Cuba. La Scuola di Giornalismo

Ottantuno anni fa, il 21 aprile 1942, veniva creata con decreto presidenziale il primo centro di formazione giornalistica a Cuba, la Scuola di Giornalismo Manuel Márquez Sterling. Il nome della scuola onorava e rendeva anche omaggio a quel patriota indipendentista, giornalista, scrittore e diplomatico, tenace oppositore dell’Emendamento Platt, un’appendice alla Costituzione del 1901, con cui gli Stati Uniti minacciavano di intervenire direttamente nel nostro Paese.

di Eduardo Yasells(*)
Traduzione e aggiunte al testo: G. Federico Jauch
20 dicembre 2023

Scuola di Giornalismo Manuel Márquez Sterling

Baldomero Álvarez Ríos – decano del Collegio Nazionale dei Giornalisti tra il 1959 e il 1961, e membro supplente del Consiglio di Amministrazione eletto al Primo Congresso dell’UPEC (1963) – ha affermato nella sua biografia di Márquez Sterling (28 agosto 1872 – 9 dicembre 1934) pubblicata nel 1994:

«Alla fine della guerra scrisse per Patria, Cuba Libre e El Fígaro, dove fu eletto nel 1903 miglior giovane scrittore di Cuba […] A New York Gonzalo de Quesada y Aróstegui, segretario del Partito Rivoluzionario Cubano, lo incaricò di ordinare l’archivio letterario di José Martí […] Primo redattore del giornale El Mundo, fondato nel 1901, divenne caporedattore e poi direttore. Quando il dittatore Machado fu rovesciato, il governo dei Cento Giorni lo nominò ambasciatore di Cuba a Washington. In tale veste, ma malato, il 25 maggio 1934 firmò l’abrogazione del Trattato Permanente e con esso l’Emendamento Platt. All’età di 62 anni, il 9 dicembre 1934, si conclude la vita di questo grande patriota e vero “Maestro dei giornalisti”

In Memorias de tinta y tiza (Ricordi di inchiostro e gesso), Luís López González, nella sua tesi di laurea in Giornalismo, giugno 2015, afferma che con il decreto che ufficializzava la Scuola Manuel Márquez Sterling, “iniziava l’elenco delle disposizioni sull’insegnamento del giornalismo a Cuba“, quarta nazione delle Americhe ad aprire una “istituzione dedicata all’insegnamento di questa professione“.

Negli anni Cinquanta, oltre alla scuola con sede all’Avana, situata in G 258, Vedado, c’erano Fernando Lles Berdayes, a Matanzas; Severo García Pérez, a Santa Clara, e Mariano Corona Ferrer, a Santiago de Cuba. Anche Wilfredo Fernández Vega, a Pinar del Río, e Wilfredo Rodríguez Blanca, a Camagüey, erano in attesa di essere ufficializzati.

López González aggiunge, prendendo come riferimento Márquez Sterling, che il programma di studi prevedeva una durata di quattro anni, uno stage di non meno di due anni nella redazione di giornali e il superamento di tutte le materie.

Tra i requisiti di ammissione: essere un cubano di età superiore ai 18 anni, avere una condotta irreprensibile, essere in buona salute, aver completato la terza media o possedere un altro titolo di studio dello stesso livello rilasciato da un istituto ufficiale. In caso contrario, dovevano sostenere l’esame di ammissione. Le materie fondamentali di queste scuole erano: scrittura, cronaca, organizzazione e pratica giornalistica e tipografia.

La professoressa Miriam Rodríguez Betancourt, spesso citata in questo articolo, ci dice che venivano già offerti corsi per tecnici grafici e tecnici del Disegno Giornalistico. I candidati dovevano dimostrare di aver superato il secondo corso di Disegno dal Vivo presso l’Academia Nacional de Bellas Artes San Alejandro o presso una delle scuole provinciali di Belle Arti.

Corsi di liquidazione e corsi di livellamento

Quelli di noi che hanno già qualche capello grigio ricordano ancora la sua andatura precisa e la sua voce nei corridoi e nelle aule della Facoltà di Filologia (ora Arti e Lettere) dell’Università dell’Avana. Anche altri, i più giovani, ricevono la sua eredità attraverso testi, progetti curricolari e metodologici di indiscutibile valore – su latino, spagnolo, lettura, scrittura e composizione, letteratura generale e per l’infanzia, insegnamento della lingua madre – e l’impronta sugli insegnanti e sui professionisti che ha formato. Insignita dell’Ordine José Martí e di molte altre decorazioni nel corso della sua vita, la professoressa emerita dell’Università dell’Avana, Vicentina Antuña Tabío (22 gennaio 1909-8 gennaio 1993) è una delle più illustri educatrici, saggiste, politiche e filosofe che Cuba abbia mai avuto.

Dal 1959 le scuole professionali di Giornalismo andavano estinguendosi e si faceva strada l’idea che l’insegnamento di questa disciplina dovesse essere inserito a livello universitario per la prima volta nel nostro Paese.

La Scuola di Scienze Politiche includeva l’insegnamento del giornalismo e Honorio Muñoz, che aveva una lunga storia politica, letteraria e giornalistica, fu nominato vicedirettore, con un apparente dualismo di funzioni, ma in realtà incaricato del corso di liquidazione delle scuole dismesse. Due anni prima, nel 1963, era stato eletto presidente dell’Unione dei Giornalisti di Cuba al suo primo congresso, e a metà del suo mandato, che passò a Ernesto Vera, vicepresidente, dovette trasferirsi all’Università.

Il 9 febbraio 1965, una risoluzione del Ministero dell’Educazione creò la Facoltà di Giornalismo dell’Università dell’Avana come dipartimento della Scuola di Lettere.

Il Dipartimento era diretto da Vicentina Antuña Tabío, dottoressa in Pedagogia, Filosofia e Lettere, Eroina del Lavoro della Repubblica di Cuba (tra gli altri meriti), che insegnava latino nella Scuola di Lettere. Dopo le dimissioni di Honorio, guidò il corso di liquidazione delle suddette scuole e i corsi di livellamento iniziati in Scienze Politiche. Il Corso di Liquidazione, della durata di 19 mesi, iniziò il 1° giugno 1964 e terminò il 21 dicembre 1965. Gli esami finali si sono svolti nel gennaio 1966 e 14 dei 92 studenti iniziali si sarebbero diplomati. Al primo corso del Dipartimento, riferisce López González, parteciparono graduati del Cursillo e ” veterani” provenienti da Scienze Politiche.

Gustavo Tomeu Riverón nacque il 30 settembre 1913 a Sibanicú (Provincia di Camagüey). Nel 1927 si qualificò come stenografo, per poi diventare giornalista in un'epoca in cui la professione era un mestiere di bottega e non una laurea. Fu anche insegnante di educazione fisica nella scuola secondaria, cronista sportivo e radiocronista. L'accorto giornalista fu imprigionato in un paio di occasioni e poi si sollevò nella Sierra Maestra nella XIII Colonna Ignacio Agramonte. Quando la Rivoluzione trionfò, entrò nella redazione del suo vecchio giornale con un abito verde oliva e una fascia rossa e nera al braccio e propose il nome Adelante per il nuovo giornale che avrebbero fondato, in onore della parola che apre la seconda strofa della marcia del 26 luglio.

Nel 1966, il giornalista veterano di Camagüey Gustavo Tomeu, funzionario della Commissione nazionale di orientamento rivoluzionario (COR), assunse la direzione del Dipartimento. Un anno dopo, si decise di concedere borse di studio a tutti gli studenti, lavoratori e non, alternando 15 giorni di lezioni in aula con 15 giorni di pratica nei media.

Poco dopo, il tirocinio fu esteso a un semestre, con un lavoro giornalistico nei settori nevralgici della Rivoluzione, dagli zuccherifici o nelle fabbriche, e collaborando con Alma Máter e Vida Universitaria.

In uno dei suoi articoli “Hacia una prensa a la altura de la Revolución” (Verso una stampa all’altezza della Rivoluzione), il dottor Amando Hart elogia gli studenti di giornalismo che si sono recati in tutti gli zuccherifici: “Sono stati in grado di fornire al Partito una vera e propria radiografia dei principali problemi degli zuccherifici. Questo non è utile solo per la stampa, ma anche per il Partito“.

Mi riferisco a “Congresos de periodistas cubanos“, dell’eccezionale collega e ricercatore storico Juan Marrero González, per sottolineare la particolare attenzione dell’UPEC per i giornalisti che lavorano e per i programmi di studio universitari in giornalismo. In entrambi gli ambiti, l’UPEC e la Scuola hanno coordinato i loro sforzi, come evidenziato negli accordi del II Congresso dell’organizzazione sindacale tenutosi il 25 e 26 novembre 1966.

Il giornale laboratorio “El Mundo” e gli studenti pre-universitari

Dal 1968 al 1969, pur rimanendo vicedirettore della rivista Verde Olivo, ricoprii l’incarico di direttore della Scuola di Giornalismo della Facoltà di Scienze Umanistiche, convertita di recente. Sostituii il compagno Gustavo Tomeu, che mi presentò agli studenti del giornale-laboratorio “El Mundo“, che negli anni Cinquanta fino al primo gennaio 1959 era stato di proprietà di Amadeo Barletta, proprietario anche del Canale 2 della televisione cubana e dell’agenzia di distribuzione dei veicoli General Motors a Cuba. Nella sua edizione domenicale di Juventud Rebelde, il collega Ciro Bianchi ha dichiarato che Barletta rappresentava gli interessi della mafia italiana nel nostro Paese.

Nel 1968 entrarono nella Scuola i diplomati degli istituti pre-universitari. Non era la prima volta che ciò accadeva, poiché gli studenti di quel livello si erano iscritti al corso per lavoratori perché si trovavano sul mercato del lavoro, ma, in quanto neodiplomati del corso pre-universitario, si presentavano come candidati a una commissione che li intervistava per conoscere le attitudini, le motivazioni e altre particolarità del giovane o della giovane in questione. Gli ammessi superavano poi un corso introduttivo e nel 1969 iniziavano il primo anno, con il quale la Scuola completava il ciclo quadriennale del corso di laurea.

Un incendio nel febbraio del 1968 rese inoperante il giornale-laboratorio: fu un duro colpo, perché la Scuola non aveva più un mezzo “proprio” per la concezione della pratica e della teoria, ma quest’ultima continuò su vari organi di stampa, come era avvenuto in precedenza.

Terminai il mio lavoro alla Scuola di Giornalismo nella prima metà del 1969, quando la Direzione Politica delle FAR decise che dovevo tornare a Verde Olivo per sostituire il suo direttore, che era stato promosso a un altro incarico nel MINFAR. Mi sostituì Conrado Valdivia, proveniente dal servizio estero, che aveva ricoperto il ruolo di vicedirettore della Scuola ed era responsabile del Corso per lavoratori.

La Scuola Superiore di Partito “Ñico López” aveva impartito due anni di giornalismo a un gruppo di militanti che svolgevano il loro tirocinio in diversi organi di stampa del Paese. Nel 1970 entrarono nel terzo anno del corso all’Università dell’Avana.

Elena Serrano, professoressa di Storia dell’Arte e vicedirettrice di Valdivia, fu nominata direttrice della Scuola nel 1970. Nei primi anni di quel decennio, la Scuola aveva come organo docente il giornale Despegue, seguito in particolare dagli studenti del primo e del secondo anno, mentre gli studenti del terzo anno svolgevano i loro stage presso Juventud Rebelde, Vida Universitaria e Alma Máter, e gli studenti del quarto anno erano raggruppati in opzioni di specializzazione negli organi di stampa.

I requisiti di accesso furono innalzati. Oltre al diploma di maturità, i candidati dovevano superare un test di livello e di pre-iscrizione, nonché test psicologici, culturali e attitudinali per il giornalismo. Nell’ambito delle modifiche al piano di studi, furono organizzati forum scientifici e riunioni di studenti assistenti.

Furono incrementati i tirocini e i collegamenti con il lavoro sociale e produttivo. La massima dello studio-lavoro, enfatizza López González nella sua tesi, ha prevalso sia nella concezione dei curricula sia nella vita quotidiana della Scuola.

Nel quinquennio 1970-1975 le esigenze di materiale e di personale docente si fecero sempre più evidenti, al punto da rendere più difficili i corsi introduttivi. Le iscrizioni aumentarono nel 1971. Ciò si verificò in misura maggiore nel periodo 1973-1974 e nei cinque anni successivi. Il corso regolare dovette chiudere i battenti. La direttrice della Scuola era la dott.ssa Nuria Nuiry, che assunse la direzione nel febbraio 1974.

"Se, in ogni circostanza, il giornalista continua a pensare di essere un giornalista per vocazione al servizio, allora questa è davvero la professione che vale la pena di sviluppare e vivere", afferma oggi Miriam Rodríguez Betancourt.

Miriam Rodríguez Betancourt, dottoressa ricercatrice in Scienze della Comunicazione, che lavorò a Radio Rebelde e Juventud Rebelde negli anni ’60, fece domanda per studiare giornalismo all’Università dell’Avana; fu tra i candidati, fu allieva del primo gruppo ufficiale del corso e si laureò nel 1969. C’era carenza di insegnanti e le fu chiesto di rimanere come formatrice. Si sentì attratta dall’insegnamento nella Scuola e quindi rimase.

Oggi è la cattedratica più esperta nella progettazione di percorsi di studio per la professione giornalistica del Paese. Ha tenuto corsi universitari e postuniversitari. Ha arricchito in modo intelligente e costante il tesoro di informazioni che costituisce una banca dati. È la fondatrice della Cattedra Pablo de la Torriente Brau e detiene il Premio nazionale di giornalismo José Martí per il lavoro di una vita.

Nel 1974, nell’Aula Magna della UH (Università dell’Avana), la dottoressa Miriam Rodríguez tenne un discorso per il 50° anniversario degli studi. Mi permetto di definirlo un patrimonio, perché mostra il bagaglio ereditato dall’insegnamento di questa professione.

Innanzitutto, l’oratrice riconosce “coloro che per primi hanno sostenuto, promosso e difeso gli studi di Giornalismo a livello universitario per la prima volta a Cuba: il Dr. Armando Hart, all’epoca Ministro dell’Educazione, Ernesto Vera, Lázara Rodríguez Alemán, Tomás Lapique, Mirta Aguirre, Honorio Muñoz, Vicentina Antuña, Pelegrín Torras e Carlos Amat“.

Tamara Bunke si iscrisse alla Scuola di Giornalismo dell'Università dell'Avana nel 1962, mentre continuava la sua formazione sportiva, in particolare il tiro a segno, e si preparava per la sua missione internazionalista in America Latina.

Si riferisce all’inizio della carriera come tale nel 1965, quando “diversi colleghi della Scuola Professionale di Giornalismo Manuel Márquez Sterling completarono i loro studi. Tra loro, ad onore di tutti noi, c’era l’indimenticabile guerrigliera Tamara Bunke (“Tania la Guerrillera”)”. Miriam rievoca:

Abbiamo vissuto sulla collina emblematica il vortice dei convulsi anni Sessanta, con le sue contraddizioni e le sue riaffermazioni, tra le guardie della milizia e l’addestramento militare, le visite a sorpresa di Fidel, il volontariato in campagna e in città, la ricerca sociale nelle zone più remote del paese, i continui dibattiti tra ortodossi ed eterodossi, i collettivi di studio che non ricordo perché potevano durare dodici ore, le pause obbligate… a Las Cañitas del Habana Libre, una tappa intermedia per la Cinemateca, ovviamente; lezioni in aule prestate per solidarietà: Così un giorno ci svegliavamo nella spaziosa Facoltà di Scienze Politiche, quello successivo in quella di Giurisprudenza, e quello dopo, tumultuosi e polemici, nella non meno rumorosa, polemica e creativa Facoltà di Lettere, che da allora ci è stata così vicina.

Dopo l’appassionante cronaca del paragrafo precedente, la relatrice affronta “alcune azioni ed esperienze” del percorso fino al 1974, “che possono essere descritte come pietre miliari o più modestamente come svolte“.

“[…] di aver avuto un giornale educativo: Despegue; di aver partecipato alla produzione del quotidiano El Mundo, organo nazionale dichiarato laboratorio studentesco; di aver contribuito al perfezionamento di molti giornalisti attraverso i corsi per lavoratori, le categorie didattiche e il dottorato speciale in Giornalismo; della crescente produzione bibliografica prodotta dai professori della facoltà, tra i quali diversi giornalisti attivi, con l’appoggio determinante del Partito e la collaborazione dell’Editorial Pablo dell’Unione dei Giornalisti; del continuo e proficuo legame con l’UPEC; dell’articolazione delle pratiche pre-professionali congiuntamente ai media […]. e l’avere una sede propria, spaziosa e ben attrezzata (anche se molti, per il momento, non dimenticano la grande casa di G… soprattutto nei giorni dei festival cinematografici).”

Concludo con questo frammento del discorso di Miriam del 1974:

Tra ciò che resta da fare, o da fare meglio, ci sarà sempre molto altro da riferire, quindi, per una necessaria sintesi, mi soffermerò solo sugli aspetti che, per consenso, consideriamo più importanti: migliorare la pratica lavorativa degli studenti, un punto chiave della loro formazione; fare in modo che le tesi e le ricerche rispondano sempre di più alle esigenze e ai problemi del settore; ottenere un maggiore incorporamento di professionisti in pensione, la cui esperienza può dare un utile contributo al lavoro di formazione ai valori sia professionali che civili; continuare a rafforzare la qualità e l’equilibrio generazionale del corpo docente.”

 

(*)Eduardo Yasells

Giornalista e ricercatore cubano, vincitore del Premio Nazionale di Giornalismo “José Martí”. Fondatore della rivista Verde Olivo e dell’Istituto Internazionale di Giornalismo. Fondatore dell’Unione dei giornalisti cubani (UPEC). Corrispondente di guerra a Girón, alla lotta contro i banditi e alla Crisi di Ottobre.
https://www.cubaperiodistas.cu

Pubblicato in Cuba, Cultura

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