Henry Kissinger: il male che dura 100 anni (+FOTO)

Henry Kissinger ha festeggiato il suo 100° compleanno. Un importante criminale politico, terrorista di Stato e complice di decine di colpi di Stato militari in America Latina, Africa e Asia, un personaggio storico, simbolico, rappresentativo e quasi enciclopedico

Si dice che nessun male dura 100 anni. Non è vero. La scorsa settimana, l’ex Segretario di Stato americano Henry Kissinger ha festeggiato il suo 100° compleanno: “Le cose illegali le facciamo subito, quelle incostituzionali ci mettono un po’ di più”.

di Oleg Yasinsky
Traduzione: GFJ

Incontro privato tra Kissinger (a destra) e Pinochet (a sinistra) a Santiago. 8 giugno 1976.

Si dice che nessun male dura 100 anni. Non è vero. La scorsa settimana, l’ex Segretario di Stato americano Henry Kissinger ha festeggiato il suo 100° compleanno. Un importante criminale politico, terrorista di Stato e complice di decine di colpi di Stato militari in America Latina, Africa e Asia, un personaggio storico, simbolico, rappresentativo e quasi enciclopedico.

Dalla seconda metà del secolo scorso, sono pochissimi gli eventi internazionali tragici e dolorosi in cui il governo degli Stati Uniti d’America non è stato coinvolto. E in tutti gli eventi in cui gli Stati Uniti hanno partecipato, direttamente o indirettamente, sono stati pochissimi quelli in cui non è stato coinvolto il nostro festeggiato.

Uno dei suoi principi etici è stato rivelato da WikiLeaks nel 2011, con una frase pronunciata durante un incontro tra funzionari statunitensi e turchi nel 1975: “Le cose illegali le facciamo subito, quelle incostituzionali ci mettono un po’ di più“.

Henry Kissinger ha diretto la politica internazionale degli Stati Uniti da Consigliere per la sicurezza nazionale e poi da segretario di Stato tra il 1969 e il 1977, il periodo più acuto della guerra fredda, quando si stava definendo la correlazione di forze sulla mappa geopolitica del Terzo Mondo. Da un lato, il Dipartimento di Stato nella sua ricerca permanente di egemonia e controllo totale e, dall’altro, i popoli che, con i loro errori e i loro successi, lottavano per la loro libertà. L’Africa, l’America Latina e l’Asia in fiamme e gli Stati Uniti, fedele alleato di tutti i regimi più sinistri e dei loro gruppi oligarchici, piegati a tutti i costi a difendere la totalità del loro potere.

Contrassegnati e bendati, giovani prigionieri nordvietnamiti catturati in Cambogia aspettano di essere trasportati oltre il confine.
Collezione Hulton-Deutsch / Corbis / Gettyimages.ru

L’epoca di Kissinger fu il periodo più crudo della guerra del Vietnam, che, come al solito, fu iniziata con una provocazione pianificata dalla stampa e dalle forze armate statunitensi e che costò, secondo le diverse fonti di informazione, tra i tre e i cinque milioni di vite umane. La maggior parte delle quali civili. È stata la peggiore guerra dalla Seconda Guerra Mondiale, che si è diffusa come un’epidemia nei vicini Laos e Cambogia, dove anche la popolazione contadina è stata irrorata con napalm, sostanze chimiche come l’Agente Arancio o semplicemente massacrata dalle truppe statunitensi.

Bettmann / Gettyimages.ru

Un altro crimine simbolico e famoso in tutto il mondo fu la sconfitta, nel settembre 1973, del governo legittimo e democratico del socialista Salvador Allende in Cile e l’instaurazione della dittatura militare di Augusto Pinochet, con migliaia di assassinati e scomparsi e centinaia di migliaia di imprigionati, torturati ed esiliati. Fu Henry Kissinger a condurre la guerra sporca contro Allende fin dal momento della sua elezione, definendo questa politica con la sua famosa frase: “Non vedo perché dobbiamo aspettare e vedere come un Paese diventa comunista a causa dell’irresponsabilità della sua stessa popolazione“.

I documenti della CIA declassificati negli ultimi decenni superano le peggiori voci e sospetti: gli Stati Uniti hanno investito milioni di dollari e fatto di tutto per destabilizzare il governo Allende, con una guerra mediatica, economica e culturale, per poi dare pieno appoggio alla dittatura di Pinochet.

Un gruppo di guardie del corpo di Allende viene tenuto prigioniero dai carabineros davanti alla Moneda. In seguito furono tutti assassinati.
Horacio Villalobos / Corbis / Gettyimages.ru

I colpi di stato militari in Paesi vicini come Argentina, Uruguay e Bolivia facevano parte della stessa guerra dei governi statunitensi contro qualsiasi tentativo dei popoli latinoamericani di cercare la propria indipendenza. Ogni percorso riformista e rivoluzionario veniva immediatamente dichiarato “pericolo comunista“, cercando la “mano di Mosca” o la “mano dell’Avana“, reprimendo tutto e dando lezioni di orrore a qualsiasi tentativo di lotta organizzata.

Mentre le dittature cilena e argentina gettavano in mare gli oppositori politici da elicotteri e aerei militari, nella regione si realizzava il più grande capolavoro della CIA e dei suoi allievi dei servizi segreti latinoamericani: il Plan Condor. Un accordo consensuale tra le tirannie di Cile, Argentina, Uruguay, Paraguay, Bolivia e Brasile per dare la caccia, assassinare e far sparire rivoluzionari, dissidenti e oppositori politici in tutto il continente, al di là dei confini e delle leggi nazionali. Henry Kissinger è stato la vera mente, molto più dei generali latinoamericani, che si sono limitati a seguire le direttive del loro governo, abituato a giustificare tutto con l’eterna favola della “lotta per la libertà e la democrazia“.

Una donna cerca disperatamente di impedire alla polizia di arrestare un giovane durante una manifestazione antigovernativa a Buenos Aires, negli ultimi giorni della guerra sporca argentina.
Horacio Villalobos / Corbis / Gettyimages.ru

Sui crimini contro l’umanità commessi sotto l’ala di Kissinger e dei suoi scagnozzi nei cinque continenti, si potrebbero sicuramente scrivere libri che sarebbero vincitori garantiti in qualsiasi concorso di letteratura horror. Tra questi ci sarebbero i capitoli sul massacro militare pakistano del 1971 della popolazione del Bangladesh, dove migliaia di persone sono morte per motivi etnici, un genocidio che non è mai stato indagato. L’invasione, il massacro e l’occupazione di Timor Est da parte dell’Indonesia nel 1975. Il sostegno militare, economico e politico ai gruppi armati di estrema destra contro i governi filo-indipendentisti del Mozambico e dell’Angola, il sostegno al regime di apartheid in Sudafrica e alle dittature in Grecia, Portogallo, Spagna, Iran e Arabia Saudita. La politica genocida del governo israeliano contro i palestinesi e, tornando all’America Latina, gli aiuti militari illimitati ai regimi delle banane di Guatemala, El Salvador, Honduras, Nicaragua e Colombia, governati direttamente dalle ambasciate americane e sempre in guerra contro i loro stessi popoli…

Un centro commerciale in Cambogia distrutto da un bombardamento nel 1970.
William Lovelace / Evening Standard / Gettyimages.ru

Come tocco finale al ritratto del festeggiato, possiamo aggiungere che nel 1973, per aver negoziato la fine della guerra in Vietnam, gli fu assegnato il Premio Nobel per la pace. Il premio fu condiviso con il rappresentante del Vietnam del Nord, il leader militare Le Duc Tho. I vietnamiti rifiutarono il premio per dignità, sostenendo che “quell’accordo non aveva posto fine alla guerra“. Kissinger non si recò in Norvegia per ritirare il premio, temendo l’enorme intensità delle proteste popolari che lo attendevano.

Quando qualcuno si dice sorpreso dall'”eccessiva politicizzazione dei premi Nobel o dall'”improvvisa comparsa” del fascismo in Europa e nel mondo, posso assicurare che non c’è nulla di nuovo o di sorprendente in tutto questo. A riprova di ciò, basta fare una piccola ricerca sulla biografia del centenario del nostro festeggiato.

 

Pubblicato in Attualità, Internazionale

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