Chi vuole destabilizzare il presidente dell’Equador, Rafael Correa?

La macchinazione cospiratoria di Obama è sempre la stessa: fondazioni Ong per “i diritti umani” fomentano le proteste, cavalcate dalla CNN. Ma su Correa c’è un motivo in più…

Chi vuole destabilizzare il presidente dell’Equador, Rafael Correa?
Nella capitale Quito e a Guayaquil, i “Democracy Promoter” formati dalla fondazione statunitense, National Endowment for Democracy (NED), hanno realizzato forme di proteste apparentemente popolari che le televisioni CNN e NTN24 hanno presentato come l’inizio della crisi del governo di Rafael Correa.

Heitor de Figuereido

http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=6&pg=12057

Negli ultimi tre mesi abbiamo assistito a un revival di movimenti di protesta in Venezuela, Argentina, Brasile e per ultimo nell’Equador, che hanno meritato le luci della ribalta dei mass media per praticare forme di contestazione che permettevano ai partiti conservatori di agitare i fantasmi di possibili impeachment o, addirittura, l’intervento delle forze armate.

Si dà il caso che tutto ciò non è accaduto per semplice casualità. Esiste un “link” tra l’organizzazione delle manifestazioni di protesta a Caracas, Buenos Aires, São Paulo e Guayaquil, l’attività in America Latina delle differenti fondazioni statunitensi (National Endowment for Democracy, Lilly Endowment, Ford, Gates, Rockefeller, Carnegie, MacArthur, Bradley, McKnight, Mott, Mellon e Soros Fundation ecc. ecc.) e la nuova agenda politica che le “eccellenze” del Clan dei Clinton hanno definito per questo continente. Ciò significa che negli ultimi mesi di governo di Barak Obama, i centri di potere della Casa Bianca metteranno a punto complicate, ma anchedisastrate macchinazioni cospiratorie, come si è verificato nel finale dei governi della dinastia Bush, che, poi sommersero gli USA in un mare di fango.

In realtà, le minacce di sanzioni e la voce grossa della Casa Bianca nei confronti del Venezuela, dell’Argentina, del Brasile e per ultimo l’Equador sono state coniate all’interno del Partito Democratico, visto che il “Clan dei Clinton” pretende imporre fin d’ora la candidatura di Hillary Clinton alle elezioni presidenziali dl 2016, considerando le divisioni e l’assenza di un vero leader tra i repubblicani. Una candidatura che preannuncia tempi duri per l’America Latina “…perché il ruolo della democrazia degli USA avrà, nuovamente, il suo peso…”.

Perché l’Equador? 

Recentemente la capitale, Quito e la popolosa Guayaquil (capitale della provincia di Guayas e importante centro industriale con quasi due milioni di abitanti) sono state palco di una elaborata messa in scena, nei confronti del presidente Rafael Correa. Manifestazioni che furono organizzate dai “Democracy Promoter”, formati dalla fondazione statunitense, National Endowment for Democracy, con l’obbiettivo di realizzare forme di protesta apparentemente popolari, prontamente diffuse come tali in tutto l’Equador dalle televisioni CNN e NTN24.

Alla base del legame tra i Democracy Promoter e i mass media c’è l’orientazione della Casa Bianca, per creare un nesso politico consistente tra i manifestanti e i disqualificati partiti di opposizione, liberali e conservatori dell’Equador, che nelle elezioni parlamentari del 2013 (1) sono stati, letteralmente sconfitti dal partito di Rafael Correa, Alianza Pais, che ha eletto 91 deputati su 137.

Il motivo, apparente, dell’onda destabilizzatrice sarebbe stato una proposta di legge (2) del presidente Rafael Correa, che, nell’ambito del programma della “Revolucion Ciudadana” (Rivoluzione dei Cittadini), proponeva una tassa progressiva a partire dal 2,5% per coloro che ricevevano eredità tra i 35.400 e i 70.800 dollari. Una specie di “patrimoniale sulle eredità” che attingerebbe quei settori super benestanti dell’Equador, che rappresentano, appena il 2% della popolazione. Cioè non più di 300.000 persone su una popolazione di 15.459.512.

Una proposta di legge che, però, il presidente Correa ha momentaneamente sospeso per permettere la realizzazione di una campagna nazionale di chiarificazione e soprattutto di delucidazione per evitare che i notiziari in spagnolo della TV statunitense CNN e della NTN24, ben come gli editoriali dei giornali dell’Equador legati alla SIP di Miami (3), continuassero a adulterare il significato della proposta di legge dicendo che “tutti gli equadoregni saranno supertassati quando questa legge sarà approvata”.

La manipolazione della “Ley de Rediistribución de la Riqueza” da parte dei Democracy Promoter, in realtà è soltanto un pretesto per promuovere manifestazioni di contestazione nei confronti del governo durante la visita che Papa Francesco realizzerà dal 6 all’8 luglio nella capitale Quito e a Guayaquil, dove, oltre a celebrare quattro messe, visiterà alcune comunità indigene incontrando i rappresentanti delle tribù che hanno denunciato il disastro ecologico provocato dalla Chevron-Texaco nelle province amazzoniche di Orellana e Sucumbios (4).

Perché Rafael Correa? 

Per molti analisti della “Grande Stampa”, la denuncia fatta da Rafael Correa sul processo di destabilizzazione che la SIP, i mass media e i “promoters” della fondazione statunitense National Endowment for Democracy, vorrebbero far scoppiare in occasione della visita del Papa per compromettere, anche la legittimità del 2º Incontro Mondiale dei Movimenti Popolari nella città boliviana di Santa Cruz de la Sierra, sarebbe una variante della teoria dei complotti. Infatti, per la maggior parte degli inviati o dei corrispondenti della “Grande Stampa” la sinistra latino-americana avrebbe inventato una serie di complotti per controbilanciare con la teoria delle cospirazioni, la crisi politica e economica che in questi ultimi due anni avrebbe attaccato i governi bolivariani, cioè il Venezuela, la Bolivia e l’Equador.

C’è da dire, comunque, che le “eccellenze” della Casa Bianca, della CIA e soprattutto del Pentagono nutrono nei confronti del presidente Rafael Correa un odio inusitato perché nel 2008, lo stesso non rinnovò agli USA il mandato per l’uso della base aereo-navale di Manta perché:” …il Pentagono usava la base di Manta per realizzare missioni di spionaggio, intelligenza e riconoscimento violando la sovranità degli stati della regione. Ufficialmente si diceva che la base di Manta serviva per intercettare i voli dei narcotrafficanti. In realtà garantiva le comunicazioni e i contatti operativi del Comado Sud, stanziato in Miami, nella Florida, con le basi operative di Comalpa nel El Salvador, in Aruba, Curaçao e quelle create nella Colombia…”.

Inoltre, sempre nel 2008, Rafael Correa dopo aver espulso dall’Equador i rappresentanti dell’FMI dichiarava:” … L’Ecuador non pagherà il proprio debito estero, perché fu contratto in maniera illegittima ed anche perché” l’80% del debito è servito a re-finanziare il debito stesso, mentre solo il 20% è stato destinato a progetti di sviluppo. È evidente che il sistema dell’indebitamento è una forma per difendere gli interessi delle banche e delle multinazionali, non certo dei paesi che lo subiscono. La Commissione che abbiamo costituito è quindi giunta alla conclusione che il debito estero dell’Ecuador è illegittimo e dunque non verrà pagato…”.

Non fu casuale che poi, nell’ottobre del 2010 il Comando della polizia metropolitana di Quito realizzò un tentativo di colpo di stato cercando di eliminare Rafael Correa, barricatosi nell’ospedale di Quito da dove riuscì a inviare il seguente messaggio:” …Il presidente sta governando la nazione da questo ospedale, come sequestrato. Da qui io esco o come presidente, o come cadavere, ma non mi farete perdere la dignità…” E fu così che l’esercito prese l’iniziativa contro i golpisti e il popolo scese in piazza per liberare il suo presidente. Un tentativo di colpo di stato che la “Grande Stampa” descriveva come una “…manifestazione disastrata di un gruppo di scontenti!!!”.

Comunque la collera della Casa Bianca nei confronti di Rafael Correa raggiunse i limiti quando il presidente equadoregno fu nominato presidente pro tempore della CELAC (Comunità di Stati Latino-Americani e dei Caraibi), a cui propose di applicare la riduzione dei tassi di interesse per promuovere azioni contro l’estrema povertà della regione,  per poi sottolineare che:”…La CELAC dovrebbe svolgere un ruolo di primo piano nel processo di decolonizzazione della regione latinoamericana e caraibica, poiché ci sono 68 milioni di latino-americani che vivono in condizioni di estrema povertà che dobbiamo, assolutamente eliminare…”.

È evidente che con la scomparsa del presidente del Venezuela, Hugo Chávez, Rafael Correa è diventato il nuovo teorico del Socialismo del XXI Secolo, avendo in suo favore i risultati socio-economici ottenuti in Equador dove, negli ultimi anni con la Revolucion Ciudadana sono state costruite 10 grande dighe per la produzione di energia elettrica, la disoccupazione è scesa al minimo storico del 4,1%, l’istruzione superiore (liceo e università) ha registrato un incremento del 26%. Fino al 2012 l’economia è cresciuta 4,2% all’anno per poi scendere al 1,8% a causa della caduta dei prezzi del petrolio. Da sottolineare che per il 2016 la CEPAL (6) ha previsto per l’Equador un ritorno ad alte percentuali di sviluppo grazie allo sfruttamento degli enormi giacimenti di rame, quelli di molibdeno, oro, zinco e piombo. Evidentemente in condizioni partitarie per il paese e senza i falsi finanziamenti produttivi dell’FMI e il ricatto tecnologico delle multinazionali.

(H.d.F.)

Note:
(1)    — CREO (Creando Oportunidades), liberale tendenzialmente conservatore, fondato nel 2012 dal banchiere, Guillermo Lasso, legato all’Opus Deo, con 12 deputati. PSP (Partido Sociedad Patriótica), populista creato dall’ ex-presidente Lucho Gutiérrez, con 6 deputati. SUMA (Sociedad Unida Más Acción), partito di destra fondato da Mauricio Rodas con 1 deputato.  PRE (Partido Roldosista Ecquatoriano), antico partito conservatore comprato dal pastore evangelico Nelson Zavala e ridotto a un solo deputato. PSC(Partido Social Cristiano), cristiano-conservatore, fondato nel 1951 con 6 deputati in Parlamento. Il PRIAN(Partido Renovador Institucional de Acción Nacional) del re delle banane, Alvaro Noboa non ha raggiunto il quorum per l’Assemblea Nazionale.
(2)    — Ley de Rediistribución de la Riqueza (legge per la Ridistribuzione della Ricchezza).
(3)    — SIP (Sociedad Interamericana de Prensa) Società Americana della Stampa, fondata nel 1926, nella capitale degli USA, Washington D.C., nel 1950 fu trasferita a Miami. Oggi “orienta” 1300 pubblicazione nel continente latino-americano con l’obbiettivo di “difendere la libertà di stampa”. In realtà, la SIP appoggiò tutti i governi militari, da Fulgenzio Batista fino a Pinochet, diventando la paladina delle denunce contro i governi di sinistra, in particolare Cuba, Nicaragua, Venezuela, Bolivia e adesso Equador.
(4)    — Chevron-Texaco – Dal 1964 al 1990 la multinazionale statunitense ha provocato un gigantesco danno all’ecosistema amazzonico dell’Equador con lo sversamento di 680.000 barili di greggio nei fiumi e foreste delle province amazzoniche di Orellana e Sucumbios. Rodrigo Pérez Pallares, legale della Texaco, ha ammesso che la sua compagnia ha versato nei fiumi delle due provincie 15.834 milioni di galloni di acqua tossica, altamente cancerogena. CELAC (Comunità di Stati Latinoamericani e dei Caraibi) CEPAL(Commissione Economica per l’America Latina e il Caribe)
(5)     — CEPAL (Commissione Economica per l’America Latina e il Caribe).
(6)     — CEPAL (Commissione Economica per l’America Latina e il Caribe).

Notizia del: 22/06/2015
Pubblicato in Attualità, Internazionale

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