Nicaragua: nuovo trionfo di Daniel Ortega e del Frente Sandinista

Foto: DANIEL ORTEGA E FIDEL CASTRO, LUGLIO 1980 A MANAGUA

Il presidente di Cuba, Miguel Díaz-Canel, ha espresso le sue congratulazioni, sottolineando che le elezioni generali in Nicaragua sono state “una dimostrazione di sovranità e civiltà di fronte alla crudele campagna mediatica che subisce

Rosario Murillo e Daniel Ortega

Le elezioni generali del 7 novembre in Nicaragua hanno sancito una vittoria senza appello per il presidente Daniel Ortega e per il suo partito, il FSLN.

Il Consiglio Supremo Elettorale del Nicaragua ha certificato questo lunedì il trionfo alle elezioni presidenziali del 7 novembre del candidato del Frente Sandinista de Liberación Nacional (FSLN), Daniel Ortega, il quale resterà in carica per il quarto mandato consecutivo, il quinto considerando anche quello ottenuto tra il 1985 ed il 1990. Con il 97,74 per cento dei collegi scrutinati, il binomio composto dal presidente Ortega e dalla vicepresidente Rosario Murillo ha ottenuto il 75,92%, mentre l’affluenza alle urne è risultata pari al 65,23%.

Tra i candidati di opposizione, Walter Espinoza si è classificato secondo con il 14,4% in rappresentanza del Partido Liberal Constitucionalista (PLC), mentre gli altri quattro candidati hanno ottenuto risultati meno rilevanti, a partire dal 3,4% di Guillermo Osorno, leader del Camino Cristiano Nicaragüense (CCN). Al quarto posto troviamo Marcelo Montiel (3,2%) dell’Alianza Liberal Nicaragüense (ALN), seguito da Gerson Gutiérrez (2,2%) dell’Alianza por la República (APRE) e da Mauricio Orué del Partido Liberal Independiente (PLI).

La vittoria sandinista è arrivata proprio in corrispondenza delle celebrazioni in memoria della morte del comandante Carlos Fonseca, fondatore del FSLN e ucciso l’8 novembre 1976. In quest’occasione, Ortega ha tenuto un discorso nel quale ha respinto le ingerenze delle potenze imperialiste occidentali, che si sono precipitate a scatenare i propri mass media al fine di screditare il risultato delle elezioni del Paese centroamericano: “Credono che siamo una colonia e vogliono dettare come ci comportiamo e decidere che tipo di democrazia dovremmo sviluppare”, ha dichiarato il capo dello Stato. “Devono capire che qui in Nicaragua comanda il popolo e non gli europei. L’Unione Europea ha, per la maggior parte, parlamentari fascisti, ecco perché tanto odio contro i popoli che lottano per l’indipendenza e la sovranità”.

Allo stesso modo, il presidente del Nicaragua ha ricordato che gli interventi delle forze imperialiste, in particolare degli Stati Uniti, in altri Paesi del mondo hanno portato solo morte, distruzione e povertà: “Le truppe statunitensi hanno recentemente lasciato l’Afghanistan e lì hanno lasciato una situazione estremamente negativa, dopo aver causato dolore, morte e insicurezza per vent’anni”.

I presidenti di Cuba e Nicaragua, Miguel Díaz Canel e Daniel Ortega

Al contrario di quanto fatto da Stati Uniti e Unione Europea, altri governi hanno riconosciuto la vittoria del governo legittimo del Frente Sandinista e del presidente Ortega. Il presidente di CubaMiguel Díaz-Canel, ha espresso le sue congratulazioni, sottolineando che le elezioni generali in Nicaragua sono state “una dimostrazione di sovranità e civiltà di fronte alla crudele campagna mediatica che subisce” il Paese centroamericano. Da parte sua, anche il ministro degli Esteri cubano Bruno Rodríguez Parrilla si è congratulato con il presidente Ortega, ribadendo il sostegno dell’isola al Nicaragua come Paese gemello: “Ribadiamo fermo sostegno e solidarietà al nostro fratello popolo nicaraguense e al governo, che stanno avanzando verso nuovi obiettivi nonostante le interferenze esterne”, ha scritto il diplomatico attraverso i social network.

I presidenti di Venezuela e Nicaragua, Nicolás Maduro e Daniel Ortega

Il presidente del VenezuelaNicolás Maduro, ha a sua volta inviato le sue congratulazioni al suo omologo nicaraguense e alla vicepresidente Murillo: “Noi venezuelani ribadiamo il nostro amore e il nostro impegno a lavorare insieme per la felicità dei nostri popoli“, ha commentato. A sua volta, il ministero degli Esteri del Venezuela ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che “il Nicaragua ha ratificato la sua indipendenza e autodeterminazione attraverso lo strumento democratico del voto“. Il Nicaragua “ha ratificato davanti al mondo la sua volontà di continuare ad avanzare in pace, in un processo politico che ha garantito nell’ultimo decennio la restituzione dei diritti umani fondamentali, strappati dall’imposizione del neoliberismo. I concittadini di Sandino e Darío hanno dato la massimo dimostrazione di resistenza popolare contro le pressioni titaniche dell’imperialismo“, precisa il testo, riferendosi alle storiche figure del rivoluzionario Augusto César Sandino, da cui prende il proprio nome il FSLN, e del poeta Rubén Darío.

Evo Morales e Daniel Ortega

Il ministero degli Esteri della Bolivia ha pubblicato un comunicato in cui ha evidenziato la “partecipazione e vocazione democratica” del popolo nicaraguense durante le elezioni di domenica scorsa. “Siamo sicuri che con la partecipazione maggioritaria e il rispetto del voto popolare si rafforzi la democrazia, come pieno esercizio della sovranità del popolo“, ha affermato l’ente. Sulla vittoria elettorale del presidente Ortega si è espresso anche l’ex presidente del Paese andino Evo Morales, assicurando che il suo trionfo “è la sconfitta dell’interventismo yankee”. “Salutiamo il degno popolo del Nicaragua che, in una dimostrazione di coraggio e maturità democratica, ha eletto il fratello Daniel Ortega presidente costituzionale nonostante la campagna di menzogne e minacce degli Stati Uniti“, ha scritto Morales attraverso i social network.

In concomitanza con le elezioni presidenziali si sono tenute anche le elezioni legislative, i cui risultati verranno ufficializzati nei prossimi giorni. I sandinisti non dovrebbero avere troppi problemi nel mantenere la maggioranza assoluta dei seggi dell’Assemblea Nazionale, che attualmente controllano con 71 scranni su 92. Allo stesso tempo il Nicaragua rivoluzionario dovrà continuare a guardarsi dagli attacchi imperialisti che proverranno dagli Stati Uniti, dall’Unione Europea e dai Paesi vassalli di Washington nella regione latinoamericana, come la vicina Costa Rica, il cui governo si è affrettato ad allinearsi alle dichiarazioni dei propri padroni, rifiutandosi di riconoscere il legittimo risultato elettorale.

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