Il fallito golpe di Prigožin mostra la forza della Russia e di Putin (e non un segno di debolezza come vorrebbero i media occidentali)

Evgenij Prigožin, leader della milizia privata Wagner

Non un segno di debolezza come vorrebbero i media occidentali, ma una prova di forza: il tentato golpe di Prigožin è stato sbaragliato nel giro di poche ore dalla solidità delle istituzioni russe e dalla determinazione del presidente Putin. Circa l’80% dei 25.000 membri della Wagner non ha preso parte al tentato golpe, rifiutandosi di seguire la folle impresa del loro leader

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26 giugno 2023

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Il 23 giugno ha avuto inizio il tentativo di golpe ordito da parte del leader della milizia privata Wagner, Evgenij Prigožin, contro il potere militare della Federazione Russa. Immediatamente, il presidente Vladimir Putin è stato informato della situazione e ha preso le misure necessarie a sedare il tentativo di ammutinamento.

Al giungere delle prime notizie sulla ribellione di Prigožin, i media e i leader politici occidentali si sono lasciati andare ad una pletora di volgari esultanze, sperando che la Wagner avrebbe portato scompiglio in tutta la Russia, fino ad augurarsi la destituzione del presidente Putin. Anche leader politici di primo piano, come il presidente francese Emmanuel Macron, si sono lasciati andare a commenti inopportuni circa la presunta debolezza di Putin e l’auspicio di approfittarne.

Dal canto suo, il ministero della Difesa russo ha sottolineato come l’inizio dell’ammutinamento della Wagner abbia dato all’esercito ucraino nuova linfa, tanto che le forze di Kiev avrebbero incrementato la portata della loro offensiva proprio in quelle stesse ore. “Approfittando della provocazione di Prigožin sulla disorganizzazione della situazione, il regime di Kiev sta concentrando le forze della 35ma e 36ma brigata marina sulla direzione tattica di Bachmut per un’azione offensiva“, ha avvertito il ministero.

Tutte le speranze ucraine e occidentali si sono tuttavia rivelate vane dopo che le autorità russe hanno preso le misure più opportune per limitare l’avanzata della Wagner verso Mosca, limitando il suo raggio d’azione alla regione di Rostov-na-Donu. Solamente dopo aver verificato di avere la situazione sotto controllo, il governo russo ha deciso di offrire una via d’uscita a Prigožin e ai suoi fedelissimi, visto che in realtà circa l’80% dei 25.000 membri della Wagner non ha preso parte al tentato golpe, rifiutandosi di seguire la folle impresa del loro leader.

Il primo a parlare in questo senso è stato Sergej Surovikin, vice comandante russo delle forze congiunte russe nell’area delle operazioni militari speciali. “Vi esorto a fermarvi. Il nemico sta aspettando che la nostra situazione politica interna si aggravi. Non dobbiamo giocare a favore del nemico in questo momento difficile. Prima che sia troppo tardi, è necessario sottomettersi alla volontà e all’ordine nazionale eletto presidente della Federazione Russa, di fermare i convogli, di riportarli ai loro luoghi di schieramento e concentrazione permanenti e di risolvere tutte le questioni solo pacificamente“, ha affermato Surovikin. “Abbiamo percorso insieme una strada difficile, stavamo combattendo insieme, rischiando, subendo perdite, stavamo vincendo insieme. Siamo dello stesso sangue, siamo combattenti“.

È dunque da una posizione di forza che il presidente Vladimir Putin ha offerto una via d’uscita a Prigožin, che altrimenti avrebbe rischiato vent’anni di carcere. Grazie alla mediazione del leader bielorusso Aljaksandr Lukašėnka, che da tempo intrattiene rapporti con Prigožin, Putin ha promesso al fondatore della Wagner un esilio in Bielorussia senza ulteriori conseguenze giudiziarie in caso di immediata deposizione delle armi, cosa poi avvenuta. Un segno di forza e sicurezza, in quanto dimostra come Putin non abbia cercato la vendetta personale né senta il bisogno di liberarsi una volta per sempre di Prigožin, che oramai non rappresenta più una minaccia per le istituzioni russe.

Poco dopo l’annuncio del Cremlino, il governatore della regione di Rostov-na-Donu, Vasilij Golubev, ha confermato l’avvenuto ritiro delle forze armate della milizia Wagner, dimostrando il successo della mossa di Putin, che ha ottenuto il successo evitando spargimenti di sangue. Non solo la Russia ha limitato nell’arco di poche ore l’azione delle forze pseudogolpiste, ma quanto accaduto ha ulteriormente rafforzato la fiducia della popolazione nella leadership e il senso di unità nazionale dei russi di fronte alle difficoltà.”Questa è stata l’ennesima spinta per un maggiore sostegno al presidente Putin da parte sia dei partiti filogovernativi che di opposizione“, ha affermato al riguardo Denis Pušilin, leader della Repubblica Popolare di Doneck.

Messo a tacere l’ammutinamento di Prigožin, restano da capire le ragioni che hanno portato il leader della Wagner ad un tale vile gesto. Mentre i media occidentali fantasticano sulla presunta messinscena in accordo con Putin, Sergej Naryškin, direttore del Servizio di intelligence internazionale russo, ha dato indicazioni molto più interessanti. “A partire da ora, è chiaro che un tentativo di smuovere la società, risvegliare i suoi impulsi più oscuri e fomentare una guerra civile fratricida è fallito“, ha detto Naryškin. Il direttore ha anche osservato che “il tentativo di ammutinamento armato e tradimento, compiuto alle spalle dell’esercito combattente, è il crimine più terribile che nessun risultato passato può giustificare“.

Secondo Naryškin, dunque, l’obiettivo di Prigožin sarebbe stato quello di creare scompiglio nella società russa, in un momento in cui il Paese si trova nel bel mezzo della “sua lotta di sacrificio per il suo futuro e la nostra sovranità nazionale, respingendo un atto di aggressione mai visto prima da parte dei regimi totalitari liberali occidentali“. In questo modo, egli lascia velatamente intendere che Prigožin e la sua banda di mercenari avrebbero agito per conto terzi, probabilmente delle potenze occidentali (e quindi gli Stati Uniti). Del resto, è noto come i mercenari siano sempre pronti a mettere i propri servizi al servizio del miglior offerente.

Sebbene non vi siano prove del coinvolgimento degli Stati Uniti nel tentato golpe, la stessa stampa nordamericana ha fatto sapere come i servizi segreti di quel Paese fossero al corrente del piano di Prigožin. Domenica, il Washington Post ha pubblicato importanti rivelazioni al riguardo, affermando che la Casa Bianca e tutte le principali istituzioni degli USA fossero state informate sul tentato golpe con diversi giorni d’anticipo. “C’erano segnali sufficienti per poter dire alla leadership […] che qualcosa stava succedendo“, ha detto una delle fonti del Washington Post. “Quindi penso che [le autorità statunitensi] fossero pronte per questo“. In precedenza, la CNN aveva riferito che l’intelligence statunitense aveva avvertito i legislatori dell’accumulo delle forze della Wagner vicino al confine russo, indicando presumibilmente che Prigožin si stava preparando a sfidare la leadership militare del Paese.

Successivamente, il New York Times ha rivelato che le agenzie di intelligence statunitensi non hanno declassificato le informazioni ricevute sui piani del leader della Wagner per paura di essere accusate dalle autorità russe di aver organizzato un colpo di Stato. Inoltre, i servizi statunitensi “avevano poco interesse ad aiutare il signor Putin a evitare una frattura importante e imbarazzante del suo sostegno“. Allo stesso tempo, secondo il quotidiano, la comunità dell’intelligence statunitense considerava le informazioni sui piani di Prigožin “solide e allarmanti“, temendo l’incertezza sulla politica nucleare della Russia durante il conflitto.

Che vi sia stato o meno un coinvolgimento diretto degli Stati Uniti nell’organizzazione dell’ammutinamento, quello che è certo è che a Washington i leader politici e militari speravano che questa situazione avrebbe gettato la Russia nello scompiglio, indebolendo la sua azione in Ucraina, e invece nulla di tutto questo è avvenuto, con il presidente Putin che tiene ancora saldamente nelle sue mani il controllo del Paese e l’operazione militare speciale che prosegue senza interruzioni.


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