Quando si scuserà il New York Times per i crimini del suo paese all’estero (che da anni avalla su Jugoslavia, Iraq, Libia, Afghanistan, Siria, Ucraina, Venezuela, Cuba, Nicaragua….)?


La Redazione
06/06/2020

Quando si scuserà il New York Times per i crimini del suo paese all'estero (che da anni avalla)?

Dopo aver difeso, avallato e sostenuto i terroristi, jihadisti e mercenari al soldo del suo paese che da anni compiono crimini in decine di stati.

Dopo aver coperto con fake news palesi le guerre di conquista del suo paese che hanno prodotto milioni tra morti e profughi in decine di stati.

Dopo essere stato il velo liberal ai crimini più efferati degli Stati Uniti, ora il New York Times si scusa.

Ma non per quello che ha scritto e avallato su Jugoslavia, Iraq, Libia, Afghanistan, Siria, Ucraina, Venezuela, Cuba, Nicaragua….

No. Si scusa perché i suoi lettori, molti dei quali sostengono “liberalmente” quei crimini all’estero, si sono indignati per un articolo ospitato dal NYT a firma Tom Cotton – senatore repubblicano dell’Arkansas – che sosteneva l’uso dei militari contro i manifestanti negli Stati Uniti.

Per il barbaro assassinio della polizia di Minneapolis di George Floyd, è iniziata una brutale repressione, come brutale è stata sempre la repressione anche in epoca Obama (in quel caso perché i lettori del NYT non si indignavano?). Criminale la repressione di Trump, come criminale è sempre stata la polizia anche in epoca Obama, in un paese in cui, anche sotto la presidenza Obama, le minoranze più che come esseri umani sono considerati servitori degli interessi economici delle multinazionali private che gestiscono le carceri.

Negli Stati Uniti, con il silenzio complice delle Ong finanziate dallo Zio Sam preoccupate di Hong Kong e Venezuela, c’è, infatti, la maggiore popolazione carceraria al mondo e perlopiù ispanici e afro-americani. C’è oggi, come in epoca Obama.

File:Barack Obama, Donald Trump, Joe Biden at Inauguration 01-20 ...

“CI SONO VOLUTE le proteste di numerosi lettori e di circa ottocento impiegati del giornale, inclusi molti reporter, che hanno minacciato di abbandonare la redazione venerdì”, scrive oggi il Manifesto esultando della notizia che riporta ordine nel tempio “liberal”, dimenticandosi di ricordare che quando le truppe vengono mandate all’estero, quando si finanziano terroristi contro stati sovrani, quando si pilotano droni contro bersagli civili a migliaia di miglia, quegli 800 impiegati continuano a compiere servilmente il loro mestiere.

La differenza tra Cotton e il New York Times  – e il Manifesto che oggi esulta per le scuse dopo la reazione “liberal” – è che Cotton svela il vero volto degli Stati Uniti senza veli liberal o ridicole spruzzate di chi ipocritamente vuole farvi ancora credere che Biden (Obama) sia meglio di Trump. Sono la stessa identica cosa e a volte è Meglio il nemico dichiarato che il finto amico, bastione ultimo e più pericoloso di un regime oligarchico brutale.

Pubblicato in Attualità, Internazionale

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