Comunismo contro capitalismo? Equazioni ideologiche “elettoralistiche”

Tra la società capitalistica e la società comunista vi è il periodo della trasformazione rivoluzionaria dell’una nell’altra. Ad esso corrisponde anche un periodo politico di transizione, il cui Stato non può essere altro che la dittatura rivoluzionaria del proletariato”. Karl Marx

Il capitalismo trasforma tutte le sue paure in armi da guerra, comprese quelle ideologiche. Una di queste armi è, fondamentalmente, fabbricare calunnie, fabbricare menzogne sulla politica e sugli obiettivi del pensiero comunista.

Tratto dall’articolo di Fernando Buen Abad (Cuba)
Fonte: Granma
Traduzione e adattamento e aggiunte: GFJ

È necessario dispiegare una scienza politica decolonizzatamolto energica, molto vicina al popolo e capace di mettere ordine nelle definizioni e nella prassi.

Per nascondere la loro spazzatura ideologica sotto il tappeto delle ciance elettoralistiche, la destra  – e la “sinistra” moderata, neoliberista e/o estrema (v. trotzkista) – hanno inventato una guerra fredda congiunturale su misura per affrontare la loro disperazione. Sono lampi di mediocrità consustanziali nei branchi corrotti che la borghesia imperialista (*) addestra per garantire il furto delle risorse naturali e dei salari della classe operaia. Li chiamano politici, ma in realtà sono personaggi che insozzano solo la politica, al soldo dei grandi poteri finanziari, manifesti e occulti.

Questa operazione di propaganda semplicistica, verniciata di odio di classe, nasce dall'”ingegno” tattico e strategico dei laboratori di guerra ideologica travestiti, a loro volta, da think tank o agenzie pubblicitarie. Lì si scervellano articolando frasi e sofismi il cui scopo è seminare confusione, cristallizzare il disprezzo e personificare gli odi sotto un’etichetta fallace presa dagli stereotipi più logori e stantii.

La loro equazione ideologica non è altro che un attacco ad arte contro un settore della popolazione che è stato privato del suo diritto all’educazione politica di base e che è costretto, attraverso la propaganda conservatrice, a collegare la parola comunismo con minacce paradossali: “i comunisti vi porteranno via tutto“. Questo, detto a un popolo già storicamente espropriato dal capitalismo!

A ciò contribuiscono non pochi “intellettuali“, “giornalisti“, “accademici” e lestofanti di destra e di “sinistra” che, dalla loro ignoranza funzionale, sono incapaci di impegnarsi in una seria analisi della storia del comunismo stesso, delle sue più diverse espressioni e interpretazioni, comprese le deviazioni e degenerazioni che nella loro particolarità non rappresentano la totalità, teorica e pratica, di una categoria politica la cui influenza planetaria costituisce un contributo cruciale per la definitiva uscita dal capitalismo. Ed è questa la ragione del finanziamento e dello spiegamento che, nella congiuntura attuale, come in altri precedenti, delizia i borghesi, sin dall’apparizione del Manifesto del Partito Comunista (clicca per leggere) nel 1848.

"Il capitalismo non ha né la capacità, né la moralità, né l'etica per risolvere il problema della povertà." Fidel Castro

Il capitalismo trasforma tutte le sue paure in armi da guerra, ideologiche e non solo. Una di queste armi è, fondamentalmente, fabbricare calunnie, fabbricare menzogne sulla politica e sugli obiettivi del pensiero comunista e, fondamentalmente, dopo aver demonizzato ogni rivoluzione operaia, screditare e confondere le idee di Marx-Engels e Lenin, tra gli altri. Spendono fortune per questo. Come diceva il Comandante Fidel Castro: “Chi ha detto che il marxismo è la rinuncia ai sentimenti umani (…)? Se fu proprio (…) l’amore per l’uomo, per l’umanità, il desiderio di combattere la disgrazia del proletariato, il desiderio di combattere la miseria, l’ingiustizia, il calvario e tutto lo sfruttamento subito dal proletariato, che fece emergere il marxismo dalla mente di Karl Marx quando, appunto, quando fece emergere una possibilità reale e più che una possibilità reale, la necessità storica della Rivoluzione Sociale di cui Karl Marx fu interprete. Ma cosa lo spingeva ada essere quell’interprete se non la ricchezza dei sentimenti umani di uomini come lui, come Engels, come Lenin?

Anche una buona parte del conservatorismo, del liberalismo classico e del neoliberalismo, della socialdemocrazia contemporanea, dei trotskisti… hanno organizzato i loro attacchi anticomunisti. Tutti ci mettono qualcosa, tutti pagano. Queste sono le fonti che hanno finanziato scuole, biblioteche e persino “studiosi” dedicati a iniettare l’anticomunismo nel “pensiero intellettuale“. Gli anticomunisti dicono che il marxismo è screditato, obsoleto, morto e sepolto. Che il marxismo è utopico, che il marxismo ha fallito. Che il marxismo è un dogma, una fede religiosa, un messianismo. Che i comunisti sono degenerati, autoritari, sospettosi, immorali, irrispettosi, pigri, apolidi, assassini, che hanno cattive maniere, che sono atei, hippy, promiscui, malati?

Manifesto elettorale anticomunista, 1948

Dobbiamo denunciare, senza mezzi termini, l’anticomunismo, soprattutto quando si presenta come un’offensiva ideologica travestita da “buone maniere” elettoralistiche.

Stanno rendendo di moda i loro falsi “comunismi”, ideati dall’anticomunismo, per screditare il comunismo. Come il ladro che accusa tutti di essere ladri. Come i corrotti che denunciano la corruzione per continuare a corrompere tutto. Il termine è stato usato per mille scopi, tra i membri del loro gruppo e tra gli estranei, per squalificare e confondere, per chiarire o per intorbidire. Nella campagna politica mascherata da guerra fredda elettoralistica, ha creato un campo minato che deve essere attraversato con grande cautela e chiarezza.

È necessario dispiegare una scienza politica decolonizzata, molto energica, molto vicina al popolo e capace di mettere ordine nelle definizioni e nella prassi.

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(*) Il neoliberismo si è imposto nell’economia borghese a partire dai primi anni settanta dello scorso secolo, diffuso dai centri imperialisti degli USA (in particolare dalla Federal Riserve e dall’Università di Chicago) e dalla Gran Bretagna. La crisi capitalista, con la caduta tendenziale del saggio di profitto, ha portato la borghesia imperialista ad aggiornare il liberalismo economico e ad elaborare una strategia globale in funzione della massimizzazione dei profitti e dell’esigenza di esportazione di capitali e merci (tra cui la forza-lavoro).
Questo processo si è accelerato utilizzando le condizioni favorevoli createsi con il crollo dell’URSS e della sua zona economica (Comecon. Nel corso degli anni il neoliberismo è divenuto egemonico in Occidente. Esso è divenuto la “religione” ufficiale dei governi borghesi che nella fase attuale stanno accelerando la multiforme offensiva neoliberista, evidenziando minimi margini di autonomia nella definizione dei loro programmi.
Il tipico regime neoliberista prevede politiche monetariste per abbassare l’inflazione, la riduzione delle tasse e delle spese pubbliche, un mercato della forza-lavoro “flessibile” e de-contrattualizzato smantellando i contratti nazionali e tagliando le prestazioni assistenziali, liberalizzazioni dei mercati finanziari e commerciali, privatizzazioni delle imprese statali.
Il neoliberismo è una politica al servizio del capitale finanziario internazionale e degli altri settori capitalistici, adottata nel contesto attuale della crisi del sistema imperialista mondiale, in cui le imprese incontrano sempre più difficoltà ad ottenere il massimo profitto. Sono soprattutto i monopoli ed i governi che li rappresentano, indipendentemente dalle maggioranze borghesi che si alternano, ad aver dato impulso e portato avanti questa politica, che ha esacerbato le contraddizioni del sistema imperialista ed amplificato la decomposizione economica.

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