Oggi, quando la Patria si trova ad affrontare nuove sfide a causa della pandemia che affligge il mondo e che colpisce anche noi, oltre all’intensificarsi del crudele blocco yankee contro Cuba, il Partito Comunista di Cuba è una garanzia sicura della continuità storica della Rivoluzione.
Fonte originale:
Traduzione: italiacuba.it
AGOSTO 17, 2020

Il 16 e 17 agosto 1925 ha segnato Cuba per sempre. Un gruppo di uomini di valore fondò il primo Partito Comunista, l’egame indispensabile tra il pensiero patriottico del XIX secolo, fondamentalmente quello di José Martí, e le idee di emancipazione sociale che hanno segnato le fasi successive. Conoscevano il valore della continuità.
Due cubani d’eccezione, Carlos Baliño e Julio Antonio Mella, hanno avuto molto a che fare con la sua fondazione.
Il primo, membro di un gruppo di patrioti scesi in piazza per combattere il colonialismo spagnolo e amico incondizionato di José Martí, con il quale aveva fondato il Partito Rivoluzionario Cubano, prezioso predecessore della nuova organizzazione che allora stava nascendo; mentre il giovane Mella, a soli 22 anni, rappresentava il meglio della generazione che avrebbe dato continuità alle lotte di Céspedes, Agramonte, Gómez, Maceo e Martí.
La missione principale di questi uomini lungimiranti era quella di creare il Partito e di affiliarlo alla Terza Internazionale, fondata da Vladimir I. Lenin, nel 1919, doveva proporre e sviluppare un programma di rivendicazioni per i lavoratori e i contadini; lavorare attivamente nei sindacati, organizzare i contadini e lottare per i diritti delle donne e dei giovani.
Erano tempi difficili e i rivoluzionari cubani dovettero affrontare gli eccessi quotidiani del tiranno Gerardo Machado. La repressione più crudele si è scatenata sulla neonata organizzazione. Il primo segretario generale eletto, José Miguel Pérez, fu espulso dal Paese, mentre altri militanti, come Mella, furono accusati di crimini che non avevano mai commesso.
Ma la giovane organizzazione continuò coraggiosamente sotto la guida di uomini della statura di Rubén Martínez Villena e di altri leader.
Nel mezzo delle circostanze storiche della lotta antifascista e della creazione dei Fronti popolari e antimperialisti, il Partito, che all’epoca si chiamava Unione Comunista Rivoluzionaria e poi Partito Socialista Popolare, difendeva i diritti del popolo nel parlamento borghese.
Non meno importante è stato il suo lavoro durante la fase di lotta contro la tirannia di Batista, che ha costretto i suoi membri a combattere in condizioni difficili, il più delle volte da clandestini.
Dopo la vittoria del 1° gennaio 1959, sotto la guida di Fidel e Blas Roca, il processo di unità del Partito si è forgiato con le due organizzazioni politiche che avevano portato il peso della lotta rivoluzionaria contro Batista (il Movimento 26 luglio e il Direttorio Rivoluzionario).
Così, nel 1961, si fusero nelle Organizzazioni Rivoluzionarie Integrate (ORI), che precedettero la formazione del Partito Unitario della Rivoluzione Socialista di Cuba (PURSC) nel 1963, che adottò il nome di Partito Comunista di Cuba il 3 ottobre 1965.
Da allora, non c’è stata nessuna lotta o impresa in cui il Partito non abbia avuto un ruolo speciale, come avanguardia della società cubana nei momenti più trascendentali della nazione.
Se c’è un merito che il Partito ha avuto per più di nove decenni dalla sua fondazione, è quello di aver mantenuto l’unità della nazione, quella che ci ha permesso di affrontare persecuzioni, blocchi genocidi, guerre e minacce di ogni tipo, e di uscirne vittoriosi.
Per questo e per altri motivi, Fidel l’ha descritta come l’anima della Rivoluzione Cubana, essendo l’organizzazione che sintetizza i sogni e le aspirazioni del nostro popolo in più di cento anni di lotta.
Oggi, quando la Patria si trova ad affrontare nuove sfide a causa della pandemia che affligge il mondo e che colpisce anche noi, oltre all’inasprimento del crudele blocco yankee contro Cuba, il Partito comunista cubano è una sicura garanzia della continuità storica della Rivoluzione.