Cartellone pubblicitario in un quartiere di Locarno per il 50° della Rivoluzione cubana. La sezione Ticino ha ideato e fatto affiggere nelle principali città del Cantone un numero consistente di cartelloni durante il mese di gennaio 2009 per ricordare alla popolazione locale l’importante anniversario.
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«L’uomo ha sempre avuto bisogno di una grande causa.
Non ci sarà mai un grande uomo senza una grande causa […]»
Fidel Castro Ruz
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G. Federico Jauch, già presidente della sezione Ticino, ha riassunto la storia della sezione “tra fantasia e oggettività“
di G. Federico Jauch (GFJ)
testo tratto dal libro“50 Anni Associazione Svizzera-Cuba” di Martin Schwander, cap. 8.6.1, pagg. 125-138
Anno 2023
A mo’ d‘introduzione
Scrivere la storia di vari lustri della Sezione Ticino dell’Associazione Svizzera-Cuba non è impresa facile. Troppe sono le attività e le vicissitudini che hanno accompagnato questo percorso, spesso esaltante, a volte colmo di angoscia e smarrimento di fronte a un nemico potente, ancor oggi schierato contro Cuba, l’Isola ribelle, che non cessa mai di stupire né d’illuminare gli antri oscuri di una storia contemporanea che, alle nostre latitudini, ci vorrebbe offuscati, arresi, alienati.
Che fare? era il quesito ricorrente che ci guidava davanti a ogni mossa nemica che tentavamo di prevedere, con successo o frustrazione, comunque, a prescindere dall’esito, con la destrezza dell’attivista ostinato e scettico, senza mai perdere la motivazione e la caparbietà di chi sa che «chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso.» Solo questa perseveranza, questa determinazione ideologica ci hanno condotti, sessant’anni dopo, a negare la fine della storia e delle ideologie e a continuare a esplorare ogni via che porti a un mondo migliore, multipolare, più giusto, socialista. Insomma, quel mondo che ci ha indicato Cuba e che noi, pur consapevoli della nostra debolezza, vorremmo raggiungere, senza compromessi o dogmatismo, conditio sine qua non.
Un po’ di storia, tra fantasia e oggettività. I primi trent’anni
Popolo di Patria o Muerte, da quel 1° gennaio a un gennaio indatato…
Quanti anni ha la Sezione Ticino? Tutti i pionieri, o meglio, le pioniere sono sparite. Allora non è un compito semplice ricostruire un percorso che ci ha condotto fino ai nostri giorni. Proverò a immaginarmelo, nella speranza di non errare né di essere troppo preciso. In fondo, tutte le gesta eroiche hanno qualcosa in comune.
I meno giovani ricorderanno il fervore degli anni ’60 dopo il Trionfo della Revolución del 1° gennaio 1959: «Comandante, che viaggio! Che viaggio spaventoso e lungo, ma non siete soli. Tutti noi, vi diamo la nostra pelle, occhi invincibili, come squadroni eretti, un bastione, una torre inespugnabile per difendere Cuba. Al tuo fianco nella lotta, un popolo forte, un popolo d‘acciaio, Popolo di Patria o Muerte, da quel 1° gennaio a un gennaio indatato».
Si narra che agli inizi degli anni Sessanta un gruppo di donne del Ticino non seppe resistere al richiamo di ciò che avveniva dall’altra parte: La Rivoluzione cubana aveva trionfato, un nuovo faro si accendeva, i nemici erano in agguato. Non rimaneva altro che unirsi e difendere questa nuova realtà che avrebbe sconvolto un continente e le coscienze di molti in tutto il globo. Le donne si unirono e diedero vita a una fucina di idee e convinzioni: nasceva così il primo movimento spontaneo in difesa di una nuova realtà trasformatrice che si stava forgiando e che andava divulgata e difesa a tutti i costi. Poi, a poco a poco, la spontaneità diede spazio embrionale a una struttura, più organizzata e sempre motivata ad assumere un ruolo sociale e di lotta che durò fino agli anni Novanta, culmine di una prima fase fertile e produttiva, nonostante le difficoltà e le traversie che ogni gruppo presenta.
Benché siamo partigiani di una lotta anonima e collettivista, non possiamo non citare, tra i tanti nomi, quello di Frieda Lüscher che ha guidato il movimento in Ticino dal 1990 al 1999, per mezzo di una struttura le cui forme e contenuti si sarebbero meglio delineati negli anni a venire. In quegli anni la Sezione Ticino assunse il nome di “ADASC”, acronimo di Associazione d’Amicizia Svizzera-Cuba, ma non durò molto: su proposta unificatrice e simbolicamente innovativa di chi sostituì – ancora imberbe nei confronti di Cuba – questa compagna più esperta che ci lasciava optando per altre mete, la sezione riprese il nome di “ASC”, come nel resto della Svizzera.
Si trattava a questo punto d’imparare a navigare da soli in acque sempre più agitate, ma, come sappiamo, il fascino del mar dei Caraibi può fare miracoli, quando l’obiettivo da raggiungere è universale.
A rigor di cronaca va pure menzionato che Frieda Lüscher fu anche presidente e coordinatrice nazionale dell’ “ASC/VSC Associazione Svizzera-Cuba/Vereinigung Schweiz-Cuba” dal 1982 al 1999, anno in cui fu brillantemente sostituita dal compianto e combattivo Raymond Muller della Sezione Ginevra, che diresse l’associazione fino al 2000, passando il testimone a Samuel Wanitsch (Sezione Basilea), tuttora instancabile coordinatore nazionale.
L’ASC/VSC fu fondata nel maggio 1973 e diretta per due anni da Roland Hammer, poi sostituito da Martin Schwander (1975-1981), ancor oggi attivo ed essenziale per la causa.
La Sezione Ticino entra ufficialmente a fare parte dell’ASC/VSC nazionale a metà degli anni ’70, partecipando attivamente al lavoro, congiuntamente alle altre sezioni della Svizzera. Onore e gratitudine vada a quelle compagne e a quei compagni del Canton Ticino che in quegli anni si sono prodigati a levare in alto la bandiera della Rivoluzione cubana, sia nella nostra regione che nella Confederazione.
Dagli anni Novanta ai nostri giorni
Facciata principale del volantino pieghevole dell'ASC, in 3 lingue, ideato da Monica Rusconi del direttivo della Sezione Ticino. Anno 2013
In seguito alla nuova situazione geopolitica, con la dissoluzione del campo socialista, inizia a prendere forma un nuovo modo di fare solidarietà politica, in base alle nuove sfide. L’ADASC si trasforma in ASC Sezione Ticino.
Alla fine degli anni ’90 la Sezione Ticino contava con un numero esiguo di militanti, forse una trentina e la struttura si basava essenzialmente su una partecipazione volontaria ed era priva di norme precise che la definissero. Naturalmente ciò non impediva alle compagne e ai compagni di svolgere un lavoro creativo ed efficace nei confronti della causa, ma probabilmente ne limitava la divulgazione ai non addetti ai lavori.
S’iniziò quindi un periodo di correttivi strutturali che con gli anni produssero una struttura più delineata e tanti frutti. Dopo alcuni anni, la Sezione poteva vantarsi di essere diventata, numericamente, la più importante a livello nazionale: da una trentina di simpatizzanti si passò a quasi quattrocento soci iscritti (2021). Un successo per le nostre latitudini, di cui si andava fieri.
30 anni di attività pubbliche della sezione Ticino: sulle tracce di Cuba per un mondo multipolare
La lotta per la liberazione dei Cinque eroi cubani è stata per la nostra sezione un obiettivo che ci ha accompagnati fino alla loro liberazione.
No, non vi elencherò qui tutte le attività svolte in questi anni di duro lavoro e di frenetica enfasi ribelle. La mia memoria non mi gratificherebbe e la pazienza di chi legge si esaurirebbe dopo alcune linee.
Mi limiterò quindi ad elencare solo quegli eventi che hanno marcato il nostro percorso in modo indelebile.
L’incontro in Ticino con Isabel Monal (Mendrisio, 26 settembre 2003), filosofa, marxista, considerata una delle maggiori intellettuali dell’era rivoluzionaria di Cuba, merita di essere menzionato per primo, per il suo contenuto e messaggio, anche se cronologicamente segue altri eventi. A lei quindi l’onore d’introdurre la nostra carrellata e fare da cappello al nostro trentennale lavoro composito che spazia attraverso le più disparate manifestazioni e forme espressive.
Alberto Granado, al centro, durante una delle sue visite in Ticino, invitato dall’ASC. Settembre 2008
La Quindicina cubana, «Cuba, sin embargo» (Sessa,13-28 novembre 1998), altro evento emblematico della nostra Sezione, poté invece vantarsi di ospitare personaggi illustri provenienti dall’Isola ribelle per comunicare, alla nostra regione, attraverso le testimonianze di cubane e cubani, che un mondo migliore e più giusto è possibile. La Quindicina è solo l’inizio di una fase di grandi attività, in cui Silvia Matute, sindacalista, Noel Carrillo, membro del Comitato Centrale del PCC, Elías Durán, direttore della Banca Nazionale di Cuba, Serafín Rodríguez, ambasciatore di Cuba, Aymée Harnández, diplomatica cubana presso le Nazioni Unite e molti altri, artisti, musicisti, intellettuali, gastronomi hanno potuto introdurci in un mondo al quale noi aspiriamo. Politica, economia, diplomazia, cultura, arte, musica, gastronomia e cockteleria sono solo alcuni degli elementi che ci hanno permesso di avvicinarci, senza ritorno, a questo universo ancora tutto da scoprire, percependo che il nostro cammino era in salita, ma irrinunciabilmente da percorrere.
L'internazionalismo della sezione Ticino - in sintonia con la politica estera cubana e gli ideali della Revolución - è sempre stato un punto chiave della nostra attività politica. Nella foto: un momento di pausa durante una manifestazione pubblica alla quale hanno partecipato alcune centinaia di persone persone, molte delle quali non membri dell'associazione. La sezione Ticino si è sempre impegnata a fondo, spesso con successo, per coinvolgere un pubblico eterogeneo ai fini di far conoscere la solidarietà politica alla popolazione e non solo ai simpatizzanti.
Alla quindicina cubana fece seguito quella cinese, «Oggi, Cina…» (Sessa, 13-28 novembre 1999), eclettica, misteriosa, politica, artistica, contadina, traboccante di nuovi orizzonti lontani, ancora indecifrabili, in cui la presenza di Cuba, amica di tutti i popoli che sfidano l’imperialismo, ci ha aiutato a comprendere.
Oltre a Cuba e con Cuba, Jugoslavia, Russia, Iran, Siria, Palestina, Corea – del Nord, naturalmente! –, Vietnam, Laos, Cina, Venezuela, Nicaragua, Bolivia, Palestina, Libia e il Continente africano…, sono stati i co-attori delle nostre attività sul territorio ticinese, in cui l’Isola ribelle era il regista indiscusso.
L’incontro con Mariela Castro ha riunito un numero ingente di simpatizzanti di Cuba e soci della nostra sezione, la più numerosa della Svizzera. Coldrerio, settembre 2010
Mariela Castro, direttrice del Cenesex e figlia di Raúl, Alex Castro, fotografo, regista e figlio di Fidel, Aleida Guevara, medico, comunicatrice della realtà cubana e figlia del Che, suo fratello Camilo, curatore dell’opera di Che Guevara, di cui ancora oggi piangiamo per la sua recente prematura scomparsa, Alberto Granado, amico e compagno di viaggio del Che, Aleida Gódinez, giornalista ed ex agente della Sicurezza di Stato, Gabriel Benítez, direttore del Dipartimento Europa dell’ICAP, l’accademico Salim Lamrani, il giornalista e scrittore Hernando Calvo Ospina e tanti tanti altri hanno potuto testimoniare e comunicare qui da noi di persona che ciò che rappresenta Cuba non è un’utopia irraggiungibile, ma una realtà vivente e in movimento perenne che nonostante il crudele blocco economico, finanziario e commerciale imposto degli Stati Uniti, l’Isola ribelle resiste, avanza, stupisce, insegna.
L’incontro con l’ambasciatore siriano presso le Nazioni Unite a Ginevra, Hussam Edin Aala, primo da sinistra. Presenti all’attività gli ambasciatori di Cuba a Berna e a Ginevra (ONU) e l’ambasciata del Venezuela. Nell’ambito dell’incontro l’ASC consegnò CHF 5'000 all’Ambasciatore siriano, da devolvere a un ospedale governativo in Siria. Tale donazione fu oggetto di aspre critiche da parte di alcuni dei numerosi presenti, succubi della disinformazione e ignari della politica estera di Cuba e della storia. Magliaso, 13 aprile 2019.
E affinché «la cultura cessi di essere una questione di élite quando apparterrà a tutto il popolo», come affermava il Comandante en Jefe, e diventi rivoluzionaria, le nostre attività mai trascurarono questo aspetto, nella consapevolezza che «solo un popolo colto può essere libero».
La Rassegna sul cinema cubano «De Cierta Manera» (25 aprile – 13 giugno 1995 a Bellinzona, Locarno, Lugano e Chiasso) in cui sono stati proiettati i film d’autore dal 1968 al 1991 e a cui hanno presenziato due prestigiosi registi cubani di fama internazionale, Humberto Solás e Fernando Pérez, ha lasciato un’impronta indelebile, non solo tra gli amanti del cinema, ma soprattutto tra le persone desiderose di constatare che «Rivoluzione è [davvero] il senso del momento storico».
I “Viaggi sociopolitici e culturali” di gruppo e la Brigate di lavoro volontario, senza confini né pregiudizi
Viaggio sociopolitico e culturale a Cuba. Foto di gruppo. Cienfuegos, Parque José Martí, maggio 2019
«Fidel viaggia nel futuro, ritorna e lo spiega»
Abdelaziz Bouteflika, presidente dell’Algeria (1999-2019)
Si dice che “il viaggio migliora la mente in modo meraviglioso ed elimina i nostri pregiudizi.” Le «nostre» Brigate di lavoro volontario a Caimito, nell’attuale Provincia di Artemisa, uniche nella loro specificità, i nostri tematici «Viaggi sociopolitici e culturali» di gruppo hanno permesso a svariate centinaia di persone di meglio conoscere e confrontarsi da vicino con la vita, le usanze e le conquiste del Socialismo contemporaneo di Cuba, Vietnam, Laos e Cina.
Brigata José Martí 2005. La sezione Ticino ha accompagnato a Cuba, in quell'occasione, 25 brigatiste/i
Oltre alle annuali Brigate di lavoro volontario a Cuba, la nostra Sezione ha organizzato una ventina di «Viaggi sociopolitici e culturali» di gruppo a Cuba nonché una decina in Asia, che hanno marcato le coscienze e allietato gli spiriti di chi vi ha partecipato. Non siamo noi a dirlo, sono loro, i brigatisti e le brigatiste, i viaggiatori e le viaggiatrici da ogni provenienza geografica e ideologica che ci hanno accompagnato lungo questi percorsi a loro inediti e, forse, azzardati. Trafiggere cento anni di pregiudizi e cattiva coscienza non è cosa da poco. Addentrarsi in realtà alternative all’attuale sistema di potere, il nostro, per capire meglio le dinamiche e le conquiste di chi ha osato sfidare l’egemonia del capitalismo, è un privilegio ma anche una responsabilità che molti che ci hanno affiancati si sono voluti assumere. I viaggi, riteniamo, hanno contribuito in modo concreto a contrastare la disinformazione e le false notizie che i nostri mezzi di comunicazione omologati ci propinano sistematicamente, per imporre gusti, stili di vita e visioni del mondo a loro più confacenti, il cui obiettivo è quello di forgiare il Pensiero Unico, ovvero l’egemonia culturale del neoliberalismo.
Viaggio sociopolitico e culturale in Vietnam. Foto di gruppo. 17° parallelo, maggio 2016
Con itinerari spesso inediti e visite esclusive si esploravano così le nuove società, nuove terre si aprivano davanti a noi attraverso percorsi di politica, storia, ecologia vera, cultura e tradizioni, accanto alle tappe più turistiche e ricreative. Chi non ha mai viaggiato in queste terre non può capire, anche se si ostina a giudicare, succube di pregiudizi e di testi manipolatori, quei popoli che con determinazione non cedono alle lusinghe di chi vuole loro ingannare con ideologie inconsistenti e prive di sbocco.
Grazie quindi per averci accompagnati, numerosi e propositivi, lungo questi percorsi, nella consapevolezza che ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
I progetti ‘concreti’ a Cuba, piccola testimonianza di solidarietà politica
Saggio dei bambini di Camagüey durante la cerimonia di chiusura del progetto durato 10 anni. Camagüey, 2020
Per Fidel, una Rivoluzione implica una profonda scossa delle strutture politiche e sociali di un paese, come anche dei sistemi dei valori che si devono modificare. Un progetto sociale che si erge su promesse di libertà e di felicità, specialmente per i diseredati, appare come un’enorme opera in costruzione dove si trovano i migliori sogni collettivi. Naturalmente, questi progetti non funzionano in nessun caso isolatamente, ma vanno inquadrati in strutture più ampie, come un’ideologia, un progetto politico: la Rivoluzione cubana non si può comprendere se la si separa dalla dottrina marxista-leninista e dal progetto di costruzione del socialismo. È questo che ha concepito Fidel nella Rivoluzione, durante gli anni, in ogni momento.
I nostri interventi sul posto vogliono inserirsi umilmente in quest’ottica che ci ha tramandato Fidel: senza un progetto politico che ci guida, un’ideologia che ci identifica, ogni azione, anche se concreta, diventa fine a sé stessa e perde quindi ogni valore che vada oltre la materializzazione dell’opera.
I progetti che la nostra Sezione a Cuba – alcuni anche in Vietnam e Laos – ha sostenuto, finanziato, creato assieme alle compagne e ai compagni cubani e d’altri Paesi in tutti questi anni si sono materializzati, concretamente, in ristrutturazioni di scuole, soprattutto all’Avana e nelle più recondite campagne dell’Isola, di ambulatori medici, policlinici, ospedali, orfanatrofi, case di riposo, biblioteche, mense popolari, centri sportivi, culturali e ricreativi; gemellaggi e altre collaborazioni con istituzioni ci hanno avvicinati ulteriormente alla grande opera della Rivoluzione.
Video: il Progetto con il CITA di Camagüey (Cuba) in immagini. La sezione Ticino ha visitato il progetto in loco in varie occasioni
Un posto di rilievo lo merita il Progetto con il CITA – Centro Integrato di Tecnologia dell’Acqua di Camagüey, denominato «Potabilizzazione dell’acqua in una comunità rurale attraverso la produzione locale di filtri in ceramica» (2011-2020). L’acqua potabile, si sa, è un bene sostanziale per la salute pubblica della popolazione e si conoscono quali sono le conseguenze del consumo di acqua non potabile. Cuba dal trionfo della rivoluzione ha posto la salute pubblica fra i diritti fondamentali dei cittadini e ha fatto sforzi importanti per garantire l’accesso all’acqua potabile a tutta la popolazione. Attualmente la copertura di acqua potabile a Cuba è del 94% ma nelle zone rurali raggiunge solo il 78%. Da questa situazione, nella provincia di Camagüey, assieme alle compagne e ai compagni dell’ICAP provinciale, è nata l’idea di fornire alla popolazione rurale dei filtri per la potabilizzazione dell’acqua. Considerata la presenza sul territorio delle materie prime necessarie per la costruzione dei filtri, si è deciso di creare un’officina per permetterne la fabbricazione e la distribuzione a una cinquantina di comunità rurali di questa provincia, inizialmente; in seguito, di tutte le province orientali dell’Isola. Dopo 10 anni di lavoro intenso, grazie alle quote sociali dei nostri soci, alle generose donazioni di alcuni benefattori, ai contributi di molti comuni del Canton Ticino e alcuni della Svizzera, al lavoro costante della nostra associazione assieme al CITA, siamo stati in grado di finanziare questa importante opera per la salute umana, sfidando il blocco e il cinismo degli Stati Uniti. Ora il progetto avanza e si finanzia da solo.
Siamo felici di avere lasciato una piccola traccia e di avere inferto al disumano blocco imperiale una sottile breccia, quale simbolo concreto che il mondo rifiuta la barbarie, anche se, per ora, omette di proporre un cambio radicale delle sue strutture.
Il sito “www.cuba-si.ch/it”: informare sempre per non essere dominati
Il sito www.cuba-si.ch/it si sforza da decenni di fornire un’informazione corretta e militante, non soggetta alle imposizioni di agenzie asservite
Sebbene la distorsione della verità e la vera e propria menzogna abbiano ormai raggiunto livelli che trascendono il razionale, esse sono sempre state una caratteristica, per così dire nascosta, del cosiddetto «mondo libero» e i cittadini «occidentali» hanno vissuto nell’illusione di una pluralità informativa che è scomparsa definitivamente negli anni ’90 del secolo scorso. Gli Stati Uniti, come risaputo, stabiliscono gli standard per la «democrazia» e, di conseguenza, per la diffusione delle notizie secondo il proprio sistema. Non accettando l’esistenza di altri sistemi, percorsi e modelli, essi si alleano con altre nazioni per interferire arbitrariamente negli affari interni di altri Paesi – Cuba in primis da quando esiste la Rivoluzione cubana – in nome della loro «democrazia». Questo non solo contravviene allo spirito delle democrazie ma, va da sé, alla divulgazione di un’informazione oggettiva, coerente, rispettosa dei fatti e dei Popoli. Come ben sappiamo queste fonti di notizie, le agenzie informative, sono de facto, tutte, finanziate e/o collegate ai centri di potere, economici, istituzionali, militari, dei servizi, che sono appunto quelli che non vogliono che ci siano cittadini davvero informati, e quindi impediscono che tutti i vari universi della loro propaganda siano svelati, tacciando di «disinformazione» tutte le fonti, individui, e istituzioni che non concordano con la loro propaganda.
L'informazione diretta con il pubblico non può sostituire quella virtuale. Per questo la sezione Ticino ha sempre puntato su una divulgazione capillare delle sue attività pubbliche, dando enfasi alla qualità delle manifestazioni. Nelle foto: La conferenza di Mariela Castro Espín, direttrice del Cenesex e deputata al parlamento cubano. Locarno, Kursaal, settemre 2010
Tenendo conto di questo contesto la nostra Sezione, attraverso il sito www.cuba-si.ch/it si sforza da decenni di fornire un’informazione corretta e militante, non soggetta alle imposizioni di agenzie asservite. Cuba con la sua politica estera certa e lungimirante è e sarà sempre ineluttabilmente la nostra fonte ispiratrice, un metodo d’avanguardia, perspicace, sempre attento alla salvaguardia e all’autodeterminazione dei Popoli, volto al raggiungimento di un mondo rispettoso, più equo e multipolare, secondo il principio che ogni nazione e ogni Popolo possano scegliere il proprio sistema sociopolitico e di produzione. Principio in base al quale i popoli hanno diritto di essere liberi nelle loro scelte e aspirazioni e di declinare e respingere ogni tentativo di dominazione esterna, in particolare, di dominio coloniale, neo-coloniale o di un impero.
Le «Medaglie dell’amicizia» che ci ha conferito Fidel
È con orgoglio e forse un pizzico di vanagloria (scusate chi scrive!), se ricordo che la Sezione Ticino è stata insignita di due «Medallas de la Amistad». Come recita il sito enciclopedico cubano EcuRed: «La Medaglia dell‘amicizia è un’onorificenza che viene conferita dal Consiglio di Stato della Repubblica di Cuba su proposta dell‘Istituto Cubano di Amicizia con i Popoli (ICAP) come riconoscimento di una storia di solidarietà con Cuba e di un attaccamento incondizionato alla difesa della Rivoluzione cubana. Creata con il Decreto Legge numero 30 del 10 dicembre 1979, la ‘Medaglia dell‘Amicizia’ è stata assegnata a numerosi attivisti, tra cui: l‘attore americano Danny Glover, i registi Estela Bravo ed Ernesto Bravo, gli attivisti sociali americani e redattori dell‘edizione inglese di Resumen Latinoamericano Bill Hakwell e Alicia Jrapko e altri amici di Cuba, tra cui gli ambasciatori di Cina, Vietnam, Laos, Siria, Russia.»
Nel caso specifico della Sezione Ticino la medaglia fu conferita nel 1993 a Frieda Lüscher e nel 2005 a G. Federico Jauch.
A livello nazionale la ricevette Samuel Wanitsch, anche lui nel 2005.
Due aneddoti per sfatare falsi miti: Bruno e Ramón
A volte la storia ci appare come un enorme puzzle fatto di piccole e grandi vite ed eventi che si intrecciano senza fine, dando quelle risposte che la storiografia non può permettersi di dare.
Mi trovavo all’Avana agli inizi degli anni ’90, in pieno «periodo especial». Volle il caso che anche la compagna Frieda Lüscher si trovasse nella Capitale di tutti i cubani. Visto che ero solo un apprendista in cerca di futuro, Frieda mi propose di fare visita al Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba. Pur non sentendomi all’altezza accettai. Ci accolse sull’uscio di questo maestoso edificio, situato sulla Plaza de la Revolución, un giovane non imponente per statura, ma con lo sguardo che emanava rispetto e lucidità profonda. «Bruno» si presentò con l’affabilità tipica dei cubani e aggiunse che era il responsabile della gioventù all’interno del Comitato Centrale. È noto a tutti che nel contesto cubano la gioventù costituisce un segmento sociale importante e la sua partecipazione fu sempre presente nei diversi momenti storici della rivoluzione. Fidel disse a proposito: «Siamo orgogliosi dei giovani, perché i giovani hanno fatto un ottimo lavoro, perché i giovani hanno contribuito a sradicare l‘analfabetismo, perché i giovani hanno insegnato a centinaia di migliaia di persone. Allo stesso modo, vogliamo essere orgogliosi dei nostri bambini».
Dopo due ore trascorse con Bruno che ci descrisse esaustivamente la situazione di Cuba in questo momento difficile della storia dell’Isola, ci congedò accompagnandoci sull’uscio dove già ci aveva accolto con affabilità. Davanti a noi si ergeva l’edificio del Ministero degli Interni dove normalmente spiccava imponente e sobria l’immagine del Che. Ma il Che non c’era. Chiesi allora a Bruno il perché di questa assenza, rammentando le ingannevoli voci di odio e speculazione contorta che si udivano dalle nostre parti: «Fidel ha rimosso il Che, ora tutto è chiaro». Bruno mi guardò con sguardo sornione, ma sempre affabile e mi disse: «Compagno, torna tra un anno e capirai». Tornai e capii e provai pure un senso di imbarazzo per la domanda che feci a Bruno un anno prima.
Oggi sulla Plaza de la Revolución il Che sovrasta indiscusso, in acciaio – e non più in legno, come prima – eterno, maestoso, fidelista, con accanto Camilo, per ricordare ai nemici che la Rivoluzione è un fatto compiuto, definitivo, il frutto più dolce dell’unità delle azioni e dei pensieri dei suoi leaders, del suo popolo, della sua ideologia.
Oggi «Bruno» è Bruno Rodríguez Parrilla, brillante Ministro degli Affari Esteri della Repubblica di Cuba.
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I tre fratelli Castro: Raúl, Fidel e Ramón, 24 aprile 1996
Ero sempre all’Avana, all’inizio del nuovo millennio, dove ormai mi recavo regolarmente per meglio capire il concetto di Revolución, quando un amico, Gabriel Benítez, mi chiamò dicendomi che aveva una sorpresa per me. Le sorprese a Cuba hanno sempre un risvolto che trascende l’ordinario e così fu. Un’automobile di servizio ci trasportò fuori dalla capitale e quando arrivammo in mezzo ai campi, una jeep di fabbricazione sovietica ci invitò a seguirla. Non so dove mi trovavo, non lo chiesi a Gabriel, non m’interessava, pensavo solo alla sorpresa cubana che si materializzò quando giungemmo davanti a una casa di campagna dove ci accolse un uomo molto anziano, alto, con la barba e l’abbigliamento rurale. «Ramon» ci diede il benvenuto. Capii subito che c’era qualcosa di Castro in quel viso e in quella postura. Ramón, che i più intimi affettuosamente chiamavano «Mongo» era il fratello maggiore di Fidel e Raúl. Entrammo in casa fino a raggiungere un patio, attorniato da galline e maiali, dove ci sedemmo. Conversammo a lungo, era come se ci conoscessimo da tempo, grazie alla sua convivialità e simpatia. Cubano doc, semplice nei modi e nell’abbigliamento, a un certo punto mostrò un po’ d’imbarazzo e chiamò il contadino che si occupava dell’aia e gli sussurrò qualcosa. Capii solo che doveva andare dal vicino. Tornò con del lardo e una bottiglia di Ron Refino, quel rum, venduto in moneta nazionale, che nessun turista beve. Mi vennero allora alla mente i racconti perversi e maligni dei nostri media sulle fortune ingenti della famiglia Castro, gli yacht sontuosi, le ville con piscina, l’isola privata di Fidel, i conti miliardari in Svizzera. Provai disgusto e rabbia. Scoprii che il vicino era probabilmente un fratello Castro. I tre fratelli, infatti, vivevano attigui come si addice alle famiglie cubane e Mongo, il maggiore, era il capofamiglia.
Invitai Ramón a venire in Ticino per parlarci di agricoltura e della sua Cuba rivoluzionaria. Accettò con piacere e ci congedò dicendoci: «la prossima volta che vieni a trovarmi, portami una bottiglia di Havana Club, è da molto tempo che non bevo dell’anejo».
Ramón non venne in Svizzera, la sua salute precaria non glielo permise. Ci lasciò per sempre il 23 febbraio 2016, nove mesi prima della dipartita fisica dell’amato fratello minore, Fidel.
«Avanzare insieme, uniti, attraverso gli ostacoli, assaporando i frutti del lavoro collettivo.»
Bancarella dell’ASC-TI in occasione di Festate, ricorrenza annuale a Chiasso. Anno 2017
Durante tutti questi anni di attività, una delle difficoltà maggiori della nostra Sezione è stata quella di riuscire a forgiare un collettivo che lavorasse, unito, per la causa. Forse questa è stata una delle maggiori conquiste che ci hanno fruttato, oltre ai risultati concreti elencati sopra, riconoscimenti e alcune lodi che, solo se osservati attraverso un’ottica collettivista, assumono la giusta dimensione e valenza. Un/a «leader», da solo/a non fa storia e non costruisce nulla se non sa creare attorno a sé altri/e leader e militanti capaci di fare ciò che uno da solo non sa fare. Nessuna attività, nessun progetto, nessun viaggio, nessuna brigata avrebbero potuto concretizzarsi, senza l’impegno collettivo di un gruppo coeso e unito in un unico scopo, nonostante le differenze individuali.
In tutti questi anni abbiamo combattuto, a volte, sofferto, polemizzato, sbraitato, ma mai ci siamo arresi o separati davanti all’ineluttabilità della causa che, per forza e convinzione, era incondizionatamente comune. In una società snaturata e basata su profitto ad ogni costo e meritocrazia, come la nostra, lavorare anni in modo incessante, volontario, mai retribuito non è cosa scontata, così come non è cosa di tutti trascorrere ore, giorni e notti davanti a un computer o a una bancarella mescendo mojito, per racimolare soldi, perché consapevoli che Cuba necessitava del nostro minuto appoggio, delle nostre esili risorse, dei nostri modesti contributi intellettuali e materiali per poter completare un progetto durante il ‘periodo especial’ e far fronte a un blocco genocida imposto spietatamente dal vicino del Nord da oltre sessanta anni.
Membri del direttivo dell'ASC-TI e del Circolo di Como dell'Associazione di Amicizia Italia Cuba, rappresentanti dell'ICAP e dell'Ambasciata cubana in Svizzera in un momento 'privato' di relax durante un'attività pubblica a Coldrerio nel 2012. La sezione Ticino si è sempre sforzata di trovare sinergie e collaborazioni con associazioni e istituzioni che perseguissero gli stessi valori e principi della Rivoluzione cubana, nella profonda convinzione che "ognuno di noi, da solo, non vale nulla"
Reclutare e indirizzare brigatiste e brigatisti a Cuba – per esempio –, spiegare loro il motivo della trasferta oltre oceanica riesce solo se la consapevolezza e la motivazione incondizionata superano ogni barriera che il politicamente corretto tenta d’infrapporre. A questo proposito, per illustrare meglio il concetto, voglio ricordare, in particolare, tra le tante brigate organizzate dalla Sezione Ticino, la Brigata José Martí 2005 di cui, in particolare, una giovane leader, membro del nostro direttivo, è stata la fautrice. Questa brigata d’inizio secolo s’inserisce tra gli annali della nostra piccola storia. Essa si concluse estaticamente con queste parole spontanee, forti e collettive da parte del gruppo dei/delle 25 partecipanti, in gran parte giovani non necessariamente avvezzi alla politica, ma uniti in un unico coro:
«Pensiamo che la brigata ci abbia offerto la possibilità di apprendere molto, di cambiare e di crescere. Grazie a questo particolare soggiorno abbiamo potuto conoscere Cuba, quella Cuba di cui non parlano i giornali, quella Cuba che da più di 40 anni lotta con il popolo e per il popolo, nella difesa dei suoi diritti. Grazie di tutto! ¡Hasta la victoria siempre!»
A mo‘ di conclusione
La sezione Ticino dell'Associazione Svizzera-Cuba partecipa alla sfilata del 1° Maggio sulla Plaza de la Revolución dell'Avana. 1° maggio 2016
La lotta contro il Bloqueo e per la restituzione della base militare di Guantánamo illegalmente occupata dagli yankees, la ricerca di un Socialismo prospero e sostenibile, senza compromessi né concessioni, la lungimiranza della Rivoluzione cubana e della sua politica estera, l’antimperialismo, l’aspirazione a un mondo multipolare sono i pilastri che hanno retto la Sezione Ticino in questi anni, come ci ha indicato Cuba.
Saremo in grado di continuare sempre questo percorso senza deviare dalla meta né ricercare facili scorciatoie?
La storia della nostra Sezione ci ha insegnato che questo tragitto è percorribile, anche se lastricato di insidie, tentazioni fuorvianti, cedimenti, nemici manifesti e occulti ma, tutti, sempre in agguato per impedire a chi non si adegua al pensiero unico di progredire lungo quel percorso variegato che ingloba tutti coloro che vogliono districarsi verso un mondo non assoggettato a un impero.
Solo resistendo, come fa Cuba, opponendosi ai nemici esterni e smascherando quelli interni, informando adeguatamente, praticando la lotta di classe, riusciremo a continuare verso l’ennesimo gennaio. Non abbiamo altra scelta, la storia non ci da alternativa perché non c’è via di mezzo: imporsi o arrendersi.
Quindi, ancora una volta, non ci resta che ascoltare il guerrillero heroico:
«¡Hasta la victoria siempre!»