Perù nel caos

In America Latina sono in corso importanti manifestazioni in piazza, e il Perù oltre alla crisi pandemica ed sociale, ora si trova nel bel mezzo di una crisi anche istituzionale e politica. Il congresso unicamerale peruviano ha rimosso il capo di stato del paese con una manovra che già il pubblico e alcuni costituzionalisti peruviani definiscono un colpo di stato

Juan Gonzalo Arévalo, docente di letteratura presso la Pontificia Università Cattolica del Perù (PUCP).

Perù: la crisi politica spiegata da Juan Gonzalo Arévalo

Nell’ultima settimana il Perù ha attraversato momenti di grande tensione e cambiamento. Il 9 novembre, il presidente in carica, Martín Vizcarra Cornejoè stato rimosso dal congresso con 105 voti su 130. Il 10 novembre, il presidente del congresso, Manuel Merino de Lama lo ha sostituito diventando il terzo presidente del periodo 2016-2021. Infatti, nel 2018 c’era già stato un cambio prematuro alla guida del Paese, quando l’allora presidente Pedro Pablo Kuczynski (PPK) si era dimesso in seguito al suo coinvolgimento in un grosso scandalo per corruzione, collegato all’azienda di costruzioni brasiliana Odebrecht.

Questo ennesimo passaggio di consegne è stato il motivo scatenante di una serie di proteste e manifestazioni in tutto il Paese, alcune delle quali hanno visto l’intervento violento della polizia. In seguito alla fortissima mobilitazione popolare, solo 4 giorni dopo, il 15 novembre, Merino rinunciava alla sua presidenza, e veniva scelto come nuovo (e a questo punto quarto) presidente Francisco Sagasti (in foto).

A seguire un’intervista a Juan Gonzalo Arévalo, docente di letteratura presso la Pontificia Università Cattolica del Perù (PUCP).

Nell’ultima settimana in Perù si sono susseguiti una serie di avvenimenti a ritmo serrato, potrebbe riassumerli?

Certamente. Lo scorso lunedì 9 novembre il congresso ha destituito il presidente  Martín Vizcarra  a seguito di una interpretazione distorta della ‘’permanente incapacità morale’’ citata nella costituzione. La ‘’permanente incapacità morale’’ è una delle motivazioni per le quali, costituzionalmente, in Perù si possono chiedere le dimissioni del presidente, ma bisogna sottolineare che è un’indicazione molto vaga che lascia spazio ad ampie interpretazioni. Secondo la maggioranza del congresso la ‘’permanente incapacità morale’’ del presidente si basava sul fatto che Vizcarra è attualmente sotto processo per corruzione. Diversi esperti hanno però segnalato che l’articolo costituzionale non è applicabile a questa situazione e, dunque, sostengono che si sia trattato di un colpo di stato travestito da procedura legale.

In seguito alla destituzione di Vizcarra, è diventato presidente Manuel Merino poiché, essendo presidente del Congresso, era il seguente in linea di successione. Il suo governo di fatto ha subito risvegliato una serie di proteste di massa in tutto il Paese, proteste che sono state violentemente represse, soprattutto a Lima. Come risultato due giovani manifestanti (Inti Sotelo di 22 anni e Brayan Pintado di 24) sono stati uccisi, per non parlare di più di un centinaio di feriti e diversi desaparecidos. In questo contesto, Merino e i suoi ministri hanno finalmente rinunciato al loro incarico ed è rimasto un vuoto di potere da poco riempito da Francisco Sagasti, figura molto meno controversa.

Perchè, al di là della motivazione ufficiale, Vizcarra è stato destituito? È stata una procedura trasparente o si sospettano interessi nascosti?

Molti peruviani, me compreso, sospettano che la vera motivazione di questo avvenimento sia stata la sete di potere e la difesa dei propri interessi personali da parte di alcuni membri del congresso alleati con Merino. Il loro appoggio alla destituzione del presidente per ‘’incapacità morale’’ in seguito ad un processo era incoerente, perché molti di coloro che hanno votato a favore hanno a loro volta processi in corso (più precisamente, 68 su 130). 

Inoltre c’era il forte sospetto che avrebbero tentato di usare la pandemia come pretesto per rimandare le elezioni programmate per il prossimo anno. E per finire, questa nuova situazione facilitava gli obiettivi politici di varie persone del Congresso.

Per esempio, è noto che alcuni hanno interesse a smantellare la riforma educativa portata avanti proprio in questi ultimi anni. Cerco di spiegare meglio la situazione: qui in Perù esiste una istituzione, la SUNEDU (Superintendencia Nacional de Educación Superior Universitaria) che è incaricata di migliorare l’educazione superiore (che è privata e in alcuni casi arriva ad avere meccanismi molto simili a quelli di qualsiasi altra impresa) e di controllare che le università rispettino degli standard minimi di qualità (come l’avere delle biblioteche, dei laboratori, dei professori che facciano ricerca..). Questo organo ha sospeso molte università private che non rispettavano questi standard e, di fatto, molti congressisti erano implicati nella gestione di queste università e hanno visto le loro ‘’imprese’’ essere private della licenza. Ovviamente la SUNEDU è un’istituzione controllata dallo stato e, fin da subito, il governo di Merino intendeva modificare il suo funzionamento per favorire la riabilitazione delle suddette università.

Questo della SUNEDU è solo un esempio di tante riforme che il nuovo governo aveva intenzione di portare avanti e che evidentemente aspiravano a favorire gli interessi personali dei congressisti più che l’interesse pubblico (un altro esempio, se vi interessa approfondire, potrebbe essere quello della riforma delle pensioni).

Perchè Merino è così contestato? Qual è stato il suo percorso fino alla presidenza?

Merino è membro dell’Acción Popular, il partito che ha ricevuto più voti nelle ultime elezioni. Per questa ragione, oltre che per la sua esperienza politica precedente, è stato proposto come presidente del congresso a marzo 2020.

Quando Vizcarra è stato destituito era chiaro che l’intenzione di Merino era di prendere il potere perché era una manovra che aveva già tentato in precedenza. Lo scorso settembre c’è stato un primo tentativo di destituire il presidente ma non ha avuto successo perché le prove contro Vizcarra non erano ancora molto valide e perché, già allora, la manovra aveva suscitato delle forti critiche: stavano cercando di destabilizzare il Paese in un momento molto delicato della pandemia, con un picco di casi e di morti.

Nonostante ciò, Merino ha difeso l’opzione della destituzione e addirittura ha cercato di avere l’appoggio dell’esercito prima della votazione. Visto che sapeva che questa decisione non sarebbe piaciuta a molti, probabilmente gli conveniva avere l’appoggio delle Forze Armate. Quella volta non ha avuto successo, ma già da allora sapevamo che Merino voleva arrivare al potere e che aveva l’appoggio di altri gruppi nel congresso. E questo sospetto è stato confermato quando alla fine è diventato presidente ed è successo quello che ho già raccontato.

Chi è Francisco Sagasti? Quali sono gli obiettivi del suo governo?

Francisco Sagasti è membro del Partido Morado ed è stato un ricercatore di lunga data.

In generale, sembra generare fiducia nella maggior parte della popolazione poiché è una figura senza processi in corso ed è stato uno dei pochi a non aver sostenuto la destituzione di Vizcarra. Durante il suo primo discorso come presidente ha menzionato la necessità di fare giustizia per le vittime della repressione poliziesca e ha addirittura chiesto perdono in nome dello stato per la morte di Inti e Bryan. Inoltre ha parlato di temi finora quasi inesistenti nella politica peruviana, come il cambiamento climatico, la promozione della ricerca, l’importanza della scienza e della tecnologia, oltre ovviamente alla lotta contro la pandemia e le sue conseguenze sull’economia del Paese.

Tuttavia, ancora ha bisogno dell’appoggio del congresso per governare tranquillamente. E questo lo vedremo solo nei prossimi mesi.

Nonostante la rinuncia di Merino e l’elezione di Francisco Sagasti, per le strade si continua a manifestare, perché? Quali sono le richieste dei manifestanti?

Credo che la richiesta più diffusa sia quella di fare giustizia, di far sì che i colpevoli di tutta la violenza utilizzata contro i manifestanti vengano individuati. In particolare si chiede che si investighi sulle responsabilità dei comandi di polizia, del ministro dell’interno, del primo ministro e anche di Manuel Merino, e che si giunga ad una giusta condanna.

Inoltre ormai questa situazione ha in un certo senso risvegliato richieste latenti e si è fatto un passo avanti: si chiede una riforma della polizia, l’annullamento dell’immunità parlamentare e alcuni addirittura parlano di una riforma costituzionale, un po’ come sta succedendo in Cile.

Pubblicato in Attualità, Internazionale

ARCHIVI