Quando Democrazia fa rima con Tirannia

Mi chiedo se c’è ancora qualcuno che pensa davvero che la procedura elettorale ogni pochi anni, con la partecipazione volontaria o forzata di cittadini i cui pensieri e sentimenti sono completamente controllati dagli schermi televisivi e da internet, possa essere chiamata “democrazia”.

di Oleg Yasinsky (*)
Traduzione: GFJ
4 dicembre 2023

Democrazia: quella dolce tirannia

La democrazia senza etica, senza istruzione e cultura o libero accesso a diverse fonti di informazione è come nuotare in una piscina senza acqua. O, come qualcuno potrebbe giustamente correggere, è acqua ma senza mare o piscina.

All’interno del pacchetto di regolari “votazioni democratiche” per diverse sfumature della stessa cosa, viene imposta al mondo la più spietata tirannia della volgarità e dell’idiozia.

Non è corretto definire il sistema attualmente imposto dall’Occidente “anti-umano”. In realtà, il sistema è indifferente alle persone, l’essere umano semplicemente non è presente nella sua scala di valori. È il loro lavoro quotidiano, come quello del personale di laboratorio, essi non provano alcun odio per i topi bianchi o i moscerini della frutta, come potrebbero supporre gli elementi più avanzati e indignati della materia sperimentale. Il loro obiettivo è completamente diverso.

Mi chiedo se c’è ancora qualcuno che pensa davvero che questa procedura elettorale ogni pochi anni, con la partecipazione volontaria o forzata di cittadini i cui pensieri e sentimenti sono completamente controllati dagli schermi televisivi e da internet, possa essere chiamata “democrazia”.

Per imporci la sua agenda, il sistema ha studiato a fondo la nostra psicologia, i meccanismi delle nostre reazioni e, attraverso numerosi esperimenti socio-politici, ci sta riuscendo con grande successo. L’unica possibilità di affrontarlo è studiare i principi di funzionamento della macchina del sistema e preparare attacchi simultanei e inaspettati alle parti più vulnerabili del suo meccanismo.

L’essere umano sarà sempre più complesso di qualsiasi macchina ed è qui che abbiamo sicuramente delle possibilità.

Un mio amico ebreo credente dà alcune eccellenti definizioni: «Molte persone immaginano ingenuamente burattinai malvagi che siedono in club massonici o su isole private per pedofili e tirano i fili giusti con astuzia satanica. È molto più semplice, ma molto peggio. Credendo solo nel potere del denaro, i neoliberisti hanno creato o portato il diavolo in questo mondo. Se nel XVIII secolo lo scozzese Adam Smith parlava della mano del mercato, che può essere considerata una sorta di mente collettiva, come un formicaio o uno sciame di api, oggi non è solo una mano, ma anche un cervello che si è diffuso in tutto il mondo “civilizzato”, e molti tentacoli visibili o invisibili.

A parte i personaggi di vecchio stampo come l’antipaticissimo Soros, che credono di poter manipolare personalmente tutto con il denaro, i burattinai spesso non si rendono conto che essi stessi non lo fanno più di propria volontà, ma si lasciano solo guidare dai tentacoli di questa stessa piovra globale. Le classiche teorie del complotto come “I Protocolli degli Anziani di Sion” sono deliranti non tanto perché predicano la xenofobia, anche se questo è vero, ma perché il complotto è totale, quasi tutti vi partecipano, seduti felicemente nelle loro gabbie, ridendo di coloro che sono rimasti nelle loro trappole, mentre loro stessi creano le gabbie e le trappole, e vi cadono volentieri secondo un’altra versione del “corretto pensiero critico”, proposto dalla piovra.

In questo senso, la “democrazia” neoliberale è davvero “democratica”. È impossibile differenziare nella classe dai manipolatori e persino la dicotomia classica tra borghesi e proletari è piuttosto sfocata. Si tratta di una sorprendente perversione dell’idea di democrazia come autogoverno, perché il popolo non è soggetto in essa, e persino la piovra è soggetto solo in un senso satanico ultraterreno. La mano di Adam Smith può essere spezzata, ma non può essere stretta. La piovra deve essere distrutta, ma non c’è soggetto in essa, è un anti-soggetto, un divoratore di soggetti».

Partecipare alla democrazia non significa difendere interessi personali o aziendali, ma scegliere ciò che riteniamo eticamente giusto

Il coronamento della società dei consumi è un individualista collettivo, volgare e demagogico, abituato ad affermare il proprio diritto alla comodità e al piacere, qui e ora, a qualsiasi prezzo, e con zero capacità di riflessione, autocritica e tanto meno di empatia. Ah, empatia sì, ma solo come occasione per convalidare i loro discorsi ottusi e manipolatori. Una civiltà sostenuta da questo tipo di “quadri” è di per sé una malattia autoimmune dell’umanità.

E visto che ora va tanto di moda citare Orwell, spieghiamo un po’ meglio la logica dei media dell'”Oceania” dei nostri tempi e la sua neolingua:

La “comunità internazionale” è il governo degli Stati Uniti d’America.

I “Paesi civilizzati” sono i Paesi subordinati alla “comunità internazionale”.

La “stampa indipendente” è il mezzo di comunicazione che lavora per conto dei partiti e delle corporazioni, che oggi sono la stessa cosa.

La “democrazia” è la pentola a pressione del potere con un meccanismo per lo sfogo del vapore.

La “lotta alla corruzione”, l’esercizio di tirar fuori i capelli dalla palude, pubblico e autocompiaciuto.

Il “cibo biologico”, il nuovo marchio alla moda con un valore aggiunto in più, per credenti asserviti.

La “guerra di civiltà”, il via libera ai barbari dell’alta tecnologia.

La “modernizzazione”, il trucco del cadavere a spese dei parenti in lutto.

Il progresso”, il dado nelle mani del prestigiatore.

La “società civile”, la plebaglia urbana addestrata con bastone e carota, portata facilmente in piazza dai “leader dell’opinione pubblica”.

I “leader dell’opinione pubblica” sono i giocattoli gonfiabili per adulti insoddisfatti, che emettono suoni che eccitano le masse.

E così via… E poiché tutto ciò che segue è completamente osceno, per ora ci fermiamo qui.

Dovremmo imparare a smettere di essere complici di ciò che non è nostro, di ciò che non ci rappresenta

Se volessimo sforzare la memoria e tornare al significato originario della parola “democrazia”, capiremmo che dobbiamo agire in modo diverso. Nessuno può obbligarci a sostenere qualcosa in cui non crediamo. Dovremmo imparare a smettere di essere complici di ciò che non è nostro, di ciò che non ci rappresenta. A comportarci da adulti, cioè ad essere responsabili delle nostre azioni. Smettere di cercare scuse e mettere in pratica la nostra piccola libertà possibile per guidare i nostri atti come cittadini. Gli inevitabili errori di una persona libera sono sempre di qualità e gusto completamente diversi.

Partecipare alla democrazia non significa difendere interessi personali o aziendali, ma scegliere ciò che riteniamo eticamente giusto. Sono cose che raramente riconosciamo, ma che nel profondo sappiamo sempre. Una società più umana può essere solo il risultato della libertà di coscienza collettiva, di persone capaci di rendersi conto che ogni successo personale senza il bene comune non è solo schizofrenico, ma una completa utopia.

All'interno del pacchetto di regolari "votazioni democratiche" per diverse sfumature della stessa cosa, viene imposta al mondo la più spietata tirannia della volgarità e dell'idiozia.

Mi chiedo se c’è ancora qualcuno che pensa davvero che questa procedura elettorale ogni pochi anni, con la partecipazione volontaria o forzata di cittadini i cui pensieri e sentimenti sono completamente controllati dagli schermi televisivi e da internet, possa essere chiamata “democrazia”.

 

(*)Oleg Yasinsky, giornalista ucraino di origine cilena, collaboratore di media indipendenti latinoamericani come Pressenza, Desinformemonos e altri, ricercatore di movimenti indigeni e sociali in America Latina, produttore di documentari politici in Colombia, Bolivia, Messico e Cile, autore di diverse pubblicazioni e traduttore in russo di testi di Eduardo Galeano, Luis Sepúlveda, José Saramago, Subcomandante Marcos e altri.


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Pubblicato in Attualità, Internazionale

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