Quattro anni di violenza contro Assange e di beffa della cosiddetta “libertà di stampa”.

Parlamentari britannici si sono uniti alla richiesta di non estradare il fondatore di Wikileaks Julian Assange negli Stati Uniti, quattro anni dopo il suo brutale arresto nell’ambasciata ecuadoriana a Londra.

Fonte:
Traduzione e aggiunte: GFJ

 Una recente foto di Assange che circola sui social media. Foto Twitter.

Da quell’11 aprile 2019, Assange è stato trasferito nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, dove rimane praticamente in isolamento, con pochissime visite solo da parte della sua famiglia e dei suoi avvocati, e la sua salute fisica e psicologica si sta deteriorando.

Nel frattempo, si continua a dibattere sulla richiesta di estradizione da parte di Washington nei confronti del giornalista che ha denunciato i crimini commessi dai funzionari del Pentagono in Iraq e in Afghanistan con il pretesto della falsa “lotta al terrorismo” e ha portato alla luce le atroci torture subite dai prigionieri detenuti illegalmente nel territorio occupato dalla base navale di Guantánamo, usurpata a Cuba.

Il processo è in fase di appello dopo che il Ministro degli Interni britannico Priti Patel ha approvato l’estradizione di Assange il 17 giugno dello scorso anno.

Negli Stati Uniti, il giornalista deve rispondere di 18 capi d’accusa relativi a una presunta associazione a delinquere finalizzata all’intrusione informatica e alla divulgazione di documenti classificati, e dovrebbe scontare una pena detentiva talmente elevata che non gli basterebbero gli anni che ancora gli restano da vivere

Inoltre, la difesa ha ribadito che in quella sede (gli USA) non ci sarebbero le condizioni per salvaguardare la sua integrità.

Alcune di queste verità sono contenute nella lettera che i parlamentari britannici hanno scritto martedì (11 aprile) al procuratore generale degli Stati Uniti Merrick B. Garland, chiedendo la cessazione dell’azione penale, richiesta già avanzata da membri del Congresso di altri Paesi e da voci a favore della giustizia.

Secondo il sito web publico.es, dopo aver parlato con Aitor Martínez, avvocato di Assange, la difesa ha presentato un ricorso e, se respinto, potrebbe rivolgersi alla Corte Suprema e, “se necessario“, presenterebbe un altro ricorso alla Corte Europea dei Diritti Umani.

Davanti all’Alta Corte sono stati esaminati elementi come “il principio della doppia incriminazione, ossia se la legge sullo spionaggio del 1917 sia applicabile nel Regno Unito a un giornalista per aver semplicemente pubblicato informazioni veritiere provenienti da fonti legittime. O il principio di proporzionalità, con potenziali pene di 175 anni di carcere solo per il giornalismo investigativo”, ha spiegato Martínez a publico.es.

Il vero “crimine” di Assange è stato quello di adempiere alla massima giornalistica del dovere di informare e, con la sua incarcerazione, il bistrattato principio, così manipolato da Washington, della cosiddetta libertà di espressione viene violato ogni giorno: la sua validità è sempre più messa in discussione.

Nuove fughe di notizie

Jack Teixeira

Questo nuovo anniversario dell’arresto di Assasnge coincide con la rivelazione di documenti segreti relativi al ruolo degli Stati Uniti nel conflitto tra Russia e Ucraina, che alcuni media hanno da subito accolto come la rivelazione più importante dopo la divulgazione di Edward Snowden nel 2013 di documenti dell’Agenzia per la sicurezza nazionale, che ha seguito le pubblicazioni di WikiLeaks.

Il sospetto autore delle nuove fughe di notizie è stato identificato dal procuratore generale degli Stati Uniti come Jack Teixeira, un giovane dipendente della Guardia Nazionale dell’Aeronautica degli Stati Uniti e leader del gruppo di chat online in cui i documenti sono apparsi per la prima volta. Teixeira, riporta Página 12, è stato arrestato “senza incidenti” a North Dighton, nel Massachusetts, durante un arresto trasmesso dalle reti televisive.


Vedi anche su www.cuba-si.ch/it:

Julian Assange e Ana Belén Montes, esempi di dignità

“Diritti umani”? Sapete perché Navalny è in carcere? E Assange?

Mumia Abu Jamal: “Julian Assange è prigioniero di una vendetta politica.”

Pubblicato in Attualità, Internazionale

ATTUALE

ARCHIVI