Spacciatori nostrani di fake-news su Cuba, informatevi e poi cambiate mestiere!

 

Tanto va la brocca al fonte…finché non si scopre che molte delle notizie su Cuba che sono girate in questi giorni sui social network, e anche nei principali media, sono false o estrapolate dal contesto, il che alimenta la tesi che le rivolte fanno parte di un’operazione segreta di destabilizzazione.

di Miguel Fernández
Fonte:
Traduzione e aggiunte: GFJ

“Fake news”, un’arma “efficace” per ingigantire le recenti proteste a Cuba

Dall'”assicurare” che l’ex presidente Raúl Castro era fuggito in Venezuela, alle “dimissioni” di generali, alla “presa” di città e piazze, al “rapimento” di dirigenti comunisti, o alla “morte” di innumerevoli persone, le reti sociali e le principali pagine di “onesti” media le hanno rifilate, senza il minimo contraddittorio né la minima verifica, facendo eco alle popolari e perniciose fake news che abbondano in questi giorni.

Anche se molti dei manifestanti che hanno partecipato alle proteste di strada all’Avana e in altre città del paese stavano difendendo richieste legittime, la manipolazione di questi atti da parte di operatori esterni ha contribuito a squalificarli e a generare violenza aperta tra i manifestanti – tra cui un settore emarginato che ha approfittato della situazione per commettere crimini – e le forze dell’ordine.

Lo strano modo degli Stati Uniti di promuovere la democrazia a Cuba

Un morto, decine di feriti, più di cento arresti e un buon numero di persone in attesa di essere portate davanti ai tribunali, è stato il risultato di una giusta rivendicazione, che è servita come pretesto a coloro che dentro e fuori l’isola non risparmiano sforzi per provocare uno scoppio sociale con l’obiettivo di far cadere il governo e le sue istituzioni.

Su bugie, falsità e altre questioni

Una delle prime fake news che si è diffusa attraverso le reti e i media è stato l’annuncio che l’ex presidente Raúl Castro (2008-2018) era fuggito da Cuba; alcuni hanno affermato che era diretto in Venezuela e altri in Galizia, Spagna, Sudafrica, usando come “argomento” una foto del leader che scendeva le scale di un aereo al suo arrivo in Costa Rica, per partecipare al III vertice della CELAC nel 2015.

Raúl Castro scende le scale di un aereo al suo arrivo in Costa Rica, per partecipare al III vertice della CELAC nel 2015

Da parte sua, il giornale spagnolo ABC ha pubblicato nelle sue pagine le “dimissioni” di un generale cubano, viceministro dell’Interno, presumibilmente a causa di disaccordi con le misure adottate per fermare le manifestazioni e i vandalismi, ciò che è stato  pubblicamente e energicamente  smentito da lui stesso nonché dal Ministero degli Esteri del paese caraibico.

Un’altra delle foto più gettonate e  commentate è stata quella apparsa in questi giorni sui social network con un testo datato 11 luglio: “Il Malecón dell’Avana in questo momento. Migliaia di cubani continuano ad arrivare per chiedere la democrazia“, insisteva la didascalia… finché la verità non è emersa e si è scoperto che l’istantanea era stata scattata nella città egiziana di Alessandria, durante una manifestazione l’11 febbraio 2011.

Alessandria d'Egitto, durante una manifestazione l'11 febbraio 2011.

Un’altra foto, identificata come “un bambino cubano è stato appena attaccato violentemente dalle forze comuniste a Cuba” – sempre l’11 luglio – si è rivelata essere un’immagine pubblicata tre giorni prima! -l’8 luglio, dopo una sparatoria nel quartiere Cota 905 di Caracas, capitale del Venezuela.

8 luglio 2021, dopo una sparatoria nel quartiere Cota 905 di Caracas, capitale del Venezuela, un bambino viene soccorso dalle forze dell'ordine. In seguito morirà

Un altro messaggio apparso nelle reti sociali e associato alle manifestazioni dell’Avana esprimeva: “Cuba si è svegliata! Abbasso la dittatura! Abbasso il comunismo! Libertà per Cuba! #SOSCuba“, accompagnato da una fotografia che mostra un giovane incappucciato con il volto coperto, che lancia una bottiglia incendiaria, mentre dietro di lui c’è un muro con una fotografia del leggendario guerrigliero cubano-argentino Ernesto Che Guevara e la frase “Basta comunismo“.

Fotomontaggio tratto dalla foto del fotografo statunitense David McNew, scattata il 30 maggio 2020 a Los Angeles, California, negli Stati Uniti, durante le proteste per l'omicidio dell'afroamericano George Floyd.

È poi emerso che l’immagine, del fotografo statunitense David McNew, è stata scattata il 30 maggio 2020 a Los Angeles, California, negli Stati Uniti, durante le proteste per l’omicidio dell’afroamericano George Floyd.

Diversi media hanno anche usato foto di cortei a sostegno del governo cubano che manifestavano contro il blocco statunitense dell’isola, come se si trattasse di manifestanti che criticavano le autorità.

11 luglio. Migliaia di cubani manifestano spontaneamente a favore del governo e contro il Bloqueo, in risposta alle manifestazioni antigovernative. Ma per i media mainstream la manifestazione è contro la Rivoluzione

Allo stesso tempo, sono state “denunciate” anche le false notizie che annunciavano il “sequestro” dell’edificio dell’Istituto Cubano di Radio e Televisione (ICRT) e dell’emittente nazionale Radio Progreso, entrambe istituzioni dell’Avana, e la presunta morte per mano delle forze dell’ordine di diversi cittadini, tra cui Juan Carlos Charón, a Santiago de Cuba, che poco dopo è apparso sulle reti biasimando che la sua immagine è stata manipolata da persone senza scrupoli.

Numerose anche le notizie di blackout elettrici e tagli all’acqua per tutta la durata delle proteste, la presunta “caduta” della città di Camagüey (est) nelle mani dei manifestanti che poi sono stati “raggiunti” dalla polizia e dall’esercito, e persino il presunto “arresto” del primo segretario del Partito Comunista di Camagüey, Ariel Santana, che è apparso poco dopo alla televisione nazionale,. In realtà ciò che stava accadendo a Camagüey erano massicce dimostrazioni in sostegno della Rivoluzione Cubana.


Ariel Santana Santiesteban @ArielSantanaS
12 lug

Desde #Camaguey, con la vergüenza de Agramonte, defenderemos la Revolución Socialista ante cualquier provocación mercenaria. Somos pueblo unido y mayoría los que respaldamos las palabras del primer secretario del

@PartidoPCC

Immagine

Immagine
Una volta in più i social network Facebook, Twitter, Instagram, WhatsApp, tra gli altri, sono serviti come piattaforme per disinformare, manipolare l’opinione pubblica e tentare di sovvertire l’ordine interno dell’isola caraibica, uno scopo che non ha mai smesso di essere nell’agenda della Casa Bianca, che aspetta da 62 anni di vedere la Rivoluzione crollare a Cuba, oggi con la forza devastante delle fake news.
Pubblicato in Attualità, Cuba, Internazionale, Svizzera

ARCHIVI