso del tempo per adattarsi alle mutevoli situazioni, molti nel movimento panafricano non sono riusciti a cambiare le loro prospettive e le loro azioni, in parte a causa dell’imperialismo che ha impiantato i suoi sostenitori come “leader” nei Paesi africani, nei mass media e nei campi educativi e culturali. Il panafricanismo del XXI secolo deve tenere conto della mutata situazione odierna rispetto a quella che prevaleva all’epoca del V Congresso panafricano del 1945.

È necessario tenere conto dei nemici all’interno dell’Africa, sotto forma di Stati nazionali creati dall’imperialismo e dei loro leader installati dall’imperialismo che favoriscono il capitalismo e sono controllati dall’imperialismo in cambio di ricchezza, potere e prestigio trafugati.

È indispensabile considerare la netta divisione di classe all’interno dell’Africa; della forza armata scatenata dagli Stati nazionali africani e dai loro leader contro i lavoratori africani, contro coloro che resistono al capitalismo e all’imperialismo nella loro vita quotidiana; delle politiche governative volte a conquistare le menti della classe operaia africana, un processo iniziato sotto il colonialismo, in modo che sia la classe operaia e tutti i lavoratori a vedersi negare la propria storia di resistenza, mentre le loro menti vengono riempite dai miti imperialisti sul terrorismo, sulle armi di distruzione di massa e sui mali del socialismo e del comunismo.

Il panafricanismo socialista popolare non potrà essere realizzato finché non sarà chiaro che il nemico è il capitalismo e l’imperialismo, che i loro agenti siedono negli uffici governativi di tutta l’Africa, che sono le istituzioni finanziarie e le forze armate dell’imperialismo a controllare il futuro del continente, che solo un panafricanismo socialista può soddisfare le esigenze dei lavoratori africani. Ecco quindi alcune riflessioni per creare le condizioni per un panafricanismo socialista.

Liberare l’Africa attraverso la liberazione della storia africana

Liberare la storia africana è forse il primo passo per liberare l'Africa

Non sono solo le vite, i mezzi di sostentamento, la terra, il lavoro e le risorse dell’Africa a essere distrutti. Anche la storia dell’Africa prima e dopo l’invasione del continente è stata distrutta. È come se non ci fosse vita umana in Africa prima dell’arrivo dei colonialisti, ma solo animali che vagano nei vasti spazi. Ancora più significativo è ciò che è stato distrutto nella storia della resistenza al colonialismo, alla schiavitù, all’imperialismo che non si può trovare per esteso in nessuna biblioteca. Ciò solleva alcune domande: i popoli africani sono rimasti passivamente seduti mentre i loro figli e figlie venivano ridotti in schiavitù? Quando i loro Paesi sono stati conquistati con la violenza? Essi non hanno reagito? Non hanno opposto resistenza? Non hanno sviluppato modi ideologici, politici, sociali, culturali e di altro tipo per resistere allo sfruttamento e all’oppressione che si abbattevano su di loro da parte del capitalismo selvaggio e dell’imperialismo?

Nascosti sotto il profondo oceano di menzogne coloniali e imperialiste, si trovano i documenti di tutte le lotte, della resistenza che le popolazioni hanno affrontato, sia in Africa che nelle Americhe. I documenti nascosti mostrano anche la vergognosa collaborazione dei connazionali che è stata utilizzata dalle forze di invasione. La tendenza continua anche dopo l’indipendenza, quando i figli e le figlie dei collaborazionisti – le guardie domestiche – ricevono il potere e possono governare per la causa dell’imperialismo.

Sono arrivati con le armi, la Bibbia e il capitalismo. Lo sfruttamento per la crescita europea e nordamericana richiedeva una rapida iniezione di capitalismo. Così, le persone vennero divise dai popoli in modo che alcuni servissero gli interessi dei capitalisti mentre altri venivano lasciati a lottare e a morire di fame. La maggioranza delle persone – operai e contadini – rimase povera, ma fu costretta dalla pressione economica a contribuire con il proprio lavoro all’arricchimento dei nemici di classe locali e globali.

Questa storia deve essere raccontata. Liberare la storia africana è forse il primo passo per liberare l’Africa. Le due lotte sono collegate e l’una non può essere realizzata senza l’altra. La domanda allora è: quando e come l’Africa si libererà dalle nuove forme di sfruttamento e oppressione inventate dall’imperialismo e dal capitalismo? Questa domanda è centrale per un movimento panafricano socialista.

La creazione di una nazione africana non porterà alla liberazione

 "Non agonizzate, organizzatevi!"

Il 7° Congresso panafricano ha lanciato lo slogan “Non agonizzate, organizzatevi! Le organizzazioni sono essenziali per la liberazione. Tuttavia, è necessario chiarire il tipo di organizzazione e lo scopo delle organizzazioni. Il primo punto da comprendere è che non ci sarà alcun sostegno alla liberazione dell’Africa da parte degli Stati nazionali creati dal colonialismo e dall’imperialismo nel 1884. Manji (2020) lo spiega chiaramente:

lo Stato era esso stesso uno Stato coloniale, creato per servire, proteggere e promuovere gli interessi del potere imperiale e del suo entourage di corporazioni e banche. Quello Stato aveva il monopolio dell’uso della violenza. Aveva forze di polizia, eserciti e polizia segreta e usava la forza e, dove necessario, la violenza, per proteggere gli interessi del modo in cui il capitalismo operava nelle periferie. E gli interessi che le nazioni africane di oggi proteggono non sono quelli dei lavoratori dell’Africa. Proteggono gli interessi del capitalismo e della finanza internazionale. I “leader” di questi Stati, che siano arrivati al potere con “elezioni”, mezzi militari o altro, non sono i leader dei lavoratori africani, nonostante la loro propaganda e i miti dell’imperialismo. Qui sta la prima lezione per il panafricanismo: Non dipendere dagli Stati africani e dalle sue organizzazioni “unitarie” (Unione Africana, tra le altre) per liberare i popoli dell’Africa occupata. Cercate alleati tra i lavoratori di tutta l’Africa.

In Africa è guerra di classe

"Non dipendere dagli Stati africani e dalle sue organizzazioni "unitarie" (Unione Africana, tra le altre) per liberare i popoli dell'Africa occupata. Cercate alleati tra i lavoratori di tutta l'Africa."

Il pensiero, gli slogan e le idee utilizzati prima dell’indipendenza nella fase anticoloniale erano appropriati per le condizioni dell’epoca, ma non sono più validi oggi. Tutti gli africani hanno fatto parte, in misura minore o maggiore, della resistenza contro il colonialismo e hanno cercato o combattuto per l’indipendenza. Dietro questa facciata di unità africana si nascondeva la bomba a orologeria lanciata dal capitalismo e dall’imperialismo: la creazione e il sostentamento di una classe di compradores che doveva la sua esistenza e la sua sopravvivenza non al lavoro e alla terra dell’Africa, ma al capitale finanziario, alle imprese transnazionali e ai governi capitalisti in Europa, in America e nel mondo “libero” che rappresentano gli interessi del capitale finanziario. La natura di classe della società africana è stata esposta pienamente solo dopo l’indipendenza, che è stata tracciata in termini capitalistici e imperialistici. Il Kenya ne è un triste esempio. Kenyatta e il KANU-B (dopo l’epurazione del vero KANU radicale) sono stati visti da alcuni al momento dell’indipendenza come la soluzione dei problemi creati dal colonialismo, nella speranza che offrissero la visione per cui Mau Mau aveva combattuto. Ma era troppo tardi per prendere misure preventive quando questa realtà divenne evidente a tutti. Kenyatta e la banda hanno usato tutto il potere e la forza armata che l’imperialismo ha concesso loro per accaparrarsi terre, risorse, industrie e manodopera del Kenya, proprio come aveva fatto il colonialismo. Tutti coloro che si sono schierati con la banda sono stati ricompensati in vari modi, mentre tutti coloro che si sono opposti sono stati brutalmente repressi. La realtà era ormai evidente a tutti: i nuovi nemici del popolo erano la classe dirigente dei compradores che governava per arricchirsi e per proteggere gli interessi capitalisti e imperialisti.

Questa situazione è uguale o simile in tutti i Paesi dell’Africa. Gli Stati nazionali divisi non hanno alcuna possibilità di reclamare l’indipendenza africana. Solo un panafricanismo socialista di popolo ha una possibilità di successo.

È una guerra ideologica: capitalismo o socialismo.

Thomas Sankara, il Che Guevara d'Africa e Patrice Lumumba, l'eroe dell'indipendenza del Congo, due grandi Africani, uccisi dai nemici dell'Africa. (leggi)

Il panafricanismo deve basarsi su una chiara piattaforma ideologica. Uno dei motivi per cui non ha fatto progressi è la divisione creata dal colonialismo che ha diviso gli africani in sostenitori del capitalismo e sostenitori del socialismo. L’imperialismo ha usato il suo potere politico, sociale e militare per garantire che i sostenitori del socialismo fossero sconfitti o eliminati. La divisione ha paralizzato anche i movimenti panafricani, poiché non è stato possibile agire a causa di queste divisioni “naturali“. Il panafricanismo, se vuole avere un significato per i lavoratori, deve rifiutare il capitalismo che arricchisce pochi e impoverisce molti, a favore del socialismo che solo può portare all’uguaglianza e alla giustizia per i molti.

Il Movimento Panafricano Socialista

L’imperialismo e i suoi alleati locali africani sono impegnati a eliminare o emarginare i leader favorevoli al socialismo e che godono del sostegno delle masse popolari. Lo stesso fanno con le organizzazioni panafricane progressiste. Non è più possibile affidare a pochi individui la guida del panafricanismo. È giunto il momento che i lavoratori assumano la guida collettiva dell’Africa. Che ci siano migliaia di leader del panafricanismo popolare, in modo che l’eliminazione di alcuni non paralizzi le loro organizzazioni. Il movimento socialista panafricano deve lavorare in superficie e in clandestinità per organizzare le persone e costruire un’organizzazione forte e unita in tutta l’Africa. Deve creare un migliaio di Istituti Lumumba per formare i suoi attivisti ideologicamente, politicamente e in altri ambiti. Deve creare mille biblioteche Ukombozi, mille Vita Books, tutti uniti per raggiungere un obiettivo comune: un’Africa unita e socialista. Che i nuovi attivisti acquisiscano esperienza nell’azione per trovare una via d’uscita dalla terribile giungla in cui l’imperialismo ha gettato l’Africa. Che mille colpi paralizzino il mostro imperialista. I giovani africani hanno dimostrato in molti modi di essere pronti per le prossime battaglie. Che siano loro a guidare l’Africa verso una nuova alba. Lasciate che le donne attiviste progressiste portino lo stesso fardello degli uomini, come hanno sempre fatto. Sono il potere nascosto per liberare l’Africa.

Unità tra locali e panafricani

Lasciate che le donne attiviste progressiste portino lo stesso fardello degli uomini, come hanno sempre fatto. Sono il potere nascosto per liberare l'Africa.

Manji (2020) dice, correttamente: “Oggi rimane la sfida di costruire forti movimenti di sinistra e di classe operaia“. Un movimento socialista panafricano non può crescere nel vuoto. Deve essere costruito sui movimenti operai locali, nazionali e regionali. Ci devono essere movimenti locali simultanei (sotterranei, se necessario) che possono dare forza a quello continentale e, in cambio, ricevere forza dalle lotte in tutta l’Africa. La lotta è ovunque ci si trovi. Quando un migliaio di lotte operaie locali avranno luogo, emergerà un movimento operaio panafricano. È una lotta lunga e dura. Ma l’imperialismo non è stato costruito in un giorno. E non sarà sconfitto in un giorno.

 


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