Venezuela, lezioni di sovranità all’Assemblea dell’Onu

Sfidando le minacce ricevute, sia da componenti dell’amministrazione Trump che dallo stesso Trump nonché dalle destre reazionarie di Miami – che gli hanno già organizzato l’attentato con i droni all’esplosivo del 4 agosto -, Maduro si è recato a sorpresa all’Onu, dove già si trova la delegazione venezuelana.

Venezuela, lezioni di sovranità all'Assemblea dell'Onu
di Geraldina Colotti

A proposito di indipendenza, sovranità, dignità. A proposito di socialismo, ovvero di potere del popolo sovrano. Abbiamo tradotto per intero il discorso che il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, ha tenuto – a braccio – alla 73ma sessione dell’Assemblea generale dell’Onu, in corso a New York. Sfidando le minacce ricevute, sia da componenti dell’amministrazione Trump che dallo stesso Trump nonché dalle destre reazionarie di Miami – che gli hanno già organizzato l’attentato con i droni all’esplosivo del 4 agosto -, Maduro si è recato a sorpresa all’Onu, dove già si trova la delegazione venezuelana.
Nella sua voce, come in quella del presidente cubano Diaz Canel e di Evo Morales, presidente della Bolivia, si rinnova il messaggio dei grandi dirigenti latinoamericani scomparsi: da Che Guevara a Fidel Castro. Si rinnova – come ha sottolineato Maduro – la resistenza di Nelson Mandela, omaggiato dall’Onu in questa 73ma sessione.
Il presidente venezuelano, anche in qualità di presidente pro-tempore della Mnoal, il Vertice dei Non Allineati che costituisce la seconda organizzazione internazionale per grandezza dopo l’Onu, ha sostenuto le ragioni del socialismo all’interno del nuovo mondo multipolare. Ha difeso con forza i diritti dei palestinesi. Ha respinto il criminale blocco economico contro Cuba, che si ripete oggi contro il popolo venezuelano. Per l’occasione, ha anche reiterato la disponibilità a incontrarsi con Donald Trump per discutere di tutto, nonostante le “divergenze abissali” che esistono tra i due modelli di paese.
Ma, intanto, i soliti senatori nordamericani Marco Rubio, Bille Nelson, John Cornyn, David Purdue, Dick Durbin e Ben Cardin, si sono accodati alla proposta del solito Bob Menendez che manovra per far cadere il governo bolivariano. Il gruppo ha presentato una proposta di legge per “aumentare la pressione politica, economica e diplomatica contro il governo Maduro, e per portare “aiuto umanitario” all’immigrazione venezuelana.
Il progetto prevede, oltre a un ulteriore aumento delle sanzioni, un finanziamento di oltre 40 milioni di dollari per “Aiuto umanitario, Ricostruzione e Stato di diritto in Venezuela per il 2018”. La proposta di legge chiede al Dipartimento di Stato Usa di organizzare “una conferenza dei donatori per coordinare il finanziamento internazionale, e garantisce l’appoggio per dare slancio agli sforzi nell’Organizzazione delle Nazioni Unite”. L’iniziativa contempla il riconoscimento e l’appoggio del Parlamento venezuelano (governato dalle destre, lo stesso che ha votato a maggioranza per l’intervento armato nel paese) come unica autorità costituita in Venezuela, e del famigerato gruppo di Lima, che sta spingendo per deferire Maduro alla Corte Penale Internazionale. Governi che premono perché, all’interno del Consiglio per i Diritti umani dell’Onu, che si riunisce oggi, si voti una risoluzione sulla “crisi umanitaria” in Venezuela, presentata da 13 Stati membri e da altri 29 osservatori. L’arroganza imperialista contro il diritto dei popoli a decidere del proprio destino.

Nicolas Maduro Moros, discorso alla 73ma sessione dell’Assemblea Onu a New York

Pubblicato in Attualità, Internazionale

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