Rivoluzione cubana, ieri e oggi

Qual è il carburante che tiene in vita la Rivoluzione cubana, sessant’anni dopo il suo trionfo? In che modo la sua aura emancipatrice continua a diffondersi nel mondo, chiamando a raccolta coloro che sognano di costruire un ordine mondiale più giusto?

Di  Alejandra Brito Blanco
Fonte:
28 luglio 2022
Traduzione e aggiunte: GFJ

Resta ancora molto da fare. La rivoluzione è un processo dialettico. Cambiano le generazioni e i contesti, ma l’essenza rimane intatta. Ognuno dei precetti enunciati da Fidel nel suo storico discorso del 1° maggio 2000 in Plaza de la Revolución rimane immutato:

“Rivoluzione è il senso del momento storico; è cambiare tutto ciò che deve essere cambiato; è uguaglianza e libertà piene; è essere trattato e trattare gli altri come esseri umani; è emancipare noi stessi e con i nostri propri sforzi; è sfidare potenti forze dominanti dentro e fuori l’ambito sociale e nazionale; è difendere i valori in cui si crede al prezzo di qualsiasi sacrificio; è modestia, disinteresse, altruismo, solidarietà ed eroismo; è lottare con audacia, intelligenza ed eroismo; è non mentire mai né violare principi etici; è la convinzione profonda che non esiste forza al mondo capace di schiacciare la forza della verità e delle idee.
Rivoluzione è unità, è indipendenza, è lottare per i nostri sogni di giustizia per Cuba e per il mondo, che è la base del nostro patriottismo, del nostro socialismo e del nostro internazionalismo.”


Rivoluzione oggi significa trasformare, difendere la sovranità di Cuba in tutti i campi, dall’industria, all’agricoltura, alla produzione, ma anche dalla società. Il presidente cubano Miguel Díaz-Canel Bermúdez ha invitato il 26 luglio a creare un Paese migliore per noi stessi. “La storia ci dà forza, ci ispira, ci guida e ci incoraggia“, ha aggiunto davanti all’oceano di popolo di Cienfuegos. L’eco dell’appello del Comandante in capo a “emanciparci da soli e con i nostri sforzi” sembra risuonare ancora una volta.


Il discorso della Rivoluzione ha segnato una linea nel tempo. Fidel, Raúl e Díaz-Canel sono tutti portatori della stessa ideologia emancipatrice di rispetto per la dignità umana, desiderio di giustizia e resistenza. L’attuale Primo Segretario del Partito Comunista di Cuba, in un approccio al significato dell’ideale libertario delle Antille, ha sottolineato alcuni termini essenziali. È “democrazia e partecipazione popolare, umanesimo, volontà di trasformazione, creatività, innovazione, impegno, ideali e passione rivoluzionaria“, ha affermato.

Le parole non si perdono nell’aria, né vengono gettate nel vuoto. Brillano nella continuità della linea storica, da Céspedes a oggi, nella costruzione permanente del sistema sociale più giusto che il mondo abbia mai conosciuto.

Cosa significa oggi la Rivoluzione, ci si potrebbe chiedere a questo punto? Queste umili pagine non basterebbero a coprire una così grande opera sociale. Potremmo dire, forse, che è la volontà di lottare per un sogno, la certezza di avvicinarsi ad esso tra le onde tumultuose di un mare spietato e crudele che insiste a trascinarci negli abissi. Hanno provato di tutto per affondarci, ma la nave continua la sua rotta, spinta dal braccio di tutti i cubani per bene, fedeli all’impegno di costruire un mondo migliore.

La perfezione sarà sempre una chimera. Avremo quanto possiamo costruire con le nostre mani. Cuba non è sola, ma il futuro è nella nostra capacità endogena di resistere e svilupparci. Abbiamo il privilegio, la libertà e il dovere di sapere che siamo responsabili del nostro destino. “Spetta alla nostra generazione prendere d’assalto la fortezza dell’inefficienza economica, della burocrazia, dell’insensibilità e dell’odio. Sui suoi resti costruiremo la prosperità possibile“, ha detto Díaz-Canel, e non ci sono parole più precise. L’obiettivo è chiaro, ma sta a noi lavorare sulla strada. Mettiamoci al lavoro.


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