Sviluppare le forze produttive senza capitalismo: l’esempio di Cuba nel riciclaggio dei rifiuti.

 
 POSTED ON 15 DICEMBRE 2013
L’iniziativa privata nella Cuba socialista retta da un’economia centralizzata si sta facendo spazio in un ambito delle tutto impensato: la raccolta e il riciclaggio dei rifiuti. Pubblichiamo questo reportage di […]

L’iniziativa privata nella Cuba socialista retta da un’economia centralizzata si sta facendo spazio in un ambito delle tutto impensato: la raccolta e il riciclaggio dei rifiuti. Pubblichiamo questo reportage di Patricia Grogg andato in onda su Radio Netherland lo scorso 1° novembre, liberamente tradotto per Sinistra.ch da Gianfranco Cavalli.

Cuba-cuentapropistasPer “Pitusa”, i rifiuti scartati dagli abitanti dell’Avana sono una fonte inesauribile di risorse utili. “Non spreco niente: raccolgo, seleziono, pulisco e tengo da parte per quando ne avrò bisogno”, racconta questo uomo che nel frattempo ricompone una finestra di un mobile “multifunzionale”. “Ho 43 anni e da 19 lavoro nel riciclaggio”, aggiunge, dopo aver chiesto di essere identificato come “Pitusa”, perché non ha una licenza di lavoratore indipendente. “Faccio talmente tante cose che non saprei come registrarmi e pagare le tasse”, si giustifica.

Fra la spazzatura si trovano mobili rotti, bottiglie, cristalli, tubi plastici o di ferro, divani, porte o finestre vecchie. “Niente è inutilizzabile, anche se ottenere un mobile nuovo da untareco (materiale di poco valore) non è facile. Per me ha qualcosa di artistico dare un’utilità a qualcosa che è stato abbandonato e alla quale nessuno dà più la minima attenzione”, commenta con un po’ d’orgoglio. “Pitusa” appartiene alla categoria dei “Buzos”, che è il nome locale dato a chi effettua l’eterno lavoro di trovare negli scarti qualcosa che serva per guadagnarsi qualche soldo.

“In questo momento ci sono 5’800 recuperatrici con licenza di lavoratore indipendente, ma sappiamo che sono molti di più quelli che non sono iscritti”, afferma Marilyn Ramos, la vicedirettrice generale dell’Unione di Aziende di Recupero delle Materie Prime, l’entità statale che si occupa di riciclare i rifiuti.

cuba_basuraOdila Ferro si dedica “legalmente” a raccogliere e vendere scarti riciclabili da una decina d’anni a San José de las Lajas, capitale municipale di Mayabeque, provincia vicina a L’Avana. “A volte esco per strada a cercare qualcosa io stessa, ma come la gente sa già qual è il mio lavoro vengono a casa a vendermi le cose”, racconta. Lei compra alluminio, bronzo, acciaio, plastica, bottiglie di rum e di birra. Fino a luglio li vendeva all’azienda statale per il recupero di Mayabaque, convertita allora in una cooperativa di nove integranti, quattro dei quali donne. “Il meglio è che adesso abbiamo sempre abbastanza soldi per comperare quello che ci porta la gente, e in contanti!”, commenta Ferro.

In questo paese socialista, le cooperative sono state legate per molti anni unicamente al settore primario. Ma, a metà del 2013, il governo di Raúl Castro ha aperto altri spazi alle cooperative come parte delle riforme volte a creare un “socialismo prospero e sostenibile”. Nelle prime 124 cooperative che si sono create, ce ne sono due che si dedicano del recupero di spazzatura. L’intenzione del governo è però che ognuno dei 168 municipi cubani abbia una cooperativa che si dedichi a questo lavoro.

Ramos ammette che le aziende statali non hanno i mezzi per arrivare fino alla porta di ogni casa che produce dei rifiuti. È un lavoro che dobbiamo cedere all’efficace settore privato, mentre lo Stato si deve limitare al riciclo degli scarti dei grandi produttori, indica in un’intervista.

materias_primas_3024288Per superare i pregiudizi, la contabile Eida Pérez, di 39 anni, ha trovato un filone nel recupero della spazzatura. La cooperativa da lei diretta è riuscita in due mesi ad avere degli utili pari a 14’750.- dollari, mentre a Cuba, il salario medio mensile rimane intorno ai 19 dollari. “Tre anni fa non avremmo mai potuto immaginare che questo sarebbe successo”, afferma Pérez e s’incammina così nell’autonomia del lavoro superando le paure e le conseguenze di un passato recente nel quale solo si faceva quanto ordinato “dall’alto”, precisa. “Abbiamo aumentato i prodotti recuperati… adesso ci consideriamo più efficienti e in vantaggio nel confronto con le aziende statali, perché non ho alcun limite”, ci spiega. “Operiamo in contanti, possiamo pagar di più se il prodotto è di qualità, riparare i nostri camion e contrattare i servizi degli indipendenti”. “Da tutti i prodotti che compriamo riusciamo a cavarci almeno un 50 percento” di differenza, aggiunge Pérez. I suoi soci e le sue socie, che l’hanno eletta Presidente, sperano di arrivare alla fine dell’anno con un buon margine d’utile, ma già in questi due mesi sono riusciti a pagare il prestito iniziale, senza interessi, di 5’400.- dollari.

All’inizio, la maggior parte di queste cooperative sono state create per iniziativa statale, consegnando in seguito l’operazione dell’attività che faceva lo Stato agli impiegati stessi. “È un cattivo inizio, perché un principio basico di queste forme di gestione aziendale hanno purtroppo una volontà individualista”, commenta un economista che richiede di non essere identificato. Ma per Ramos “il beneficio è duplice: aumentiamo il recupero di rifiuti riciclabili ed evitiamo che vadano a finire alla discarica, e quindi che abbiano un impatto ambientale”.

A Cuba paese funzionano 986 discariche che nel 2012 hanno ricevuto più di 5,33 milioni di tonnellate di spazzatura, secondo quanto segnalato dall’Ufficio Nazionale di Statistica e Informazione. L’anno scorso sono stati recuperati circa 420’000 tonnellate di materiale: acciaio, ferro, piombo, bronzo, alluminio, carte, cartoni, rifiuti in plastica e tessili, scarti elettronici e contenitori di vetro.Questi prodotti sono stati esportati o venduti poi a industrie nazionali: metallurgiche, fabbriche di cavi ed aziende produttrici di carta e cartoni. Se queste aziende avessero dovuto importare queste quantità di materiale, il paese avrebbe pagato 120 milioni di dollari, secondo Ramos: “vogliamo industrializzare sempre di più questo lavoro ed aumentare il valore aggiunto dei prodotti riciclati”.

L’Unione statale di riciclaggio vuole creare delle cooperative provinciali che si occupino del processo “almeno sotto una forma semplice” dei rifiuti che ottengono. Oggi funzionano solo due centri di separazione dei rifiuti. L’ideale, ammette Ramos, sarebbe che le case classificassero la loro spazzatura, ma questo sogno, che richiede grandi investimenti, è ancora lontano per Cuba.

Fonte: http://www.ipsnoticias.net/2013/10/iniciativa-privada-se-abre-camino-en-la-basura-de-cuba/



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