Il mondo oggi senza il contrappeso della Cina scivolerebbe nel baratro unipolare dell’imperialismo americano, legato a doppio filo con quello europeo, dove il controllo militare e finanziario di questi non avrebbe nessun competitor per tenerlo a freno.
di Lenny Bottai (da Facebook)Fonte: https://www.lantidiplomatico.it/
Ogni tanto sui post mi si chiede conto delle mie posizioni sulla Cina. Io come tutti ho sentito sempre un sacco di cose, prima di analizzare la situazione stimolato da parole di grandi come Chávez o Castro e di approfondire diversi temi, di conoscere chi ci vive o ci lavora per cercare riscontro tra le notizie e la realtà che emerge, sempre ben diversa dal pensiero generale instillato dalla narrazione imperialista.
Non è un’analisi politica, sia chiaro, complessa e impossibile da fare sui social, ma un paradigma da ricalcare ogni volta che sento dire che “il comunismo è passato”, che il “comunismo ha fallito”, che “l’URSS non esiste più da trent’anni come la DDR”.
La Cina si appresta a vivere il centenario del PCC con dei risultati economici e sociali impressionanti. La seconda se non la prima potenza mondiale. Gli stipendi hanno centuplicato le condizioni di origine delle riforme (1978) che hanno dato il via al socialismo di mercato. Lo stipendio medio è più alto di quello europeo. L’età pensionabile è più bassa della nostra (per le donne 55 anni per colletti bianchi, 50 per i blu). Hanno sollevato dalla povertà 100 milioni di poveri, 770 milioni di persone appartenenti alla popolazione indigente delle zone rurali sono state sollevate dalla povertà in accordo agli standard attuali. Cito “Ricordiamo che, secondo lo standard di povertà internazionale adottato dalla Banca Mondiale, la popolazione cinese liberata dalla povertà rappresenta oltre il 70% di quella mondiale nello stesso periodo. Nelle aeree rurali sono stati costruiti o ricostruiti 1,1 milioni di chilometri di strade e 35.000 km di ferrovie. Il tasso di affidabilità della fornitura di elettricità nelle zone povere ha raggiunto il 99%” (fonte il Giornale non il Manifesto dai dati mondiali ineludibili sugli sviluppi economici e strutturali nel mondo).
E’ l’unico paese che attualmente garantisce la sopravvivenza di quelli socialisti come Cuba, Venezuela, Nicaragua, Bolivia, i quali altrimenti sarebbero schiacciati dalla prepotenza dell’imperialismo nord americano e europeo che esercita blocchi e sanzioni, e si rifiuta di sospenderle anche sotto Covid (v. recente voto ONU).
In questa pandemia hanno dimostrato un’enorme capacità prima di contenimento e organizzazione, di coscienza collettiva, poi hanno inviato milioni di vaccini, respiratori e mascherine, molti dei quali gratuiti per le zone povere del mondo. Parliamo di un paese che è grande e conta tanti abitanti quanto tutta l’Europa e tutto il Nord America messi insieme che è riuscito anche a gestire una situazione interna non facile.
Detto ciò, la Cina non è un paese perfetto, sia chiaro. Lo ripeto non è un’analisi politica. Per chi volesse sollevare questioni di carattere ideologico dico che con lo stesso parametro neppure l’URSS e la DDR degli ultimi anni sarebbero sovrapponibili alle idee di origine (forse da qui si dovrebbe capire tanto dei cambiamenti di questo paese).
Ma capirete che di fondo, a fronte di questi risultati, di questi atteggiamenti geopolitici, di ciò che si vede da delle banalissime foto, ed a fronte del simbolo che porta questo paese, ogni media nostrano – proprio come avveniva per l’URSS ai tempi – mira sapientemente alla disinformazione ed alle fandonie?
Dopo viene l’analisi politica (a chi interessa) nella quale non mi addentro perché Facebook non è adatto a compensare le difficili analisi, ma voglio solo dare una risposta a chi non si accorge come mai siamo costretti a fare spesso da avvocati alla Cina oggi.
Ecco il perché di tanti luoghi comuni, ecco il perché delle campagne di disinformazione come sullo Xinjiang che arrivano fino a Le Iene e ai Cartoni Morti. Ecco perché ci sono “i campi di lavoro forzato” dove si raccoglie il cotone e H&M e Nike lo boicottano (ma che in realtà è raccolto in automazione). Ecco perché la Cina “ha creato il virus in laboratorio“. Ecco perché “viene dai pipistrelli che mangiano“. Ecco perché in Cina si mangia il cane ma l’80% dei cinesi non lo ha mai mangiato ed è contraria, ma è una zona remota e rurale dove (purtroppo) succede, come in altri 21 paesi al mondo mai citati. Ecco perché la Cina “ha ucciso il primo dottore che ha scoperto il CoronaVirus” ed ha arrestato una giornalista (ho già scritto su questa fandonia). Ecco perché il controllo sociale, i crediti sociali per accedere ai crediti (meglio una società dove hai denaro se ne hai già?). Ecco perché il 5G del controllo globale. Ecco perché in Cina si lavora 15 ore al giorno quando il contratto nazionale ne prevede 40 ore settimanali e straordinari possibili pagati al 150%. Ecco perché la Cina sta spolpando l’Africa (l’Europa e gli USA no….) mentre è l’unica che in piena pandemia gli cancella il debito e gli invia i vaccini. Ecco perché la Cina è il paese che inquina di più al mondo anche se il trucco è che l’analisi non è per procapite essendo il più popolato al mondo, altrimenti si scopre che perfino il Dubai inquina di più, e non si dice che è quello che veramente ha investito di più in energia verde. Ecco perché i cinesi sono la nuova minaccia nel mondo a livello militare ma nelle loro acque si esercita provocatoriamente la NATO e loro non hanno basi ovunque.
Lo ripeto, sia fissato, registrato, NON è un’analisi politica ma una spiegazione al fatto del perché è necessario – per valutare – creare un filtro tra voi e il mainstream, da sempre dipendente dell’imperialismo americano e europeo, ogni volta che si parla di cinesi e di Cina.
A destra è ovvio, sono il male, i luoghi comuni quindi hanno un senso; ma chi tra i comunisti o sedicenti tali non ha ben chiara l’enorme differenza tra questa e gli USA e l’UE, i quali tuttavia sono incatenati dalla scelta sapiente della Cina di utilizzare il mercato come mezzo, di muovere capitali ed acquistare gran parte di debito, come di fare geopolitica, per battere con la stessa arma ritenuta “legittima” dal capitalismo lo stesso, se non è chiara la differenza siamo alla frutta davvero. E’ ovvio che vi siano delle contraddizioni, ma la gestione delle contraddizioni (interne ed esterne) è da sempre l’asse portante della scuola cinese, la cui cultura in merito è elevatissima come il senso tattico e strategico (i dirigenti studiavano Sun Tzu non a caso).
Un crogiolo di 55 etnie tenute insieme in un territorio immenso, fatto anche di regioni autonome, con una popolazione di un miliardo e quattrocento milioni di persone. Diverse culture e religioni, permesse ma limitate al culto e mai trasformate in altro come da noi o altrove.
Il mondo oggi senza il contrappeso della Cina scivolerebbe nel baratro unipolare dell’imperialismo americano, legato a doppio filo con quello europeo, dove il controllo militare e finanziario di questi non avrebbe nessun competitor per tenerlo a freno.
Cuba, come gli altri paesi socialisti, come molti non socialisti ma non allineati, probabilmente salterebbero economicamente e militarmente in poco tempo.
Quella cinese è un’economia fiorente (ma i comunisti non volevano la povertà?) sicuramente non priva di contraddizioni, che tuttavia vanno osservate e analizzate nel complesso e seguite nelle sue evoluzioni. Ci sono anche i ricchi e gli interessi privati, ma non come nel capitalismo, partecipano alla vita politica, e stanno sempre sotto – mai sopra – alla governance del partito, il quale in ogni momento decide e mette a cuccia un Jack Ma (provate a farlo a Bezos). In Cina non operano capitalisti che hanno sedi legali all’estero. Non si contano ponti che crollano e lo stato che non può togliere concessioni altrimenti paga penali. In Cina si fa il lockdown, punto, e non c’è Confindustria che dice noi rimaniamo aperti in deroga. In Cina sta a casa il ferroviere come il dirigente di Partito. Sta chiuso il negozio come la multinazionale.
Quella cinese è un’economia fiorente (ma i comunisti non volevano la povertà?) sicuramente non priva di contraddizioni, che tuttavia vanno osservate e analizzate nel complesso e seguite nelle sue evoluzioni. Ci sono anche i ricchi e gli interessi privati, ma non come nel capitalismo, partecipano alla vita politica, e stanno sempre sotto – mai sopra – alla governance del partito, il quale in ogni momento decide e mette a cuccia un Jack Ma (provate a farlo a Bezos). In Cina non operano capitalisti che hanno sedi legali all’estero. Non si contano ponti che crollano e lo stato che non può togliere concessioni altrimenti paga penali. In Cina si fa il lockdown, punto, e non c’è Confindustria che dice noi rimaniamo aperti in deroga. In Cina sta a casa il ferroviere come il dirigente di Partito. Sta chiuso il negozio come la multinazionale.