Vi riproponiamo un articolo (dell’aprile 2023) di Rosa Miriam Elizalde, giornalista cubana, Prima vicepresidente dell’UPEC e vicepresidente della FELAP, che descrive il quotidiana a Cuba sotto assedio a causa del blocco e della guerra totale contro l’Isola ribelle portata avanti cinicamente Stati Uniti d’America
di Rosa Miriam Elizalde
Fonte:
Traduzione: G. Federico Jauch
23 dicembre 2023
L'ambasciata USA all'Avana, fucina di una guerra silenziosa, che è stata per troppo tempo sfondo e habitat, e da cui nessuno è risparmiato.
Quello che si vede dalla finestra del mio appartamento all’Avana non assomiglia alle immagini che la guerra è solita lasciare dietro di sé. Qui non si lanciano missili, non ci sono soldati mimetizzati, non ci sono armi. Non passano nemmeno carri armati. La guerra non si manifesta con la conta dei cadaveri e delle autobombe, ma con lo stress della vita quotidiana: la fila per la benzina si estende per diversi chilometri e il negozio di alimentari all’angolo è chiuso perché non c’è benzina per portare il cibo. Ci sono persone che aspettano da ore per un po’ di pane, che viene dato loro dalla libreta che regola i prodotti regolamentati. Le medicine scarseggiano. L’ascensore del mio palazzo è ancora rotto e il meccanico che lo ripara non arriva perché i trasporti pubblici sono infernali. I blackout vanno e vengono.
Cuba, la vita quotidiana prosegue nonostante il blocco
Come sempre, a mezzogiorno il sole brucia i marciapiedi e le strade sono piene di persone che proseguono la loro vita. Un venditore di gelati e pedala. I bambini si divertono nel parco e altri giocano a palla tra le rovine di un vecchio magazzino. Il mare, sulla linea dell’orizzonte. Non sembra una zona di guerra, anche se la guerra è la normalità di questo Paese; una guerra silenziosa, che è stata per troppo tempo sfondo e habitat, e da cui nessuno è risparmiato.
Cuba sotto bloqueo da oltre 60 anni. Non sembra una zona di guerra, anche se la guerra è la normalità di questo Paese; una guerra silenziosa, che è stata per troppo tempo sfondo e habitat, e da cui nessuno è risparmiato.
Una settimana fa (aprile 2023, ndt), nella prima sessione della nuova legislatura dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare (Parlamento) che lo ha rieletto presidente, Miguel Díaz-Canel ha dato la colpa all’aggravarsi del blocco, alla crisi globale e alle nostre incapacità per la complicata situazione che Cuba sta vivendo. Tuttavia, continuo a pensare, con la città ai miei piedi, che la cosa peggiore dello stress quotidiano è l’abitudine. Non ci accorgiamo nemmeno più degli effetti cumulativi di più di 60 anni di politiche economiche pensate per asfissiarci e venderci come rimedio la transizione assistita dagli Stati Uniti.
I cubani vivono in condizioni di svantaggio – non c’è altro modo – ma il rovescio della medaglia è peggiore. Jacob Hornberger, uomo d’affari e politico che spesso si candida senza successo come indipendente alla presidenza degli Stati Uniti, ritiene che la perdurante crudeltà di Washington nei confronti degli altri Paesi abbia causato danni irreparabili al popolo americano.
Le coscienze degli americani sono state abbrutite…. Molti possono facilmente riconoscere, affrontare e contrastare il male che si suppone derivi da regimi stranieri, ma trovano molto difficile, se non impossibile, identificare, affrontare e contrastare il male all’interno del proprio Paese, sostiene Hornberger nel suo libro An Encounter with Evil: The Abraham Zapruder Story, pubblicato meno di un anno fa. L’autore affronta la biografia dell’uomo che ha filmato l’assassinio di John F. Kennedy il 22 novembre 1963 e a un certo punto si sofferma sull’anomalia di lungo corso del blocco avviato da questo presidente democratico.
In un ambiente di crudeltà normalizzata, sostiene l’autore, è quasi impossibile che un movimento di resistenza come quello della Rosa Bianca, il gruppo di studenti universitari cristiani della Germania nazista che si ribellò al proprio governo al culmine dei crimini del fascismo durante la Seconda Guerra Mondiale, possa emergere negli Stati Uniti.
Il silenzio di oltre sei decenni contro il male dell’embargo statunitense è un esempio perfetto di questo fenomeno. Tutti condanniamo il terrorismo perché si basa sull’attacco a persone innocenti come mezzo per raggiungere un obiettivo politico. Ma è proprio questo che fa l’embargo contro Cuba. Perché così tanti americani riescono a vedere il male del terrorismo, ma non quello dell’embargo, si chiede Hornberger.
l terrorismo di Stato ha un sapere articolato, prepara metodicamente i suoi compiti, definisce la natura strategica dei suoi obiettivi, come sa bene chi ha vissuto il nazismo o ha subito le dittature latinoamericane.
Forse la risposta non è così difficile. Il blocco segue regole molto rigide, che rispondono a un alto grado di organizzazione sociale e includono il silenziamento del crimine, quando non riesce a giustificarlo. Il terrorismo di Stato ha un sapere articolato, prepara metodicamente i suoi compiti, definisce la natura strategica dei suoi obiettivi, come sa bene chi ha vissuto il nazismo o ha subito le dittature latinoamericane. Le vittime, coloro che vanno e vengono in una città sottoposta a una guerra senza fine, non pianificano mai nulla se non di vivere e sopravvivere.
E ciò che rimane, dopo tutto, è puro buon senso: sconfiggere il blocco senza aspettare che venga revocato, come ha detto Díaz-Canel in Parlamento.
VIDEO: “¡Vencer el bloqueo sin esperar que lo levanten!”: Miguel Díaz-Canel
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