(Video) Cuba replica agli USA: continueremo ad esportare medici e non bombe

Cuba respinge le critiche degli Stati Uniti definendo la loro campagna “immorale” di “discredito” contro l’assistenza medica che l’Avana offre ad altri paesi nel corso della crisi del coronavirus.

World Affairs
28 marzo 2020

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“Il Ministero degli Affari Esteri ha presentato una nota diplomatica di protesta al governo degli Stati Uniti in risposta a recenti dichiarazioni particolarmente offensive da parte del Dipartimento di Stato che ha portato a una continua e aggravata campagna di discredito e si trova contro la cooperazione medica internazionale che fornisce Cuba” , come ha dichiarato Juan Antonio Fernández Palacios, vicedirettore della direzione generale della Stampa, comunicazione e immagine del ministero degli Esteri cubano.Il Dipartimento di Stato USA ha criticato Cuba mercoledì scorso per aver inviato medici in diversi paesi in crisi a causa del coronavirus. Inoltre, l’ambasciata americana a L’Avana, ha esortato i paesi che ricevono la cooperazione medica cubana a rifiutare questo aiuto, nonostante la pandemia di COVID-19.

Il ministero degli Esteri cubano, tuttavia, ha respinto questaa posizione di Washington, definendola “offensiva per Cuba e il resto del mondo”, mentre il mondo intero è minacciato dalla pandemia di COVID-19.

Allo stesso modo, ha sollecitato la “cessazione e sospensione di ingiusti blocchi e misure unilaterali coercitive”, nonché “meschinità e ostilità”, come sostenuto dalle Nazioni Unite, ha ricordato.

Inoltre, Palacios ha sottolineato la necessità di impegnarsi per “promuovere la solidarietà e aiutare coloro che ne hanno bisogno” in questi momenti critici.

Il portavoce ministeriale cubano, ha assicurato che il paese caraibico continuerà a “inviare i dottori necessari negli angoli più bui del mondo. Medici e non bombe”, ha precisato.

Cuba ha inviato centinaia di medici e infermieri in vari paesi dell’America Latina come il Nicaragua, la Giamaica, il Suriname, l’isola di Granada e il Venezuela, nonché l’Italia, per contribuire alla sua lotta contro la pandemia.

Cuba ha usato con successo il farmaco Interferone Alfa 2B in Cina per far fronte alla diffusione dell’epidemia. A questo proposito, il governo dell’isola ha anche ricevuto richieste da 15 paesi per l’acquisto della stessa medicina.

 

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Fidel e alcuni medici. Photo: Granma

Penso –perchè sono ottimista – che questo mondo si può salvare nonostante gli errori commessi, nonostante i poteri immensi e unilaterali che sono stati creati, perchè credo nella preminenza delle idee sulla forza. (…)
Il nostro paese non lancia bombe contro altri popoli, né manda migliaia di aerei a bombardare città; il nostro paese non possiede armi nucleari, né armi chimiche, nè armi biologiche. Le decine di migliaia di scienziati e di medici su cui conta il nstro paese sono stati educati nell’idea di salvare vite. Sarebbe una’assoluta contraddizione con il loro concetto porre uno scienziato o un medico a produrre sostanze, batteri o virus capaci di provocare la morte di altri esseri umani.
Non sono mancate denunce che Cuba stava facendo investigazioni sulle armi biologiche. Nel nostro paese si fanno investigazioni per curare malattie tanto dure come la meningite meningococcica, l’epatite, attraverso vaccini che produce con tecniche d’ingegneria genetica o, cosa di somma importanza, la ricerca di vaccinazioni o di forme terapeutiche attraverso l’immunologia molecolare; ugualmente le une possono prevenire e le altre possono curare e avanziamo per questi cammini.
Questo è l’orgoglio dei nostri medici e dei nostri centri d’investigazione.
Decine di migliaia di medici cubani hanno prestato servizi internazionalisti nei luoghi più appartati e inospitali.
Un giorno ho detto che non potevamo né avremmo mai realizzato  attacchi  preventivi e a sorpresa contro nessun oscuro angolo del mondo; ma che in cambio il nostro paese era capace d’inviare i medici necessari ai più oscuri angoli del mondo. Medici e non bombe, medici e non armi intelligenti.

Frammenti del discorso pronunciato dal Comandante in  Capo, a Buenos Aires, nel maggio del 2003/ GM – Granma Int.)

Pubblicato in Attualità, Blocco, Cuba, Internazionale

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