Truccare il cadavere del capitalismo

I padroni del mondo sono invisibili. La loro maschera è la segretezza. I loro schiavi non hanno bisogno di conoscerli per servirli. Il sistema senza nome si muove verso una tirannia senza volto.

di Luis Britto García
Fonte:
Traduzione e aggiunte: GFJ
2 marzo 2023

Nessuno parla più di capitalismo. Il capitalismo implica il capitale, che qualcun altro possiede e che tu non hai. Il capitalista è il proprietario, il capo, colui che impone ciò che vuole fare.

Ora si parla di mercato. Il mercato suona impersonale, come il destino o le leggi naturali. Chi dice mercato dice quasi supermercato, così affollato di merci che quasi ci dimentichiamo che dobbiamo pagare il conto. Il capitale è la mano che spreme. Il mercato è la mano invisibile che, come Dio, si preoccupa di fare il bene anche se il risultato è che tutto va male.

Se il capitalismo deve cambiare nome per vendersi, significa che non è disposto a cambiare nulla, tranne i nomi. Adolfo Bioy Casares ha notato nel suo Diccionario del argentino exquisito che tutte le indegnità del capitalismo sono state rinominate con le parole più dignitose della lingua:

I prezzi non aumentano più, sono liberati. I tassi di interesse non aumentano, si allineano. I lavoratori non vengono più licenziati, il loro rapporto di lavoro viene reso più flessibile.

L’apoteosi della confisca da parte del capitalismo del prestigio di ciò che gli si oppone è la banalizzazione della rivoluzione come argomento di vendita: c’è rivoluzione nella moda, nei deodoranti, negli assorbenti, nella carta igienica. Rivoluzione in tutto, purché non ci sia rivoluzione in nulla.

I grandi strozzini

Ogni sistema elogia i suoi principi costitutivi. La prima verruca a scomparire dal lifting capitalista è il capitalista stesso. C’è stato un tempo in cui i media facevano parlare dei grandi srtozzini: Morgan, Carnegie, Vanderbilt, Rockefeller, Getty. Non ci è voluto molto perché i creatori di immagini si rendessero conto di quanto fosse nefasto comunicare agli abitanti del mondo di appartenere a poche decine di vecchi marpioni nascosti in bunker impenetrabili.

I padroni del mondo sono invisibili. La loro maschera è la segretezza. I loro schiavi non hanno bisogno di conoscerli per servirli. Ora ci sono le fondamenta. La colpa di ciò che non va è dei politici. I padroni del mondo sono ridotti a simboli aziendali, che sembrano moltiplicarsi e dividersi per evitare di pagare le tasse e aggirare le leggi antitrust. Il sistema senza nome si muove verso una tirannia senza volto.

Negli anni della stesura del Capitale di Marx, la Seconda Rivoluzione Industriale, ancora ai suoi esordi, accentuava i lineamenti ambivalenti del capitalismo. Da un lato, tale trasformazione stava incorporando nella struttura di produzione nuove forze produttive, utilizzando appieno il potenziale insito nella moderna tecnologia; dall’altro, andava palesando le contraddizioni di una crescita che tendeva a ripartire in modo fortemente asimmetrico i suoi benefici tra le varie classi sociali, tra capitalisti e proletariato.

Smettiamo di giocare al gioco delle apparenze, che si accentua con il deteriorarsi delle realtà. Veniamo ai fatti. Marx ed Engels hanno dimostrato che il capitale tende a concentrarsi in un numero sempre minore di mani. Il capitalismo si basa su un principio che non esiste, quello della libera concorrenza. In realtà, il grande capitale distrugge o divora il piccolo capitale. Secondo le stime del Credit Suisse Research Institute, l’1% della popolazione possiede oggi più beni della metà degli abitanti del mondo; il 10% più ricco possiede l’88% dei beni mondiali (https: //globalpolicywatch.org)). Mai tanta miseria ha prodotto tanta ricchezza per così pochi. L’intero pianeta potrebbe finire per appartenere a una sola persona. A meno che prima, come profetizzato da Marx, gli espropriati non esproprino gli espropriatori.

John Maynard Keynes avvertì nel 1936 in The General Theory of Employmen, Interest and Money che, per evitare l’instaurazione di governi socialisti in Europa, erano indispensabili misure interventiste statali per superare le crisi capitalistiche, come aumenti redistributivi della spesa pubblica per attivare l’occupazione, espandere i consumi e rivitalizzare l’economia. In nome di questa ammissione che il capitalismo non funziona, sono state fatte concessioni ai lavoratori e in alcuni Paesi europei è stata pubblicizzata la creazione di uno “Stato sociale”. Era come un socialismo senza socialismo. Il trucco è durato fino a quando la disintegrazione dell’Unione Sovietica non lo ha reso superfluo. Il cane è morto, la rabbia è scomparsa. I governi neoliberali hanno privatizzato le imprese pubbliche, effettuato licenziamenti di massa, annientato i sindacati e portato via tutte le conquiste dei lavoratori, che non sembravano più necessarie per evitare le rivoluzioni. Invece del socialismo senza socialismo, il capitalismo con il capitalismo ha mostrato il suo volto feroce.

Nel 1930 John Maynard Keynes aveva profetizzato che entro il 2030 l’automazione avrebbe risolto l’intero problema della produzione di beni, ma avrebbe creato una disoccupazione ingestibile

Nel 1930, lo stesso John Maynard Keynes aveva profetizzato in una conferenza che entro il 2030 l’automazione avrebbe risolto l’intero problema della produzione di beni, ma avrebbe creato una disoccupazione ingestibile. In altre parole, la produzione sarebbe stata risolta, ma non la distribuzione. In effetti, oggi si produce cibo sufficiente per l’intera umanità, eppure 944 milioni di persone soffrono di malnutrizione (World Food Programme). Nel 2020, il tasso di disoccupazione era del 9,4%, con 187,7 milioni di disoccupati, più 165 milioni di sottoccupati, più 119 milioni che hanno smesso di cercare lavoro (Portafolio.co). Il capitalismo non è in grado di fornire cibo e lavoro ai lavoratori che sfrutta. E in pochi decenni l’automazione della quarta rivoluzione industriale sostituirà tutti i lavoratori non creativi con le macchine.

Un legame strettissimo tra il finanziere George Soros e Papa Francesco? Le fondazioni gesuite hanno ricevuto più di un milione e mezzo di dollari da George Soros e una di queste lo annovera tra i suoi partner. Prosegue la campagna della Open Society Foundations per condizionare la Chiesa cattolica e modificarne la sensibilità dottrinale. 
Lo scrive il giornale cattolico Aciprensa

È il momento di un nuovo restyling: la panacea del reddito di base universale, una somma che verrebbe data a ogni abitante per soddisfare i suoi bisogni primari, che lavori o meno. Lo sostengono Bill Gates, Mark Zuckenberg, Jeff Bezos, Elon Musk, George Soros, Papa Francesco e la mafia del World Economic Forum. Sembra logico, necessario e inevitabile, ma è di nuovo socialismo senza socialismo. Se i padroni del mondo concedono un sussidio, lo ritireranno non appena i lavoratori non saranno più una minaccia, proprio come hanno tolto lo stato sociale. Solo la proprietà sociale dei mezzi di produzione garantisce la distribuzione sociale del prodotto.

Il capitalismo, insomma, è sorto e si mantiene grazie a una colossale distruzione e sperpero di risorse naturali, in particolare di energia fossile, che si esaurirà in pochi decenni. Ora finge di presentarsi come ambientalista, prescrivendo energie alternative senza spiegare come le fornirà senza ricorrere agli idrocarburi. E il suo tasso di profitto è in costante e inesorabile calo. Il capitale non ha una soluzione a nessuna di queste contraddizioni. Spetta all’umanità risolverle o accompagnare il capitale alla sua ultima dimora. Senza tuttavia seppellirsi con esso.


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Pubblicato in Attualità, Internazionale

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