Il “Festival Internacional del Nuevo Cine Latinoamericano” e le idee di Fidel

Fidel, con Santiago Álvarez e Alfredo Guevara. Foto: Archivio Granma

«(…) questo movimento del nuovo cinema rappresenta una grande battaglia, di enorme importanza non solo per la nostra identità, ma per la nostra liberazione, per la nostra indipendenza, per la nostra sopravvivenza». Fidel Castro

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Traduzione e aggiunte: GFJ
19 dicembre 2023


Al termine della 44ª edizione del Festival Internazionale del Nuovo Cinema Latinoamericano (8-17 dicembre 2023), dopo aver apprezzato il clamoroso successo nella qualità delle opere e l’appoggio del pubblico cubano, molti di noi hanno pensato a Fidel, che tanto sosteneva che la dimensione culturale di questo e di altri eventi dovesse tendere alla configurazione di un pensiero critico della nostra America, anticoloniale, libera, dignitosa e sovrana. Il promotore e ispiratore della nascita della Fondazione Nuovo Cinema Latinoamericano ha sostenuto l’emancipazione dall’emergere (e dall’inevitabile visualizzazione) di una settima arte radicata e identitaria, contro la marea della narrazione egemonica e del suo discorso di legittimazione dei valori occidentali.

«[…] è molto doloroso […] che l’80% dei nostri bambini sa chi è Superman, o qualsiasi altro personaggio dei fumetti che ci mandano in massa, e non sa chi sono stati gli eroi che hanno reso possibile l’indipendenza della loro patria!» Fidel Castro

Nel misurare il peso di questi festival, dobbiamo tornare sempre a lui, pietra filosofale nella gestazione, nello sviluppo, nei risultati, sì; ma anche visionario nel discernimento della portata di un’idea che va ben oltre l’evento, per affermarsi come storia e percorso, fatto e risultato, a favore della difesa delle nostre immagini e del nostro immaginario.

«[…]se non sopravviviamo culturalmente, non sopravvivremo né economicamente né politicamente». Fidel Castro

Molto si potrebbe analizzare sull’azione dicembrina, una festa di tutto il popolo (come lui voleva), riattivata, energizzata quest’anno con vibrazioni positive che generano uno spirito di fiducia nella sua continuità e nel suo rafforzamento, ma qualsiasi tentativo di ermeneutica non può prescindere da Fidel, promotore ed esegeta. E, in questo senso, il suo discorso di chiusura del VII Festival, pronunciato 38 anni fa, va ricordato e riletto, ma con totale attualità:

«E dove viene prodotta la maggior parte di ciò che vediamo, di cui siamo testimoni, di cui beneficiamo o cerchiamo di beneficiare? Non è prodotto nei nostri Paesi, non si produce in America Latina. Non solo gli aerei che dobbiamo comprare per viaggiare sugli oceani o su lunghe distanze, non solo i computer, non solo l’infinità di attrezzature, beni e prodotti industriali che spesso sono oggetti di lusso di queste società di consumo, ma il nostro cinema, la nostra televisione, la nostra cultura, o la nostra falsa cultura, la stiamo importando! Per questo è molto doloroso, quando alcuni sociologi hanno fatto ricerche su ciò che i giovani sanno, o su ciò che sanno i bambini in America Latina, e hanno scoperto il fatto orribile che il 70% o l’80% dei bambini sa chi è Superman, o qualsiasi altro personaggio dei fumetti che ci mandano in massa, e non sa chi sono stati gli eroi che hanno reso possibile l’indipendenza della loro patria!».
A suo avviso, «questa guerra contro la mente è persino peggiore della guerra contro i virus e i batteri veri e propri; è più umiliante, più degradante, più insopportabile, più difficile da sradicare. In questo senso, il Nuovo Cinema Latinoamericano offre materiali di tipo diverso, di qualità diversa alla comunità internazionale“.
E ancora: «[…] questo movimento del nuovo cinema è una grande battaglia, di enorme importanza non solo per la nostra identità, ma anche per la nostra liberazione, per la nostra indipendenza, per la nostra sopravvivenza. Perché se non sopravviviamo culturalmente, non sopravvivremo né economicamente né politicamente».


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