“Per ogni giornalista ucciso a Gaza, altre migliaia useranno i loro nobili strumenti di lavoro come armi per denunciare i crimini di Israele“, ha scritto il Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba e Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, in X
Il Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba e Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, ha espresso il suo rifiuto per l’assassinio di quasi venti giornalisti commesso dall’esercito israeliano nei territori palestinesi dal 7 ottobre scorso.
Nella sua denuncia attraverso il social network X, il presidente ha assicurato che, per ogni giornalista ucciso a Gaza, altre migliaia useranno i loro nobili strumenti di lavoro come armi per denunciare i crimini di Israele.
Por cada periodista asesinado en #Gaza, otros miles usarán sus nobles instrumentos de trabajo como armas para denunciar los crímenes de #Israel y la complicidad de los #EstadosUnidos, que con su vergonzoso veto está prolongando el #GenocidioEnGaza.#FreePalestine pic.twitter.com/IPUboc3KPI
— Miguel Díaz-Canel Bermúdez (@DiazCanelB) December 17, 2023
Allo stesso tempo, Díaz-Canel ha affermato che i giornalisti in quel teatro di guerra continueranno a denunciare la complicità del governo statunitense, che con il suo vergognoso veto nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sta prolungando il genocidio a Gaza.
Secondo i rapporti delle organizzazioni non governative, in soli due mesi, almeno 17 giornalisti sono stati massacrati nella Striscia a causa del bombardamento sistematico della popolazione civile palestinese.
Dall’escalation del conflitto del 7 ottobre, i media e le organizzazioni umanitarie hanno contato più di 20.000 palestinesi uccisi dalle incursioni sioniste, tra cui circa 6.000 bambini.
Articoli correlati su www.cuba-si.ch/it:
Giornalisti cubani: “Palestina, alziamo la voce per fermare il crimine”.
Aleida Guevara, un abbraccio da Cuba ai martiri di Al Mayadeen (+VIDEO)
Cuba non è tra gli indifferenti (+ FOTO e VIDEO)
Videomessaggio da Gaza di un medico palestinese laureato a Cuba
