Per più di cinquant’anni, Fidel è stato il portavoce dei paesi del Terzo Mondo, dei popoli oppressi, dei più sentiti aneliti di giustizia sociale e di rispetto della piena dignità dell’uomo, della lotta contro l’ingiusto ordine economico internazionale, contro le politiche di sfruttamento dei grandi interessi economici e della distruzione dell’ambiente.
Fonte:
Traduzione e adattamento in base al Referendum costituzionale del 24 febbraio 2019: G. Federico Jauch
“Per il Vietnam siamo disposti a dare anche il nostro stesso sangue“. Fidel Castro. Foto: Prensa Latina
Fidel Castro ispiratore e architetto principale della politica estera cubana
INTRODUZIONE
Il 1° gennaio 1959, Cuba aveva relazioni diplomatiche con 50 stati, la maggior parte dei quali in America Latina e in Europa occidentale (43 erano di queste regioni: 19 dell’America Latina, 20 dell’Europa occidentale, più gli Stati Uniti e il Canada).
Nel resto del mondo, Cuba manteneva relazioni diplomatiche solo con altri nove stati: Cina (Taiwan), Arabia Saudita, Egitto, Filippine, Israele, Giappone, Libano, Pakistan e Thailandia.
A partire dal 1° gennaio 1959 comincia a forgiarsi la diplomazia cubana, con Fidel Castro Ruz come principale artefice, che ha dato un contributo imprescindibile nelle decisioni sulle questioni fondamentali, nonostante la sua principale dedizione a promuovere l’opera di trasformazione rivoluzionaria e a difendere il paese dalle aggressioni che affrontava.
Anche il presidente Osvaldo Dorticós Torrado svolse un ruolo molto importante, occupandosi di vari aspetti dell’attuazione di questa politica, così come il comandante Ernesto Che Guevara, che promosse lo sviluppo di nuove relazioni, sia con i paesi socialisti e l’emergente Terzo Mondo, che con i partiti politici e rivoluzionari e le organizzazioni che lottavano per la loro liberazione. Il ministro degli Esteri Raúl Roa García, nominato l’11 giugno 1959, fu a sua volta l’esecutore diretto.
SVILUPPO
In accordo con gli ideali e il programma della Rivoluzione elaborato sotto la guida di Fidel, questa politica portava con sé la rottura di ogni dipendenza dall’estero e riprendeva gli ideali iniziali dei nostri liberatori, delle lotte di José Martí e dei patrioti indipendentisti, e dei rivoluzionari del XX secolo.
Cuba si liberò dalle catene coloniali per diventare uno stato effettivamente libero, indipendente e sovrano (nel gennaio stesso il governo rivoluzionario chiese il ritiro della missione militare che gli Stati Uniti mantenevano nel nostro paese).
Da quel momento la politica estera del Governo Rivoluzionario si basò sui principi, gli interessi e le aspirazioni del popolo cubano, dei popoli sottosviluppati del Terzo Mondo emergente e dei movimenti di liberazione dell’America Latina, dell’Africa e dell’Asia, ai quali si unirono in seguito i principi del movimento operaio e comunista internazionale.
D’altra parte, bisogna tener presente che la traiettoria della politica estera della nazione cubana è condizionata dalla sua posizione nella mappa politica del mondo e dalla natura delle relazioni che derivano da questo fatto, come disse una volta Raúl Roa García, il Cancelliere della Dignità (El Canciller de la Dignidad), come veniva chiamato.
Cuba è un paese con un’economia aperta e le relazioni estere sono strettamente legate alla politica interna e all’ambiente geopolitico. Sono il recinto, lo scudo e la spada della nazione per difendere i suoi principi e le sue posizioni di fronte a pressioni, interferenze e aggressioni esterne. Un profondo senso di sovranità e dignità nazionale è caratteristico dell’etica politica cubana.
Allo stesso modo, la politica estera della Rivoluzione Cubana promossa da Fidel Castro ha le sue radici nella formazione della nostra nazionalità, nelle lotte d’indipendenza del 1868 e del 1895, compreso il periodo della tregua feconda.
Va evidenziato che, sia all’inizio della Guerra d’Indipendenza nel 1868, sia successivamente nella preparazione e nello svolgimento della Guerra del 1895, il Governo della Repubblica in Armi sviluppò un’intensa attività volta ad ottenere il riconoscimento da parte di altri Stati e governi della sua condizione di Stato Belligerante, con cui favoriva la preparazione e la spedizione da quei paesi di combattenti e rifornimenti bellici.
Durante la Repubblica Neocoloniale (1902-1958), bisogna distinguere tra la politica estera ufficiale, totalmente subordinata a quella degli Stati Uniti, tranne in momenti eccezionali, e le idee e le posizioni sostenute dalle forze rivoluzionarie e progressiste, tra cui quelle di Julio Antonio Mella, fondatore del Primo Partito Comunista; Antonio Guiteras e la Giovane Cuba, le organizzazioni studentesche e di sinistra, specialmente la Federazione Studentesca Universitaria, e infine il Movimento 26 Luglio nella sua lotta contro la dittatura di Fulgencio Batista. Importanti pietre miliari in questo senso furono la solidarietà con la lotta di Augusto César Sandino in Nicaragua e nella Repubblica spagnola di fronte all’aggressione fascista, la difesa dei governi progressisti del Guatemala, la lotta del popolo portoricano per la sua indipendenza e con i dominicani contro la dittatura di Rafael Leónidas Trujillo.
Alcune posizioni indipendenti di politica estera assunte dal cosiddetto Governo dei Cento Giorni e dai governi del Partito Rivoluzionario Cubano (autentico) negli anni ’40, nei processi di fondazione delle Nazioni Unite e dell’Organizzazione degli Stati Americani, la Conferenza del Commercio e dell’Occupazione tenuta all’Avana nel 1947, e il loro appoggio al governo di Juan José Arévalo in Guatemala e alle forze in lotta contro i governi dittatoriali nella Repubblica Dominicana e in Venezuela, non sono state ancora analizzati in profondità.
Dal momento in cui entrò all’Università dell’Avana, lo studente Fidel Castro assunse un ruolo importante nei movimenti a sostegno delle cause della lotta contro le tirannie di Rafael Leónidas Trujillo nella Repubblica Dominicana, Somoza in Nicaragua e tutte le dittature del continente, così come a favore dell’indipendenza di Porto Rico. Questo è dimostrato dalla sua partecipazione alla spedizione abortita a Cayo Cofites e agli eventi conosciuti come il Bogotazo durante la preparazione del congresso studentesco continentale.
Accuse iniziali contro la rivoluzione cubana nel 1959
Le prime azioni diplomatiche e politiche degli Stati Uniti furono volte a mettere in dubbio la legittimità della Rivoluzione cubana e del governo rivoluzionario, salito al potere attraverso la ribellione armata del popolo contro la dittatura di Fulgencio Batista (1952-58), che si allontanavano dai precetti del processo elettorale e dai governi stabiliti nel quadro della “democrazia rappresentativa”, in accordo con il sistema e gli interessi statunitensi. Questo, nonostante il fatto che il governo degli Stati Uniti abbia riconosciuto il governo rivoluzionario il 7 gennaio 1959.
La formulazione iniziale fu la richiesta di elezioni immediate e l’opposizione al prolungamento del governo rivoluzionario che rovesciò la tirannia di Batista, il rifiuto della legittimità dei Tribunali Rivoluzionari e delle sentenze emesse da essi contro i criminali di guerra, la denuncia delle “tensioni” e minacce nei Caraibi (usando come pretesto la spedizione dei rivoluzionari dominicani nel giugno 1959 con l’appoggio di Cuba e la partecipazione attiva del governo venezuelano), e le tensioni tra il governo rivoluzionario e la dittatura di Duvallier ad Haiti a causa degli attacchi al nostro personale diplomatico e la spedizione di un piccolo gruppo di 20 combattenti che lasciò il territorio cubano, guidato da un avventuriero di origine algerina, che aveva agito di propria iniziativa in violazione delle leggi cubane.
D’altra parte, a partire dal gennaio 1959, gli Stati Uniti diedero rifugio ai criminali di guerra fuggiti da Cuba dopo il trionfo della Rivoluzione e ai funzionari corrotti della dittatura che portarono con sé ingenti risorse finanziarie rubate al tesoro nazionale (più di 400 milioni di dollari), che furono reclamate dal governo rivoluzionario.
Ebbe inizio anche una catena di attacchi da parte di questi elementi contro i nostri uffici e funzionari diplomatici e consolari negli Stati Uniti, in alcuni paesi dell’America centrale, ad Haiti e nella Repubblica Dominicana. Nel luglio 1959, l’ambasciata cubana nella Repubblica Dominicana fu attaccata e i suoi funzionari aggrediti.
Allo stesso tempo, si stavano organizzando aggressioni e cospirazioni contro Cuba dagli Stati Uniti, dalla Repubblica Dominicana, dal Guatemala e dal Nicaragua (inizialmente la più importante di queste fu la “Rosa Bianca”, guidata da Rafael Díaz Balart seguace di Batista, il generale Eleuterio Pedraza e altri assassini rivendicati da Cuba). Nell’agosto 1959, una cospirazione organizzata dal regime di Trujillo, che inviò persino un aereo per sorvolare la città di Trinidad e far atterrare uomini e armi con l’obiettivo di rovesciare il governo rivoluzionario, fu sconfitta
Il ruolo dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) nella politica statunitense contro Cuba
Secondo Karl von Clausewitz (1780-1831), la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi, a cui Lenin aggiunse:
“Vale a dire, con mezzi violenti. Ogni guerra è inseparabilmente legata al regime politico da cui nasce. La stessa politica che un dato potere, una data classe all’interno di un potere mantiene per un lungo periodo di tempo, prima della guerra, è continuata da quella stessa classe, fatalmente e inevitabilmente, durante la guerra, variando solo le forme di azione”. (Lenin, 1979: 47-98).
Nel caso delle azioni diplomatiche degli Stati Uniti contro Cuba, per mezzo dell’OSA, è chiaro che dalla metà del 1959 gli USA avevano tre obiettivi principali: primo, isolare il governo rivoluzionario attraverso sanzioni collettive e la rottura delle relazioni diplomatiche; secondo, neutralizzare gli effetti del suo esempio di ribellione, indipendenza e rivendicazione delle richieste del popolo lavoratore; e, terzo, cercare un appoggio legale per le sue azioni ed eventuale intervento militare se necessario per rovesciare il governo. Tutto ciò non era altro che la continuazione della politica attraverso la guerra, mediante azioni militari, economiche e diplomatiche simultanee, in questo caso dettate dai suoi interessi di riconquistare il dominio che esercitava su Cuba ed eliminare il suo esempio nel continente e nel mondo.
Nel gennaio 1959, il comandante Fidel Castro, come capo delle trionfanti Forze Armate Ribelli, visitò il Venezuela (per ringraziare la giunta rivoluzionaria che aveva preso il potere dopo la caduta del dittatore Pérez Jiménez) per l’appoggio che gli aveva dato). In seguito visitò gli Stati Uniti, il Brasile, l’Argentina e altri paesi come primo ministro. A Buenos Aires partecipò a una riunione del Comitato dei 21, una commissione dell’Organizzazione degli Stati Americani per la cooperazione economica, in cui propose che gli Stati Uniti concedessero un prestito di 30 miliardi di dollari con fondi pubblici per aiutare lo sviluppo dei paesi latinoamericani. Questa proposta fu ignorata sia dagli Stati Uniti che dai governi della regione.
“Noi stiamo, infine, con tutte le nobili aspirazioni di tutti i popoli. Questa è la nostra posizione. Siamo e saremo sempre con tutto ciò che è giusto: contro il colonialismo, contro lo sfruttamento, contro i monopoli, contro il militarismo, contro la corsa agli armamenti, contro il gioco della guerra. A tutto questo saremo sempre contrari. Questa sarà la nostra posizione.” Dal discorso pronunciato dal comandante in capo Fidel Castro Ruz alla sede delle Nazioni Unite, Stati Uniti, 26 settembre 1960.
PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA POLITICA ESTERA DELLA RIVOLUZIONE CUBANA
Questi principi furono espressi da Fidel Castro in diverse occasioni e in diversi documenti nel periodo pre-rivoluzionario:
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La piena difesa dell’indipendenza e dell’integrità territoriale di Cuba e del diritto sovrano del nostro popolo a decidere il sistema politico, economico e sociale della nazione.
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Il rispetto dell’indipendenza e della sovranità dei popoli e il diritto all’autodeterminazione.
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Condanna di tutte le forme di dominazione coloniale o neocoloniale.
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Aspirazione per una pace dignitosa, vera e valida per tutti gli stati: grandi e piccoli, deboli e potenti.
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Esistenza di relazioni internazionali basate sui principi di uguaglianza dei diritti, autodeterminazione dei popoli, integrità territoriale e indipendenza degli stati.
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Volontà di integrazione e collaborazione con i paesi dell’America Latina e dei Caraibi, la cui identità comune e la necessità storica di avanzare insieme verso l’integrazione economica e politica.
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Ripudio di qualsiasi intervento, diretto o indiretto, negli affari interni o esterni di qualsiasi Stato e quindi dell’aggressione armata, del blocco economico, così come di qualsiasi altra forma di coercizione economica o politica.
Dopo il trionfo della Rivoluzione, questi principi furono esposti e arricchiti da Fidel Castro come parte della risposta alla politica di aggressione portata avanti dal governo statunitense e dai suoi alleati, e furono consolidati nei seguenti documenti:
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- Prima Dichiarazione de la Habana (settembre 1960).
- Seconda Dichiarazione de la Habana (febbraio 1962).
- I Cinque Punti (ottobre 1962): di fronte all’aggressione del governo degli Stati Uniti e alla cosiddetta Crisi d’Ottobre, il comandante in capo Fidel Castro Ruz rese pubblici i Cinque Punti di fronte al tentativo di ispezionare il territorio nazionale e umiliare il popolo cubano:
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- la fine del blocco economico e di tutte le misure di pressione commerciale ed economica esercitate dagli Stati Uniti in tutte le parti del mondo contro il nostro paese.
- cessazione di tutte le attività sovversive, lancio di armi ed esplosivi per via aerea, marittima e terrestre, organizzazione di invasioni mercenarie, infiltrazione di spie e sabotatori, il tutto effettuato dal territorio degli Stati Uniti e di alcuni paesi complici.
- cessazione degli attacchi pirati effettuati dalle basi esistenti negli Stati Uniti e a Porto Rico.
- cessazione di tutte le violazioni del nostro spazio aereo e navale da parte di aerei e navi da guerra statunitensi.
- il ritiro dalla base navale di Guantánamo e la restituzione del territorio occupato dagli USA.
- La Dichiarazione di Santiago de Cuba (26 luglio 1964): nell’ambito dell’azione di politica estera furono messi in pratica una serie di concetti tattici e strategici che possono essere considerati parte dei principi fondamentali della politica estera cubana:
− Di fronte al blocco e alla politica di isolamento, non abbiamo mai interrotto le relazioni diplomatiche e commerciali con governi che, pur avendo una politica contraria a quella di Cuba, non avevano aderito alla politica statunitense. Ci sono stati casi eccezionali come la rottura con il regime di Trujillo nel luglio 1959, con Taiwan nel 1960 per stabilire relazioni con la Repubblica Popolare Cinese, e negli anni ’70 con Israele. Bisogna ricordare che tra i paesi dell’America Latina, solo il Messico ha mantenuto relazioni con Cuba, e c’è stato un periodo in cui Cuba era così isolata che c’erano solo tre voli alla settimana verso il mondo esterno. Fino al 1961, cinque paesi avevano interrotto le relazioni diplomatiche con Cuba e noi le avevamo stabilite con 21. Dal 1961 al 1964, quando l’OSA concordò l’isolamento totale, 15 paesi ruppero le relazioni diplomatiche e si stabilirono con sei di altri continenti. Dagli anni ’70 in poi, questa proporzione è aumentata fino al livello attuale di 190 paesi sui 193 membri dell’ONU.
− In totale, Cuba mantiene relazioni diplomatiche con altri sette paesi o istituzioni oltre a quelli già menzionati. Non ha legami diplomatici solo con due paesi (Israele e Taiwan).
− Ampliare le relazioni con altri paesi e regioni, con partiti politici e organizzazioni sociali e con il movimento di liberazione nazionale anti-coloniale e anti-neocoloniale in America Latina.
Il movimento di solidarietà ha giocato un ruolo molto importante. In particolare, il movimento di solidarietà afro-asiatica e l’Organizzazione di Solidarietà dei Popoli dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina e lo svolgimento della Prima Conferenza di Solidarietà dei Popoli dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina, tenuta all’Avana dal 3 al 10 gennaio 1966. Per la prima volta si sono riuniti i rappresentanti dei movimenti di liberazione e dei governi indipendenti dei tre continenti e rappresentanze dei paesi socialisti.
− Pure si sono rafforzate le nostre relazioni con il Movimento dei Non Allineati, il Gruppo dei 77, e le relazioni con l’Unione Sovietica e altri paesi socialisti. Cuba entra a fare parte del Consiglio di mutua assistenza economica (Comecon / CAME)
− Il rafforzamento della difesa militare della rivoluzione, il cui primo esponente fu la Vittoria di Playa nel 1961, che cambiò definitivamente l’equilibrio di potere nel continente americano e inflisse agli Stati Uniti la sua prima sconfitta, così come l’appoggio internazionalista ai movimenti di liberazione nazionale, prima alle colonie portoghesi in Africa nella loro lotta per l’indipendenza e più tardi nell’appoggio e nella partecipazione alla lotta per la difesa dell’indipendenza e integrità territoriale dell’Angola e la sconfitta dell’Apartheid e dei regimi razzisti in Sudafrica, Namibia e Zimbabwe.
− Sviluppare una politica attiva di solidarietà e cooperazione internazionale, approfittando delle nostre risorse e possibilità, contribuendo in modo efficace a mitigare i problemi di sottosviluppo dei paesi fratelli e creando così un’ampia relazione di prestigio e appoggio alla rivoluzione cubana.
I PRINCIPI DELLA POLITICA ESTERA CUBANA NELLA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA DI CUBA
ARTICOLO 11 – Lo Stato esercita sovranità e giurisdizione:
a) su tutto il territorio nazionale, formato dall’Isola di Cuba, dall’Isola della Gioventù, dalle altre isole e dagli isolotti adiacenti, dalle acque interne e dal mare territoriale nell’estensione che fissa la legge, dallo spazio aereo che li sovrasta e dallo spettro radio;
b) sull’ambiente e sulle risorse naturali del paese;
c) sulle risorse naturali, viventi e non viventi, sugli alvei e sulle acque sovrastanti a questi, e sul sottosuolo marino della zona economica esclusiva della Repubblica, nell’estensione fissata dalla legge, in conformità con il Diritto Internazionale, e
d) sulla piattaforma continentale nell’estensione stabilita dalla legge e in conformità al Diritto Internazionale.
Inoltre, esercita giurisdizione sulla zona contigua in conformità al Diritto Internazionale.
ARTICOLO 12 – La Repubblica di Cuba ripudia e considera illegali e nulli i trattati, concessioni o convenzioni concordati in condizioni di disuguaglianza o che disconoscano o diminuiscano la sua sovranità e la sua integrità territoriale.
ARTICOLO 16 – La Repubblica di Cuba basa le relazioni internazionali sull’esercizio della sua sovranità e dei suoi principi antimperialisti e internazionalisti, in funzione degli interessi del popolo e, di conseguenza:
a) afferma che le relazioni economiche, diplomatiche e politiche con qualsiasi altro Stato non potranno mai essere negoziate sotto aggressione, minaccia o coercizione;
b) rivendica la sua aspirazione a una pace dignitosa, vera e valida per tutti gli Stati, basata sull’indipendenza e sulla sovranità dei popoli e sul loro diritto all’autodeterminazione, espresso nella libertà di scegliere il proprio sistema politico, economico, sociale e culturale, come condizione essenziale per garantire la coesistenza pacifica tra le nazioni;
c) afferma la sua volontà di osservare strettamente i principi e le norme che costituiscono il Diritto Internazionale, in particolare la parità di diritti, l’integrità territoriale, l’indipendenza degli Stati, il non utilizzo né la minaccia dell’uso della forza nelle relazioni internazionali, nella cooperazione internazionale a reciproco ed equo interesse e vantaggio, la composizione pacifica delle controversie sulla base dell’uguaglianza, del rispetto e di altri principi proclamati nella Carta delle Nazioni Unite;
d) riafferma la sua volontà a favore dell’integrazione e della collaborazione con i paesi dell’America Latina e dei Caraibi;
e) promuove l’unità di tutti i paesi del Terzo Mondo e condanna l’imperialismo, il fascismo, il colonialismo, il neo-colonialismo o altre forme di assoggettamento, in qualsiasi delle loro manifestazioni;
f) promuove la protezione e la conservazione dell’ambiente e per affrontare il cambiamento climatico, che minaccia la sopravvivenza della specie umana, sulla base del riconoscimento di responsabilità comuni, ma differenziate; l’istituzione di un ordine economico internazionale giusto ed equo e l’eradicazione di modelli irrazionali di produzione e di consumo;
g) difende e protegge il godimento dei diritti umani e ripudia qualsiasi manifestazione di razzismo o di discriminazione;
h) condanna gli interventi diretti o indiretti negli affari interni o esteri di qualsiasi Stato e, quindi, l’aggressione armata, qualsiasi forma di coercizione economica o politica, i blocchi unilaterali che violano il Diritto Internazionale, o altro tipo di ingerenza e di minaccia all’integrità degli Stati;
i) respinge la violazione del diritto inalienabile e sovrano di ogni Stato a regolare l’uso e i vantaggi delle telecomunicazioni nel loro territorio, in conformità alle prassi internazionali e alle convenzioni internazionali di cui Cuba è parte;
j) definisce un crimine internazionale l’aggressione e la guerra di conquista, riconosce la legittimità delle lotte per la liberazione nazionale e la resistenza armata all’aggressione, in quanto considera suo dovere internazionalista la solidarietà con l’aggredito e con i popoli che lottano per la loro liberazione e per la loro autodeterminazione;
k) promuove il disarmo generale e completo e respinge l’esistenza, la proliferazione o l’uso di armi nucleari, di sterminio di massa o altre di effetti simili, così come lo sviluppo e l’impiego di nuove armi e di nuove forme per fare la guerra, come la guerra cibernetica, che violano il Diritto Internazionale;
l) ripudia e condanna il terrorismo in qualsiasi delle sue forme e manifestazioni, in particolare il terrorismo di Stato;
m) conferma il proprio impegno per la costruzione di una società dell’informazione e della conoscenza incentrata sulla persona, inclusiva e orientata allo sviluppo sostenibile, in cui tutti possano creare, consultare, utilizzare e condividere l’informazione e la conoscenza nel miglioramento della loro qualità di vita; e difende la cooperazione di tutti gli Stati e della democratizzazione del cyberspazio, così come condanna il suo utilizzo e quello dello spettro radio per finalità contrarie a quanto detto, compresa la sovversione e la destabilizzazione di nazioni sovrane;
n) basa le sue relazioni con i paesi che costruiscono il socialismo nell’amicizia fraterna, nella cooperazione e nell’aiuto reciproco;
ñ) mantiene e promuove relazioni di amicizia con i paesi che, avendo un regime politico, sociale ed economico diverso, rispettano la sua sovranità, osservano le norme di convivenza tra gli Stati e adottano un atteggiamento reciproco con il nostro paese, in conformità con i principi del Diritto Internazionale, e
o) promuove il multilateralismo e la multipolarità nelle relazioni internazionali, quali alternative alla dominazione e all’egemonismo politico, finanziario e militare o qualsiasi altra manifestazione che minaccia la pace, l’indipendenza e la sovranità dei popoli.
CONCLUSIONI
Senza dubbio, il principale architetto della politica estera della Rivoluzione Cubana è stato il Comandante Fidel Castro e l’autore della sua dottrina, così come delle strategie e tattiche che Cuba ha seguito, diventando un esempio per i paesi, i movimenti politici e sociali e per il resto dell’umanità.
Si riconosce anche il contributo di Fidel al Diritto Internazionale, non solo nella difesa dei suoi principi, ma anche nel suo arricchimento.
Per più di cinquant’anni, Fidel è stato il portavoce dei paesi del Terzo Mondo, dei popoli oppressi, dei più sentiti appelli alla giustizia sociale e al rispetto della piena dignità dell’uomo, della lotta contro l’ingiusto ordine economico internazionale, contro le politiche di sfruttamento dei grandi interessi economici con la conseguente distruzione dell’ambiente.
REFERENZE BIBLIOGRAFICHE
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