Le follie dell’embargo: negato l’acquisto di un iPhone ad un iraniana

Questa è davvero incredibile. Come sapranno i più scafati di voi, gli Stati Uniti d’America proibiscono di avere a chi si trovi sul suo territorio transazioni commerciali di ogni tipo con Iran, Corea del Nord, Cuba, Siria e Sudan. Fin qui nulla di strano, non fosse per il fatto che sembra che in Georgia (negli USA) un Apple Store si è rifiutato di consegnare un iPhone ad una cliente solo perché questa stava avendo una conversazione con suo zio in Farsi, la lingua ufficiale della Repubblica Islamica dell’Iran.

 

Sebbene sia chiaro, leggendo i termini di servizio forniti da Apple sul suo sito ufficiale, che è impossibile per l’azienda vendere direttamente o indirettamente dispositivi ai paesi sottoposti ad embargo commerciale dal governo degli Stati Uniti d’America, suscita non poche perplessità  il fatto che questa regola sia applicata a chi si trovi, non sappiamo se momentaneamente o a tempo indeterminato, a vivere negli Stati Uniti d’America.

In altre parole è stato negato l’acquisto di un iPhone ad un cliente solo perché questo si è dimostrato in grado di sostenere una conversazione in una delle “lingue proibite”. La domanda sorge spontanea per quei casi in cui l’avventore sia in grado di parlare in coreano o arabo, lingue utilizzate in alcuni dei paesi sottoposti ad embargo che sono però lingue ufficiali anche di altri paesi che non vi sono sottoposti.



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